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Live Report Delain + The Gentle Storm + Amberian Dawn @ Legend (MI)

Un piovigginoso pomeriggio accoglie i fans dei Delain, Gentle Storm e Amberian Dawn al Legend, piccolo club nella periferia milanese.Sono passati più di 3 anni e mezzo dall ‘ultima esibizione da headliner di Westerholt & soci sul suolo italico, il set da supporter a febbraio 2015 con i Sabaton poteva solo essere considerato come un antipastino per i fans vecchi e nuovi del gruppo olandese.

Già dal primo pomeriggio sono tanti i fans in attesa sotto i gazebo fuori dal locale tra una chiacchierata e una foto con i musicisti impegnati nell’allestimento palco e nelle prove. I primi ad entrare alle 18 sono i fans con il VIP Ticket Delain ( cartolina, signin session, foto col gruppo, mini set acustico ndr) e notiamo subito le dimensioni del locale, piccolo e mal congegnato per la musica dal vivo, in passato ho visitato club anche più piccoli di questo ma non mi era mai capitato di dividere i servizi igienici con i musicisti.

AMBERIAN DAWN


Alle 19 si aprono le porte per gli altri fans e già alle 19:30 la minuscola sala è piena. Primi a salire sul palco i finlandesi Amberian Dawn, sulle scene da un decennio tra alti e bassi e innumerevoli ( troppi ndr) cambi di formazione. Il set di 35 minuti, tra vecchi brani e pezzi del nuovo album “Innuendo” , onestissimo CD symphonic-power metal, scivola via piacevolmente, la vocalist Capri Virkkunen dà ottima prova di sè, senz’altro promossi.

THE GENTLE STORM


The Gentle Storm.. personalmente ritengo “The Diary”, genialata orchestrata dal duo Arjen Lucassen-Anneke van Giersbergen, il miglior CD del 2015. Aggiungiamo una line up dal vivo che ha già fatto faville: Marcela Bovio (Stream of Passion) ai cori, insieme ad Anneke; Merel Bechtold (Delain, Purest of Pain) e Ferry Duijsen (Anneke van Giersbergen) alle chitarre, Johan van Stratum (Stream of Passion) al basso, Ed Warbie ( Ayreon e tutti i progetti di Lucassen) alla batteria.
All’ appello alle tastiere manca Joost van den Broek (After Forever, ora produttore discografico ) rimasto a casa, forse un bene, vista l’impossibilità di posizionare due tastiere sul microscopico palco del Legend.

Il set da 45 minuti si apre con “Heart of Amsterdam”, primo singolo e video dell album, a seguire “Brightest Light” ,”The Storm”. Non perfetto il mix tra Anneke e Marcela nei primi minuti, ma l’audio dalla prima fila è stranamente ottimo, i solo di Merel e Ferry sono impeccabili e pochi gruppi europei possono contare su una ritmica Ed + Johan. Il vecchio pubblico dei The Gathering, ma anche quello più giovane dei Delain, apprezza l’intensità e la partecipazione dei musicisti sul palco, in scaletta anche due pezzi da “Mandylion” (in fin dei conti bisogna onorare il 20ennale di questo capolavoro), “Strange Machines”, un’ottima “Eleanor” caricano ulteriormente le prime file. “Witnesses” dal primo periodo post Gatherin,” Agua de Annique” poi “Fallout” (già eseguita da Anneke con Devin Townsend ndr) scatena il delirio e con “Shores of India” si ritorna a The Diary.

DELAIN

Altro rapido cambio palco, qualche minuto per far respirare Merel Bechtold (impegnata in due esibizioni ) e siamo pronti. Da fan dei Delain sin dagli esordi nel 2006 li ho visti suonare in locali prima piccoli poi sempre più grandi, non hanno una produzione di palco “alla Within Temptation o Epica” ma oggi per necessità il palco è minimale, backdrop, batteria e tastiere. E speriamo che chitarristi, bassista e cantante non si pestino troppo i piedi o che nessuno caschi dallo stage.

