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GAMMA RAY + RHAPSODY OF FIRE + ELVENKING – Live Club di Trezzo (MI) 01/04/2014

Per chi ha fame di ritmiche serrate, di tanta ‘happiness’ e di cori da perdere l’utilizzo delle corde vocali, questo rappresenta un appuntamento imperdibile. I Gamma Ray capitanati dal mastro supremo Kai Hansen si avvalgono della partecipazione di due act nostrani che a livello di professionalità e idee non sono secondi a nessuno, ovvero Rhapsody Of Fire e Elvenking. Arrivo al Live Club di Trezzo giusto in tempo per vedere salire on stage l’act friulano e per notare come questa data sia (finalmente) riuscita a riempire l’intero locale.

ELVENKING

Alle 20 in punto, puntuali come sempre, i sei componenti degli Elvenking salgono sullo stage. “The Loser” apre le danze del loro brevissimo ma intenso show. I suoni sono pessimi a dir il vero e la voce di Damnagoras è difficilmente percettibile per una buona fetta di concerto. La band è comunque compatta e oltre a regalarci classici come “Runereader” e “The Divided Heart”, propone due nuove chicche dal loro prossimo disco in uscita tra meno di un mese (“Elvenlegions” e “Moonbeam Stone Circle”). A mettere il sigillo sullo show, ci pensa la potente “The Winter Wake” che congeda brillantemente l’act di Sacile. Ottimo inizio, suoni a parte.

RHAPSODY OF FIRE

Venti minuti di cambio palco ed ecco salire on stage i Rhapsody Of Fire. I suoni migliorano rispetto alla performance precedente, anche se non saranno mai ottimali. “Vis Divina” e “Rising From Tragic Flames” aprono in maniera roboante lo show, mostrando una band che migliora di volta in volta. I fratelli
Holzwarth rappresentano una base ritmica perfetta sul quale ricamare tutti gli arrangiamenti che la musica del quintetto richiede. “Land Of Immortals” e “The March Of The Swordmaster” proseguono lo show mostrando un Fabio Lione gigantesco, capace di tenere il pubblico in mano e di esibire a pieno le proprie
evoluzioni vocali. Le sue doti intrattenitive alzano e abbassano il livello dello show, passando dal dedicare una struggente “Lamento Eroico” alla figlia a una serie di considerazioni sulla meritocrazia piuttosto fuori luogo…il set si chiude con l’accoppiata “Holy Thunderforce”/”Dawn Of Victory” che viene osannata dall’audience all’unisono. Non è finita comunque, da artisti scafati eccoli rientrare e concedere ancora una potente “Reign Of Terror” e la hit “Emerald Sword” per chiudere un’ora di grande spettacolo.

GAMMA RAY

Un cambio di set un po’ più lungo permette di calmare i nostri condotti auditivi in attesa della main band. Anche se “Empire Of The Undead” è uscito da pochissimi giorni, i fan attendono con trepidazione l’arrivo on stage del quartetto. Anticipata da “Bad Reputation” di Joan Jett, ecco spegnersi le luci e planare su di noi la
mitica “Welcome” che sfocia nell’opener del nuovo platter “Avalon”, canzone epica e mistica che mette a dura prova le corde vocali di mr. Hansen. “Heaven Can Wait” continua a scaldare il pubblico, seguita dalla nuova (e veloce) “Hellbent” e dalla helloweeniana “I Want Out”, cantata anche dai muri e dalle transenne.
La band è compatta e sorridente come sempre, con il buon Kai un po’ ingrassato ma sempre al top della forma e con il ‘nuovo’ Micheal Ehre che in fatto di potenza non è secondo a nessuno (anche se mr. Dan Zimmermann era altra cosa, ndr). La scaletta alterna brani nuovissimi (ben sei) come “Master Of Confusion” e la titletrack, a momenti più datati (“Tribute To The Past” e “Blood Religion”), passando per un drum solo piuttosto noioso e per una sorprendente “Time For Deliverance”. Il tempo scorre e ci troviamo al cospetto della song conclusiva, un mega-medley di tre vere perle d’autore come “Rebellion In Dreamland”, “Land
Of The Free
” e “Man On A Mission”. Il pubblico li osanna trepidante e ne incita a gran voce il ritorno sullo stage…cosa che avviene dopo tre minuti, nonostante la voce del buon Kai sia arrivata alla frutta. “To The Metal” apre i bis, lasciando l’amaro in bocca (non è annoverabile tra le song meglio riuscite della band), mentre la parola fine la mette, come sempre, la trotterellante “Send Me A Sign” che chiude definitivamente lo show dopo ben cento minuti di grande musica.

Non si può che uscire contenti da questo evento, dove melodia di grande fattura e doppie casse l’han fatta da padroni. Elvenking e Rhapsody Of Fire si confermano tra gli act tricolori più interessanti e precisi, mentre i Gamma Ray sanno incantare come sempre (anche tralasciando un disco seminale come “Somewhere Out
In Space”).

