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DREAM THEATER – James Labrie

In occasione del Gods Of Metal 2007 abbiamo potuto incontrare, insieme ad altri giornalisti, James Labrie, la voce dei Dream Theater. Ecco il resoconto di una piacevole chiacchierata sul tour bus con il cantante…

Iniziamo con una domanda sul nuovo album, “Systematic Chaos”. Come lo trovi in generale? C’è qualche legame con gli album precedenti?

Beh non è proprio legato agli album precedenti… Comunque è inequivocabilmente un album dei Dream Theater dal punto di vista dello stile e ci sono delle similitudini con gli altri nostri lavori, la nostra identità è evidente. Noi cerchiamo sempre di dare tagli diversi ai nostri album e di intraprendere direzioni differenti, non vogliamo mai creare situazioni musicali identiche. Se cominciassimo a ripeterci non so che senso potrebbe avere andare avanti…
Non mi piace parlare in nome degli altri membri del gruppo, anche se ritengo che in questo caso la loro visione sia vicina alla mia… Riguardo a Systematic Chaos penso che si tratti di uno dei migliori album che abbiamo fatto finora. Man mano che lavoriamo insieme le cose diventano sempre più facili e stiamo diventando quasi telepatici. I rapporti all’interno della band sono sempre e sentiamo di essere arrivati a un ottimo punto nella nostra carriera. Penso che quest’album rifletta un po’ questa concezione. Siamo sicuri della direzione musicale che vogliamo intraprendere e che è ben delineata da questo album. Ripeto, per me è un ottimo album dei Dream Theater.

Voi cambiate stile praticamente a ogni album e questo è uno dei punti di forza secondo alcuni fan, mentre altri lo ritengono un difetto. In particolare c’è una parte degli ascoltatori dei Dream Theater che vorrebbe sempre che i nuovi dischi ripercorressero lo stile dei classici come Images And Words o Awake… Qual è la tua risposta a questi fan?

Beh, fuck yourself! No, scherzo… Beh hai appena nominato l’album Awake, che ora tutti considerano uno dei nostri classici. Mi ricordo che quando è uscito ci sono state un sacco di controversie. Tutti che si lamentavano perché era molto heavy e sicuramente era molto più pesante del precedente Images And Words, sia a livello di suoni, sia a livello di strumenti. Anche vocalmente è molto aggressivo, perché io canto in maniera più stridula. Un sacco di gente affermava che non avrebbe mai potuto amare un album del genere. E invece alla fine è diventato uno degli album più amati e rispettati della nostra discografia.
Riguardo ai cambiamenti che creiamo in ogni album penso che i veri fan dei Dream Theater li amino e li accettino, perché se non cambiassimo diventeremmo noiosi. Quello che forse da più fastidio alla gente è che le chitarre sono molto aggressive e predominanti. Ma se si va oltre e si guarda all’evoluzione della musica attraverso i diversi album si nota che stilisticamente rimaniamo quelli che siamo sempre stati e che abbiamo fatto solo qualche cambiamento. Ci sono le chitarre che sono un po’ più heavy, ma, fatta eccezione per Train of Thought che è volutamente cattivo e pesante dall’inizio alla fine, in ogni album abbiamo sempre cercato un certo dinamismo stilisticamente parlando, inserendo anche parecchie influenze, in modo da mantenerli sempre interessanti per i nostri ascoltatori.


Parlando della scena musicale italiana, nel passato abbiamo avuto delle importanti progressive rock band. Le conoscete? Credi che qualcuna di queste possa aver influenzato in qualche modo la produzione dei Dream Theater a livello di suoni o di approccio alla musica?

No, posso dirti con sicurezza che non abbiamo influenze di questo tipo. Le conosciamo, le ascoltiamo e abbiamo avuto modo di scoprire degli ottimi pezzi, ma non credo che si tratti di qualcosa per cui ci sia venuto in mente di dire “ok, proviamolo anche noi” .
Penso che oramai abbiamo un approccio abbastanza consolidato che utilizziamo per ogni album. Qualche idea può saltare fuori dalle prove, qualche altra dalle nostre discussioni in merito a quello che vogliamo comporre, ma non credo esista una band che abbiamo mai pensato di copiare a livello di approccio. Chiaro, siamo influenzati dalle band che ascoltiamo, ci sono un sacco di gruppi che riteniamo molto validi e qualche richiamo a questi gruppi si sente sicuramente nei nostri album, sia che si tratti dei Rush o dei Muse con i quali tutti ci associano in questo periodo. Ma bisogna andare più in profondità. Tutto quello che ascoltiamo e che proviamo influenza in qualche modo la nostra musica. Anche se alcune parti riportano delle sonorità che vengono definite alla metallica o alla muse, noi non siamo una fotocopia di questi gruppi. Ci possono essere delle somiglianze nello stile, ma è semplicemente il nostro modo di dire che ci piace anche quel tipo di musica e che quello stile fa parte anche di noi. Non saremmo completamente onesti con noi stessi se ignorassimo questi stimoli.

Qual è il significato del titolo del nuovo album, Systematic Chaos?

Beh a essere sinceri, come ho detto in molte interviste, credo che sia un po’ difficile per i nostri fan interpretare questo titolo. Puoi considerarlo in questo modo: il sistema è la musica che ascolti, ma anche il caos è musica e la dicotomia tra i due termini è quello che mette tutto assieme. Ti posso dire questo… La musica che scriviamo rappresenta in un certo senso il caos, ma all’interno di questo guazzabuglio c’è un sistema, una ragione che ci ha portati a determinate scelte. Portandoci su un piano più generale, noi viviamo in un mondo che è governato da un certo sistema, ma che allo stesso tempo è caotico. C’è sempre un tornado che porta scompiglio nell’ambiente. Leggendo i testi si può trovare sia la parola “Systematic” sia la parola “Chaos”.
Con questo titolo non abbiamo voluto puntare verso un’unica direzione che spiegasse il significato dell’album e dei testi. E’ solo un binomio che ci piace e che riteniamo adatto a descrivere questo lavoro.

