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Pär Sundström – Sabaton

A volte, le interviste assumono una veste particolare, quasi surreale, così può capitare che l’intervistato, forse inconsapevolmente stanco di rispondere alle solite domande, decida di prendere le redini dell’intervista, a modo suo. Ed è così che, presentandomi al simpatico ma riservato Pär Sundström (bassista della band, nda), i ruoli si sono involontariamente invertiti per qualche minuto:

Pär: allora, ti è piaciuto l’album, cosa ne pensi?

– Sì, ho potuto ascoltarlo solo una volta, ma la prima impressione è decisamente buona. Mi è sembrato più equilibrato di “Heroes”, dove c’erano forse due canzoni che spiccavano su tutto. Qui tutte le canzoni si mantengono sullo stesso, alto, livello…

Sono d’accordo con te! (sorride soddisfatto, nda)

Dopo avermi chiesto pure quali fossero i miei brani preferiti del disco, sono riuscito a cominciare l’intervista vera e propria:

– Prima di parlare del nuovo album, comincerei col vostro concerto a Wacken Open Air 2015, che avete pubblicato in dvd quest’anno; c’era veramente tantissima gente, tu e Joakim sembravate parecchio emozionati…

Sì, è stato molto emozionante; c’era veramente moltissima gente, è stato fantastico fare quello show ed è per questo che abbiamo voluto pubblicare quella registrazione.

– Puoi presentare ai nostri lettori “The Last Stand”? Quali differenze emergono secondo te, tra questo e gli album precedenti?

Normalmente i Sabaton hanno una canzone che emerge dalle altre, qui come dicevi tu è tutto più equilibrato. Solitamente poi abbiamo dei parametri entro i quali muoverci con la composizione dei brani, ma con ogni album spostiamo o tentiamo di spostare i confini di questi parametri un po’ più in là. Quando senti questo album ogni canzone suona nuova.
Quanto ai testi, penso che l’argomento sia assolutamente in linea con lo stile dei Sabaton. The Last Stand rappresenta più la mia idea di eroi: non vi sono descritte persone singole come in Heroes, ma gruppi di persone, gente che ha fatto un grande sacrificio collettivo. Qualche argomento ci è stato suggerito da alcuni fans. Mi è piaciuto scriverlo.


– Quindi possiamo definirlo una sorta di concept?

Sì, assolutamente, questa è l’intera idea dell’album.

– Parlando di differenze musicali, quello che ho notato ascoltando è che ci sono nuovi elementi: Pensando a “Blood of Bannockburn”, ha una intro piuttosto atipica per i Sabaton, ma soprattutto: quello che si sente nell’assolo è un vero hammond?

Haha, sì! All’inizio c’era un hammond al posto delle cornamuse, ma poi mi sono accorto che le cornamuse ci sarebbero state bene, per via del tema della canzone.
Il nostro avvocato di lunga data ha registrato quell’assolo. Lui ha un hammond, e qualche anno fa ci disse: “se un giorno avrete bisogno di un hammond, mi piacerebbe registrarlo!” Lo abbiamo preso in parola e abbiamo portato in sala di registrazione questo strumento molto grande. È stato molto divertente!

– Parlando della titletrack invece, l’ho apprezzata molto, e non solo perchè ha a che fare con qualcosa di vicino alla storia dell’Italia; penso che l’argomento, a prescindere, sia particolare. Come ti è venuto in mente di scrivere una canzone sul sacrificio delle Guardie Svizzere per proteggere il Papa durante il sacco di Roma del 1527?

Ci mancava qualche tema per il disco, e abbiamo cercato in internet famose last stands; avevamo una lista, ma sia io che Joakim pensammo: “forse abbiamo dimenticato qualcosa”. E, navigando, abbiamo trovato questo. Non avevamo mai sentito parlare di questo episodio, ci ha dato la possibilità di parlare di qualcosa di diverso dai nostri soliti temi.


