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MAINPAIN – The Empirical Shape Of Pain

Ho sempre apprezzato quelle band che si affidano al caso, il cui unico scopo è suonare la propria musica nel proprio modo; l’attesa per ogni loro platter diventa palpitante, quasi un evento, visto che i tempi intercorsi tra le varie uscite risultano volutamente ampi…allora l’ascolto diventa un piacere, una scoperta sonora che ad ogni ‘viaggio’ regala qualcosa di nuovo.

Purtroppo non sempre l’attesa viene contraccambiata da altrettanta qualità…i MainPain giungono finalmente al secondo capitolo dopo uno stallo discografico di sette anni, passati tra numerosi liveshows, casini con etichette e cambi di line up. La band del duo Raffaello/Valli (unici membri originali) ha scelto di far uscire la nuova creatura solo a calma ritrovata, dopo aver risolto le questioni sopra esposte, concedendosi tutto il tempo per registrare le dieci nuove tracks.  Rispetto al debut del 2007 (“Food For Thoughts”) troviamo una considerevole virata ‘sperimentale’ (concedetemi il termine) nelle strutture e nella costruzione dei brani: sempre un roccioso e guitar oriented heavy metal (made in NWOBHM), di quello che fa spezzare le vertebre, ma in questa sede unito a certe epiche digressioni strumentali che donano un tocco di maestosa personalità al sound. 

E in termini tecnici il quintetto non lascia niente al caso…la produzione è pignola e certosina, soppesata abbondantemente e seguita in ogni minimo dettaglio; i suoni sono freddi e graffianti, capaci di portare in pompa magna le devastanti strutture della sezione ritmica unite alle asce impattanti, mentre mixing e mastering fanno da ago della bilancia per la psiche dell’ascoltatore, cullandolo e massacrandolo in un’alternanza frenetica. Le performance strumentali sono a dir il vero ottime, specie i due nuovi arrivati GianMarco Bonenti e Daniele Tamborini che risultano due piani sopra il resto della band per incisività e arrangiamento…un po’ sottotono invece la prova del comunque valido Ronnie Borgese, in alcuni casi il vero punto debole nella riuscita dei brani.

The Empirical Shape Of Pain” è un disco che segue movimenti sinusoidali…se da un lato troviamo vere gemme come “Cleopatra” e “Wake Up The Sleeping Giant”, che possono fregiarsi il titolo di highlights per impatto e raffinatezza, dall’altro brani come “On The Run” e “Kiss Of Death” risultano prolissi e confusi (specie il secondo)…apprezzabile “The Healer” per impatto e tiro, così come “Blood Arena” (già presente su “Painted”, primo EP del 2000) per caratura dei riffs e dei cori, mentre la conclusiva “Reflex Of Events” appare come il brano meno ‘carico’ di quella energia che la band sa sprigionare.

The Empirical Shape Of Pain” possiede un’anima agrodolce, caratteristica tipica dei dischi più interessanti ma al tempo stesso un’arma a doppio taglio…sicuramente la band esce meglio nelle suites, dove può prendersi il tempo per esternare le proprie idee senza tenere sotto controllo il passare dei minuti. Promossi, dopo numerosi ascolti, ma non convincenti al 100%.

  • 7/10

  • MAINPAIN - The Empirical Shape Of Pain

  • Tracklist
    01. The Arrival 
    02. The Healer 
    03. Blood Arena 
    04. Kiss Of Death 
    05. Cleopatra 
    06. On The Run 
    07. The Spiral 
    08. Wake Up The Sleeping Giant 
    09. Reflex Of Events 
    10. The Empirical Shape Of Pain

  • Lineup
    Ronnie Borgese: Vocals 
    Dave Valli: Guitars, Screaming and Backing Vocals 
    Paolo Raffaello: Guitars and Backing Vocals 
    Daniele Tamborini: Bass
    GianMarco Bonenti: Drums and Backing Vocals