Loading

ANNIHILATOR – Jeff Waters

PREMESSA:


Parlare con Jeff Waters è come sedersi al bar con un amico che non si vede da tempo…rilassato, schietto e autoironico, non lesina sul raccontare fatti privati per spiegare la propria visione della vita. Visibilmente stanco da questo tour de force di interviste, il chitarrista/mastermind degli Annihilator mette in risalto le caratteristiche del nuovissimo “Feast” ed analizza la sua carriera con puntiglio positivo, tanto da confermare quanto creda nella sua creatura…a voi le sue considerazioni:


 


Ciao Jeff…prima di tutto, come stai?


Ciao a tutti…ebbene si, sono vivo (RIDE); nonostante il massacro del tour promozionale posso dire di sentirmi bene e di essere qui a sorseggiare un buon caffè. Oggi Milano, domani Parigi…tutto sta procedendo dignitosamente!


 


Partiamo subito con “Feast”…ti va di presentarcelo?


Certo!! E’ la prima volta che intercorre un periodo di tre anni tra un disco e un altro, decisamente inusuale per gli Annihilator…”Feast” è il quattordicesimo lavoro in studio della band ed è uscito fuori in poco tempo. Tra “Annihilator” e questa nuova release ho passato molto tempo in giro per il mondo a fare clinics per Epiphone e Gibson, partecipato a eventi come il NAMM o il Musikmesse, registrato e prodotto dischi di altre band, fatto diversi tour con la band e partecipato a numerose jam sessions, senza scrivere una singola nota per il disco; una cosa molto strana per il sottoscritto, star nel mondo della musica senza scrivere niente per due anni e mezzo…alla fine sia l’etichetta che la nostra booking agency hanno comunicato a me a Dave (Padden, voce e chitarra degli Annihilator) che era giunta l’ora per un nuovo disco. L’aver vissuto tanta musica senza obblighi ha portato a preparare l’intero album in modo rilassato e senza sprechi di energie, il che è positivo indubbiamente.


 


In che modo procedi per creare nuove songs?


Il metodo è rimasto invariato sin dai giorni delle mitiche demotape, a metà anni 80…mi chiudo nel mio studio e ascolto un sacco di musica, dagli Ac/Dc ai Kiss, dai Pantera agli Slayer; poi programmo un drumbeat in loop e inizio a jammarci sopra con la chitarra; trovo un riff, mi piace e lo registro. Poi cambio loop di batteria e ripeto il procedimento…in un paio d’ore, quindici o venti riffs escono fuori. Faccio questo due o tre volte alla settimana, per un paio di mesi e alla fine, quando viene richiesto un nuovo disco, mi richiudo in studio e inizio a fare copia/incolla delle idee che ho registrato e ascolto cosa esce. Divido tutto in ‘cartelle’ (RIDE): strofe, solo, chorus etc…capisco dalla tua espressione che è un modo un po’ strano di procedere, ma io lo trovo ottimale. Alla fine, mi ritrovo con tutte le songs pronte in poco tempo e, visto che i titoli provvisori sono “Song 1”, “Song2” e così via, inizio a pensare di cosa parlare nel testo ispirandomi alla musica. Per esempio la canzone n° 4 (RIDE), “No Surrender”, ha un inizio alla Red Hot Chili Peppers mentre il resto è molto in stile Pantera, inizialmente si chiamava “Chili Panth”, per ricordarmi quale fosse (RIDE)…Infine, dopo aver terminato le strutture, chiamo Dave e lo faccio venire a Ottawa per terminare la stesura delle lyrics e, ovviamente, per registrare le voci. Per cui, oltre alla tecnologia che ovviamente è cambiata, l’unica differenza che “Feast” ha con il passato è che è stato creato senza fretta e potendo inserire tutte le idee che volevo.


 


“Annihilator”, il vostro disco precedente, aveva mostrato un ritorno alla verve ‘thrashy’, mentre con “Feast” si potrebbe sembra strizziate l’occhio maggiormente alla melodia…qual è il tuo punto di vista?


