I Therion raggiungono il traguardo del sedicesimo disco in studio e per l’occasione decidono di fare le cose in grande. Forse troppo in grande, dato che il nuovo “Beloved Antichrist” è un triplice album dalla durata di 3 ore, per un totale di 46 brani, o meglio scene, come direbbe il leader del gruppo svedese, Christofer Johnsson, e vede la presenza di 29 cantanti diversi per altrettanti ruoli presenti in questa metal opera. Il risultato finale? Decisamente buono, (ma solo) se si ama il genere e il tipo di proposta.
Cercando di essere sintetici, al contrario di questo disco, potremmo dire che il leviatano sonoro che ci troviamo a recensire musicalmente è un buon lavoro di symphonic metal, in cui i momenti riusciti ( per esempio “The Anthem” che strizza l’occhio al power metal più felice, “The Palace Ball”, atipica nonostante gli usuali cori à la Therion, o il singolo “Temple of New Jerusalem”) si alternano a qualche episodio trascurabile, come “The Solid Black Beyond”.
La prova dei musicisti coinvolti, principalmente dei cantanti/attori, è molto convincente e non registra cedimenti. Certo, dato il minutaggio forse eccessivo, la scelta di un cantato pressoché integralmente impostato potrebbe mettere a dura prova la capacità di resistenza alla lirica da parte dei fan meno abituati. Ciò nonostante, non si può rimanere indifferenti al timbro da basso-baritono che conduce le danze nell’epica e tetra “The Crowning of Splendour” o al lavoro dei cori della decisamente più therioniana “Hail Caesar!”.
Riassumendo, “Beloved Antichrist” racchiude nella sua essenza sia quelli che potrebbero essere ritenuti pregi sia i difetti. L’eccesso è la chiave di lettura di quello che è una sorta di musical metal vagamente ispirato a “Il Racconto dell’Anticristo” di Vladimir Soloviev. Se amate il symphonic metal, apprezzate la pompa e l’horror vacui musicale, fatelo vostro e non verrete delusi. Altrimenti, girate alla larga.