Essendo l’ultimo tour da headliner europeo a supporto di “The Human Contradiction”, la scaletta è stata ampiamente modificata, seguendo anche le indicazioni dei fans sulla pagina FB della band. Si parte con “Go Away” e “Get the Devil out of Me”, “Army of dolls”.. i tipici pezzi “clapping band “. Entusiasmo alle stelle per Charlotte Wessels, dalla timida ragazzina del 2006 si è passati alla straordinaria belva da palco che interagisce con le prime file adoranti e passa su qualche piccolo problema tecnico al microfono. Ruben pesta ordinatamente alla batteria, Otto attentissimo a dove mette i piedi, per uno abituato a correre da una parte all’altro del palco, oggi l’importante è non cadere tra il pubblico. Merel e Timo si scambiano gli assoli e Martijn Westerholt, il capo banda, oggi è più impegnato a discutere con i tecnici del Legend. L’audio e le luci non sono di suo gradimento.. è pur sempre un Westerholt, maniaci della perfezione.

Scaletta con tanti pezzi degli ultimi due studio album: “Lullaby”, il singolo “Stardust”, “Milk and Honey”, qualcosina da “April Rain” ma sono i pezzi da “Lucidity” il momento migliore della serata: “The Gathering”, “Sleepwalkers Dream” e l’illustre rientro in scaletta di “Silhouette of a Dancer” (mancava dal 2010 ndr).

Dopo la mai presentata in versione live (prima di questo tour) “Don’t Let Go”, b-side di “The Human Contradiction”, ecco arrivare “Turn the Lights Out”, un antipastino del prossimo album in uscita nel 2016, un buon duetto vocale Charlotte-Timo, meno up tempo, meno pop, un pezzo d’atmosfera molto interessante. Dopo 75 minuti ci si avvicina al finale: “Not enough”, superba chiusura dal cd WATO del 2012. Nei bis abbiamo “Mother Machine”, una “Stay Forever” prevista in scaletta ma tagliata su richiesta del locale per esigenze di tempo.

Degna chiusura affidata a “We Are The Others” cantata a squarciagola da tutti con un momento toccante da parte dei fans italiani, a ogni ritornello venivano tirati su dei fogli con scritto “Dank Je Wel” in stile video della canzone e la frontwoman rossa è rimasta profondamente commossa dalla cosa.

Son stati 85 minuti volati via troppo in fretta. Chi scrive è un abituale frequentatore di concerti all’estero, in particolare in Olanda. E’ prassi consolidata a fine show ritrovarsi con i musicisti al banco del merchandise, fare due chiacchiere, foto, bersi un paio di birre e prendere qualcosa dal merchandise dei gruppi. Oggi invece siamo in Italia,a Milano, dove è una brutta e pessima abitudine quella meneghina (non solo del Legend) di far sloggiare il pubblico in fretta e furia 10 minuti dopo la fine dei concerti, primo l’incasso al bar viene penalizzato ma questi gruppi “minori” si autofinanziano in tour con gli incassi del merchandise. All’ngresso alle 18 noto un cartello ” chiusura merchandise 22:30″. Ma come? I Delain dovrebbero finire a 22:50. “Quando vanno al merchandise i Gentle Storm e gli stessi Delain?”. In effetti a fine show l’area merchandise è chiusa, il pubblico aspetta 10 minuti. Si presenta un Anneke, col suo solito sorriso stampato in volto, ma visibilmente contrariata per la situazione. L’ingresso al merchandise viene riaperto per qualche minuto, qualche foto, qualche-pochi-cd venduti e siamo tutti fuori dal Legend.

C’è stata la possibilità di fare qualche foto e autografi con i musicisti impegnati a caricare i bagagli sul tour bus ma un’ottima serata, con dei musicisti che hanno dato il meglio di sè in un contesto problematico, un pubblico caloroso e partecipe, è stata offuscata da alcune scelte molto discutibili.

Milano avrà pure avuto l’Expo ma su queste cose l’Europa è lontano anni luce da Milano. I Delain han confermato che faranno il possibile per tornare a suonare dalle nostre parti quanto prima, non si esclude un festival estivo nel 2016. Speriamo che in futuro possano tornare da headliner, sono un gruppo ancora in ascesa e meritano palcoscenici importanti.

SETLIST

Go Away
Get The Devil Out Of Me
Army Of Dolls
Lullaby
Stardust
Milk And Honey
Here Come The Vultures
April Rain
Sleepwalkers Dream
Don’t Let Go
Turn The Lights Out – nuova canzone
Silhoutte – Tragedy
The Gathering
Not Enough
Mother Machine
We Are The Others