SETLISTS:

GAMMA RAY

Welcome
Avalon
Heaven Can Wait
Hellbent
I Want Out
Tribute to the Past
Time for Deliverance
Pale Rider
Drum & Bass Solo
Blood Religion
Master of Confusion
Empire of the Undead
Rebellion in Dreamland
Land of the Free
Man on a Mission
—-
To the Metal
Send Me a Sign

RHF

Vis Divina
Rising From Tragic Flames
Land of Immortals
The March of the Swordmaster
Unholy Warcry
Dark Wings of Steel
Lamento Eroico
Holy Thunderforce
Dawn of Victory
——
Reign of Terror
Emerald Sword

ELVENKING

The Loser
Runereader
Elvenlegions
The Divided Heart
Moonbeam Stone Circle
The Winter Wake

Per chi ha fame di ritmiche serrate, di tanta ‘happiness’ e di cori da perdere l’utilizzo delle corde vocali,

questo rappresenta un appuntamento imperdibile. I Gamma Ray capitanati dal mastro supremo Kai Hansen

si avvalgono della partecipazione di due act nostrani che a livello di professionalità e idee non sono secondi

a nessuno, ovvero Rhapsody Of Fire e Elvenking. Arrivo al Live Club di Trezzo giusto in tempo per vedere

salire on stage l’act friulano e per notare come questa data sia (finalmente) riuscita a riempire l’intero

locale.

ELVENKING

Alle 20 in punto, puntuali come sempre, i sei componenti degli Elvenking salgono sullo stage. “The

Loser” apre le danze del loro brevissimo ma intenso show. I suoni sono pessimi a dir il vero e la voce di

Damnagoras è difficilmente percettibile per una buona fetta di concerto. La band è comunque compatta

e oltre a regalarci classici come “Runereader” e “The Divided Heart”, propone due nuove chicche dal loro

prossimo disco in uscita tra meno di un mese (“Elvenlegions” e “Moonbeam Stone Circle”). A mettere il

sigillo sullo show, ci pensa la potente “The Winter Wake” che congeda brillantemente l’act di Sacile. Ottimo

inizio, suoni a parte.

RHAPSODY OF FIRE

Venti minuti di cambio palco ed ecco salire on stage i Rhapsody Of Fire. I suoni migliorano rispetto

alla performance precedente, anche se non saranno mai ottimali. “Vis Divina” e “Rising From Tragic

Flames” aprono in maniera roboante lo show, mostrando una band che migliora di volta in volta. I fratelli

Holzwarth rappresentano una base ritmica perfetta sul quale ricamare tutti gli arrangiamenti che la musica

del quintetto richiede. “Land Of Immortals” e “The March Of The Swordmaster” proseguono lo show

mostrando un Fabio Lione gigantesco, capace di tenere il pubblico in mano e di esibire a pieno le proprie

evoluzioni vocali. Le sue doti intrattenitive alzano e abbassano il livello dello show, passando dal dedicare

una struggente “Lamento Eroico” alla figlia a una serie di considerazioni sulla meritocrazia piuttosto

fuori luogo…il set si chiude con l’accoppiata “Holy Thunderforce”/”Dawn Of Victory” che viene osannata

dall’audience all’unisono. Non è finita comunque, da artisti scafati eccoli rientrare e concedere ancora una

potente “Reign Of Terror” e la hit “Emerald Sword” per chiudere un’ora di grande spettacolo.

GAMMA RAY

Un cambio di set un po’ più lungo permette di calmare i nostri condotti auditivi in attesa della main band.

Anche se “Empire Of The Undead” è uscito da pochissimi giorni, i fan attendono con trepidazione l’arrivo on

stage del quartetto. Anticipata da “Bad Reputation” di Joan Jett, ecco spegnersi le luci e planare su di noi la

mitica “Welcome” che sfocia nell’opener del nuovo platter “Avalon”, canzone epica e mistica che mette a

dura prova le corde vocali di mr. Hansen. “Heaven Can Wait” continua a scaldare il pubblico, seguita dalla

nuova (e veloce) “Hellbent” e dalla helloweeniana “I Want Out”, cantata anche dai muri e dalle transenne.

La band è compatta e sorridente come sempre, con il buon Kai un po’ ingrassato ma sempre al top della

forma e con il ‘nuovo’ Micheal Ehre che in fatto di potenza non è secondo a nessuno (anche se mr. Dan

Zimmermann era altra cosa, ndr). La scaletta alterna brani nuovissimi (ben sei) come “Master Of Confusion”

e la titletrack, a momenti più datati (“Tribute To The Past” e “Blood Religion”), passando per un drum solo

piuttosto noioso e per una sorprendente “Time For Deliverance”. Il tempo scorre e ci troviamo al cospetto

della song conclusiva, un mega-medley di tre vere perle d’autore come “Rebellion In Dreamland”, “Land

Of The Free” e “Man On A Mission”. Il pubblico li osanna trepidante e ne incita a gran voce il ritorno sullo

stage…cosa che avviene dopo tre minuti, nonostante la voce del buon Kai sia arrivata alla frutta. “To The

Metal” apre i bis, lasciando l’amaro in bocca (non è annoverabile tra le song meglio riuscite della band),

mentre la parola fine la mette, come sempre, la trotterellante “Send Me A Sign” che chiude definitivamente

lo show dopo ben cento minuti di grande musica.

Non si può che uscire contenti da questo evento, dove melodia di grande fattura e doppie casse l’han fatta

da padroni. Elvenking e Rhapsody Of Fire si confermano tra gli act tricolori più interessanti e precisi, mentre

i Gamma Ray sanno incantare come sempre (anche tralasciando un disco seminale come “Somewhere Out

In Space”).