– “The Last Battle”: è una strana battaglia (l’unica in cui soldati della Wehrmacht e Alleati combatterono fianco a fianco); com’è nata l’idea di fare una canzone su una battaglia così particolare?

A casa avevo un libro, mai letto, sull’argomento. Probabilmente me lo regalò un fan. Stavo scrivendo qualcosa, sai, una canzone vagamente anni ’80, con anche la produzione che suona eighties; anche se complicato, volevo trovare un tema particolare che si adattasse a una canzone particolare. Questa è l’unica canzone sulla seconda guerra mondiale in questo album, e si riferisce agli ultimi giorni della guerra, almeno in Europa. Tematicamente, è una traccia che ci porta indietro ai cd vecchi.

– Considerando che avete finito da poco il tour, quando avete trovato il tempo per scrivere e registrare il disco? Quanto tempo vi ha richiesto?

Guarda, è stato piuttosto semplice registrare l’album. Avevamo le idee piuttosto chiare su cosa fare: ci sono volute circa 5 settimane per registrarlo.
Prima di entrare in studio coi Sabaton, solitamente, come in questo caso, ognuno ha già in mente le canzoni che andrà a registrare, e l’unica cosa che manca è qualche testo. La batteria e le chitarre sono state registrate in, credo, 1-2 giorni a strumento. Quello che richiede più tempo è pensare agli assoli e a qualche ulteriore arrangiamento.

– Anche il gruppo sembra più affiatato che mai, considerato il cambio di line up prima delle registrazioni di Heroes…

Il primo cd che abbiamo registrato con la nuova formazione è stato Heroes. Eravamo piuttosto tirati coi tempi. Nel passato Joakim componeva praticamente tutto, al momento avevamo nuovi membri, qualcosa quindi è già cambiato con Heroes. Ora che siamo stati assieme per molto tempo e che ognuno si fida completamente dell’altro, ognuno si è sentito più libero di comporre e proporre agli altri idee, quindi certo, c’è più affiatamento ora che in passato.


– Fra poco inizierete un tour da headliner con gli Accept. Cosa ne pensi, considerato che rientrano tra le vostre influenze?

Penso sia assolutamente meraviglioso avere gli Accept come supporto, sono stato felicissimo quando hanno accettato. Ovviamente il fatto che suoniamo dopo di loro può sembrare strano, ma è una cosa naturale, oggi. Anche per loro questo tour è una grande possibilità, e per noi sarà fantastico andare sul palco subito dopo aver sentito suonare una delle nostre influenze.
Verremo anche in Italia (il 25 gennaio 2017 al Live di Trezzo sull’Adda, nda)

– Ora che siete un gruppo molto famoso e affermato, cosa pensi delle nuove leve nel panorama metal attuale?

Amo ascoltare gruppi nuovi e sapere che abbiamo anche ispirato qualche nuovo disco. Abbiamo portato in tour buoni gruppi quali Battle Beast e Powerwolf. Ora c’è una band molto buona che sta emergendo, si chiamano Twilightforce e sono molto bravi, oltre che grandi nostri amici. Il loro nuovo album è qualcosa di spettacolare, che amo.

– Visto che avete in previsione di pubblicare una “tank edition” dell’album, sapevi che in Germania ci sono dei parchi di divertimento chiamati Panzerfahren, dove si possono guidare dei carri armati?

Ahah, non lo sapevo, mi piace! In passato ho guidato qualche veicolo blindato, ma non ho mai avuto occasione di guidare un vero carro armato. Prima o poi lo farò (ride)

– Bene, l’intervista è al termine. Concludi pure come vuoi.

Non vedo l’ora di vedere quali saranno le reazioni quando uscirà il nuovo album, perchè dopo i due singoli che abbiamo pubblicato, particolari per il nostro stile, molta gente è rimasta piuttosto perplessa, chiedendo cosa stesse succedendo. Sicuramente qualcosa nei Sabaton è cambiato, ma credo che il nuovo album non li deluderà. Sono molto curioso