Approvo pienamente…”Annihilator” aveva un sacco di canzoni pesanti e cattive, non c’era spazio per innesti melodici e per ballads come in “Feast”. Tecnicamente, anche la produzione e il mastering hanno seguito vie diverse: nel 2010 l’intento era quello di tagliare tutte le dinamiche e rendere il disco potente e distorto, senza troppo tergiversare; oggi invece abbiamo cercato di tenere il sound più ‘old school’, quindi con una maggiore cura alla differenza tra strofa e coro; sono soddisfatto specialmente dei cori, visto la vena melodica che Dave è riuscito a imbastire per renderli più accessibili.


 


Ormai Dave è nella band da un decennio e assieme avete fatto numerosi tour e diverse release discografiche…possiamo dire che finalmente hai trovato il giusto partner per gli Annihilator?


Assolutamente si!!! E finalmente aggiungerei…un tempo gli Annihilator erano fondamentalmente una mia project band: con i pezzi pronti contattavo batterista e cantante, li pagavo, loro venivano e registravano le loro cose mentre io mi occupavo di basso e chitarra. Per il tour stesso discorso, richiedevo le disponibilità e sceglievo con quali musicisti fare il tour. Con Dave, invece, la cosa è cresciuta poco per volta finchè non mi sono reso conto di trovarmi di fianco a un vero compagno di viaggio e non solo a un musicista…abbiamo fatto assieme cinque dischi ed è l’unica persona a cui telefono per avere consigli o per far ascoltare le nuove idee, chiedendogli ovviamente un’opinione. Non ci vediamo spesso al di fuori del tour, perché lui abita dall’altra parte del Canada, e adesso che ci penso forse l’alchimia dipende da questo…registriamo il disco e ci divertiamo, poi passano tre mesi senza vedersi, poi andiamo in tour per qualche settimana e magari stiamo altri sei mesi senza incontrarci. Probabilmente sappiamo goderci quei momenti assieme e questo rende la nostra partnership così duratura (RIDE).


 


Parliamo di tour? State pianificando qualcosa per supportare “Feast”?


Dunque…faremo il mese di luglio impegnati nei festival estivi (l’intervista è stata fatta a giugno), niente Italia, a settembre effettuerò delle clinics in Europa e probabilmente sarò qui a Milano, poi ripartiremo con la prima parte del tour europeo a ottobre, dove toccheremo Olanda, Belgio, Germania e i paesi del nord Europa…Passate il periodo natalizio ci imbarcheremo nel 7000 Tons Of Metal e quindi faremo la seconda trance del tour europeo passando per i paesi mediterranei tra cui, finalmente, l’Italia. Stiamo pianificando un supporting tour per il periodo successivo, ma non ti posso dire con chi, e quindi sarà ancora la volta dei festival estivi…


 


Sei stato ospite del nuovo cd dei Children Of Bodom…com’è stato lavorare con Alexi Laiho e i suoi compagni?


Sinceramente, non ho ‘lavorato’ con loro nel vero senso della parola…Alexi ha suonato un solo su una song  degli Annihilator, nel 2007, quindi in un certo senso gli dovevo una favore. Mi è semplicemente arrivata una mail da lui, intitolata ‘Jeff, mi devi un assolo motherfucker’ e due giorni dopo il loro ingegnere del suono mi ha mandato un mp3 e le informazioni relative al punto dove dovevo suonare…l’ho registrato e due giorni dopo l’ho rispedito. Fine della storiella (RIDE).


 


Durante la tua carriera hai suonato con numerosi musicisti…ti chiederò di uno di questi, Mike Mangini…com’è stato lavorare con lui, dato che “Set The World On Fire” gli ha permesso di ‘entrare’ nel mondo metal?


