Vi ricordate quando Michael Jordan, all’apice della sua carriera nei Chicago Bulls, decise improvvisamente di cambiare sport e si diede al baseball? Grande campione, grandi sforzi, ma risultati deludenti. La stessa cosa si potrebbe dire riferita a Of Legends, ossia Luis Dubuc che decide di abbandonare le sonorità pop-punk virate in chiave soul dei Secret Handshake che lo hanno reso multimilionario, per sfogare tutto il suo malessere in un album hardcore ultra incazzato. E qua abbiamo il primo errore. La base stessa di HC è la forza che viene dall’unità. Non si può suonare da solo tutto un’album harcore e pensare di essere coerenti con il messaggio che si vuole veicolare. Analizzando nel profondo il disco, mettendo in secondo piano le cose accennate prima, ci si trova davanti a un’album mathcore vorrei-ma-non-posso. Nel senso che gli intenti ci sono ma la struttura dei brani è quanto mai elementare; non basta qualche trucchetto per modificare la struttura delle canzoni che è sempre lineare e quadrata. Si viaggia per la maggior parte dei brani su tempi lenti, che risultano adeguati per trasmettere tutta la sofferenza della voce di Dubuc, ma che risultano spesso tutti uguali e senza molta originalità. Spesso si ha la sgradevole sensazione di trovarsi costantemente nel mezzo di un breakdown, senza che il pezzo parta mai veramente. A volte ci sono accelerazioni in stile grind, ma sono sempre brevissimi incisi, e la velocità a rotta di collo tipica dell’hardcore latita. Anche la traccia posta al centro dell’album che si dilata fino a raggiungere i dieci minuti, risulta un semplice esercizio di stile, note ripetute all’infinito e arpeggi. Il post-harcore è decisamente un altro pianeta. Si è parlato molto dell’amicizia che lega Dubuc e Ben Weinman, chitarrista dei Dillinger Escape Plan, e delle parole di elogio che quest’ultimo ha speso per gli Of Legends. A parte che i gruppi in questione hanno la stessa etichetta, quindi la cosa mi puzza un po’ di promozione gratuita, il buon Weinman avrebbe potuto dare qualche consiglio su come si suoni davvero del mathcore e come si possa incanale la follia creativa in un prodotto originale.
Le cose che fanno arrivare a una risicata sufficenza questo Stranded sono la voce e la produzione. La voce è meravigliosa, costantemente urlata e in grado di esprimere angoscia e sofferenza come poche altre. La produzione è invece molto particolare per il genere, le chitarre sono molto più piene del solito e ricordano un po’ Fear Factory e Meshuggah come impasto sonoro. Un piccolo avvertimento: non fatevi infinocchiare dalla Season of Mist che vi presenta gli Of Legends come un gruppo death metal, non è vero niente! Consiglio questo album a che si volesse avvicinare a certe sonorità hardcore attraverso un approccio non troppo ostico, per gli amanti del genere invece siamo ad anni luce dai vari Converge, Norma Jean e Dead Swan.
OF LEGENDS – Stranded
OF LEGENDS - Stranded
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Tracklist
01 - Introduction: "Let's experiment"
02 - Pure radio cosplay
03 - Summer of all dead soul
04 - Cover the days like a tidal wave
05 - Fail of the empire
06 - The wasteland
07 - Spiral jetty
08 - Weight of the sun
09 - Pure radio cosplay (reprise)
10 - Ebb Away
11 - The fairlight pendant
12 - Know your honor
13 - Rule by being just
14 - The ship impossible
15 - Strange epiphany
16 - Racing and hunting
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Lineup
Conrad Keely - voce, chitarra, batteria, tastiere
Jason Reece - voce, chiatarra, batteria
Autry Fulbright - basso, voce
Aaron Ford - batteria
- GenereProgressive Rock
- Anno2011
- Casa discograficaSuperball Music
- Websitehttp://www.myspace.com/trailofdead