I più accosteranno il nome di Rick Springfield al mondo del cinema, o della televisione, del quale effettivamente fa parte, ma il cantautore australiano decide di aprire questo 2018 con un disco, e di riscoprire la propria passione per il blues e il country con cui è cresciuto.
“The Snake King”, nuovo capitolo della sua lunga carriera, ci trasporta infatti in un mondo fatto di strade assolate, polverose e semi deserte, tra richiami a Eric Clapton (“Jesus was an Atheist”), B.B. King (“Judas Tree”) gli Eagles (“The Snake King”) e, per certi versi, cantautori quali Jason Aldean (“In the Land of the Blind”) o Jackson Browne (“Blues for the Disillusioned”).
Le 12 tracce suonano versatili e scorrono senza impacci, trasportate da una voce perfettamente adatta al ruolo, da una produzione che rende merito al buon gusto compositivo di Springfield e dal filo conduttore creato dai testi, tendenzialmente malinconici ma permeati anche di un certo senso di liberazione dal passato.
In questo inverno “The Snake King” potrebbe sorprendervi e scaldarvi come una bottiglia di bourbon sorseggiata in qualche prateria americana o nel deserto australiano.