Wow, Mike…all’inizio è stata una cosa strana, a dir il vero…io avevo preso lezioni di musica quando ero piccolo, dai dieci ai tredici anni, ma per tutto il resto è sempre stato orecchio e cuore; Mike invece aveva sempre e solo studiato musica, tanta tecnica e tanta teoria…lui mi ha insegnato molto del suo mondo e io gli ho insegnato parecchio del mio, questa era l’alchimia che si era creata. E’ un perfezionista, un musicista che ragiona molto con la mente, e non sempre è quello che io cerco…sapevo che appena finito il tour di “Set The World On Fire” qualcuno lo avrebbe notato e lui sarebbe partito, così come sapevo che qualcuno con maggior fama rispetto agli Annihilator gli avrebbe offerto più soldi e se lo sarebbe portato via…quando gli Extreme gli offrirono il posto di Paul Geary sapevo di perdere un enorme batterista, ma onestamente ho tirato un sospiro di sollievo (RIDE). Anche se, a dirla tutta, ciclicamente torna con noi per qualche tempo…ogni cinque o sei anni (RIDE).


 


Nel 2014 si festeggerà un doppio anniversario in casa Annihilator: trent’anni di carriera e venticinque dall’uscita di “Alice In Hell”…stai pianificando qualcosa per celebrare questi avvenimenti?


Assolutamente no…anche la casa discografica mi ha fatto notare questo, ma ho palesato il mio dissenso…il perché? Perché mi fan sentire dannatamente vecchio (RIDE)! Seriamente, credo che non ci siano così tante band nel heavy metal a poter vantare di avere i propri primi quattro dischi come ‘high-selling’ in tutto il mondo, cantati però da quattro vocalist diversi…se vai in paese tutti dicono che il disco migliore è “Alice In Hell”, in un altro che è “Set The World On Fire”, in un altro ancora “King Of The Kill” o “Never Neverland”…mi basta questo per celebrare il tempo che passa, non delle release ulteriori. Infine, in un mondo discografico in cui le vendite colano a picco, gli Annihilator sono in ripresa dal 2007…non siamo una band ‘grande’, come i Megadeth per esempio, eppure da qualche anno a questa parte le nostre release hanno subìto degli incrementi di vendita soddisfacenti…per cui, chi me lo fa fare di imbarcarmi in una celebrazione che magari porterebbe più danno che guadagno? Ho 47 anni, e mi sta bene così.


 


Ultima domanda: nel 2002 tu prendesti parte all’ultimo tour dei Savatage…come andò?


Ho distrutto i Savatage (RIDE)…scherzo…come per la maggior parte dei tour ci si divertì molto, ma la cosa fu alquanto strana…il mio ricordo dei Savatage era ancora legato a Criss Oliva, ma in quel momento mi sono trovato a sostituire Al Pitrelli perché non poteva lasciare gli States per motivi personali. Per me ovviamente fu fantastico, visto che si trattava di suonare nei festival estivi tra cui il Wacken, ma dovermi imparare trenta brani in otto giorni fu una vera sfida…non avevi solo da impare le note, c’erano tre stili diversi di chitarristi da affrontare: Oliva, Skolnick e Pitrelli; tre veri mostri di personalità…le mie abitudini cambiarono per una settimana, non mi feci una singola doccia in quanto preferivo la vasca da bagno così potevo ascoltare le songs e apprenderle. Il tour fu fantastico, ma palesava già nell’aria l’idea che non avrebbero fatto altro…Paul O’Neill li aveva già investiti nella T.S.O.! Posso solo dire che essere sullo stesso stage con Jon Oliva ogni sera, condividere con lui il tour bus e conoscerlo un po’ meglio siano state le maggiori soddisfazioni…


 


Non avete mai pensato di far qualcosa assieme?


No, assolutamente. C’è massimo rispetto e amicizia, ma nessuno dei due ha mai pensato ad un progetto comune. Per ora, ho trovato molto soddisfacente collaborare con Danko Jones, ospite sulla canzone “Wrapped”.


 


Ok, abbiamo finito Jeff…vuoi aggiungere altro?


Saluto tutti i fans degli Annihilator qui in Italia…vi prometto che ci vedremo presto, date un ascolto a “Feast” e non ve ne pentirete!


 


Grazie a te mitico Jeff…Heavyworlds.com ci sarà quando gli Annihilator arriveranno…