Una domanda un po’ particolare… Il leader dei Megadeth, Dave Mustaine, ha recentemente rifiutato di esibirsi ad alcuni festival dove nella bill apparivano band che non approvava. Proprio in questo momento si stanno esibendo i Dimmu Borgir che sono un gruppo un po’ controverso. Tu cosa ne pensi di questa scelta?

Ah beh… se Dave crede che sia la cosa giusta da fare allora deve essere coerente e comportarsi così. Rispetto le sue idee, se non se la sente di essere associato a gruppi dei quali non condivide le idee è giusto che non suoni a quei festival. Anche se alla fine non penso che si venga associati alle band che compaiono nella bill. Io probabilmente oggi non incontrerò neanche uno degli altri gruppi che suonano qui ad esempio. Sono qui sul tour bus con voi per le interviste, poi mi preparerò, andrò sul palco e ripartiremo subito dopo.
Personalmente non affronto la questione come Dave. Ogni band ha la sua identità… I Dimmu Borgir fanno quello in cui credono, la loro musica è così… a me non da fastidio. Però se una persona non si sente a suo agio o si sente urtata nella sua sensibilità religiosa allora è giusto che segua le sue idee. Alcuni di noi sono cristiani, ma non è un problema per noi quello che fanno gli altri gruppi.


Torniamo al nuovo album. C’è qualche sopresa nascosta (nuggets, come li chiama Mike) come in Octavarium?

No, credo che in questo album non ce ne siano. L’unica cosa che si ricollega ai precedenti album è la continuazione della saga scritta da Mike relativa al programma dei dodici passi dell’anonima alcoolisti in Repentance. Non ci sono però messaggi nascosti o salti da un album all’altro. Forse qualche collegamento nei testi, ma niente come in Octavarium

Una domanda un po’ provocatoria… Siete una delle più importanti band del momento e oltre a ricevere molti elogi ricevete anche molte critiche. Vi siete mai chiesti quale sia il motivo?

No, lo sappiamo il perché… Non seguiamo le mode e non ci adeguiamo a quelli che sono i trend del momento. E’ proprio la natura della nostra musica, è una proposta che si può o amare e accettare in toto oppure odiare. Siamo sempre stati una band controversa perché il nostro sound è diverso da qualsiasi altra proposta, anche se utilizziamo a volte degli stili che la gente riesce a ricollegare ad altri gruppi.

E’ sempre difficile indovinare le set list che proponete nei vari concerti. Come fate a scegliere i brani?

Beh non lo faccio mai io, è compito esclusivo di Mike. Da quando sono nella band ha sempre deciso lui le scalette. Ha un suo metodo: nel suo computer ha un database di tutte le set list che abbiamo proposto nelle varie città e cerca di estrarre i brani in modo da non ripetersi mai e da rendere il concerto interessante. La prende molto sul serio e con tanto impegno, è incredibile come cerchi di fare il possibile per accontentare gli spettatori.

So che sei stato in Russia per partecipare a un progetto particolare. Puoi dirci qualcosa di più?

Sì, è stato circa un anno fa, sono stato nel sud della Russia per partecipare a questo progetto con l’orchestra, che è essenzialmente basato sui lavori dei tre tenori (NDR: Pavarotti, Domingo e Carreras). Insieme a me c’erano altri due cantanti lirici. Siamo stati lì per una settimana e abbiamo registrato tutte le 21 canzoni, alle quali abbiamo dato un taglio molto particolare. Alcune sembravano quasi pezzi dei Fear Factory! In questo progetto io rappresento il vocalist più rock, mentre gli altri due cantanti, Vladimir e Thomas, sono professionisti dell’opera. E’ un’interazione molto interessante, sia vocalmente sia musicalmente.
La persona che ha creato questo progetto è Igor Marn, che nella vita è uno scienziato. Ha inventato un particolare seme di girasole dal quale si può ricavare un purissimo olio… Così ha molti soldi da investire. E’ un fanatico di musica e dei Dream Theater.
Il produttore di questo progetto mi ha contattato già sei anni e mezzo fa e ho acconsentito subito, a condizione che trovassimo i giusti musicisti. Poi si è trovato in contatto con Igor che aveva in mente di realizzare un progetto con me e così ci ha messi in contatto, abbiamo trovato i due cantanti d’opera (uno russo e uno tedesco) e abbiamo registrato l’album.
In questo momento il disco è pronto, ma non è ancora stato pubblicato perché siamo in trattativa con alcune etichette. E’ solo una questione di tempo, prima o poi uscirà.


Ci puoi dire qualcosa dell’altro tuo progetto solista,” Elements Of Persuasion”?

Io e Matt Guillory ci siamo sentiti recentemente. Praticamente abbiamo già composto tutta la parte musicale, devo solo trovare il tempo di finire le linee vocali e i testi. Poi bisognerà registrarlo e ci saranno Mike Mangini alla batteria, Marco Sfogli dall’Italia alla chitarra e non sono ancora sicuro se questa volta al basso ci sarà Bryan Beller o qualcun altro. Trovo che questo progetto sia molto esaltante, sono contento di come stia venendo la musica. Ora si tratta solo di trovare il tempo di portarlo avanti e per provare durante questo tour.