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Wacken Open Air 2011 – Parte 1

Report a cura di Dario Mauri e Bryan Andrea Loforese

Siete mai stati ad una delle tante edizioni del Wacken Open Air, il più grande e importante festival metal del mondo?! Beh, l’esperienza nella vita è da fare se siete dei metalheads pronti a tutto e senza troppa puzza sotto il naso. Si perché in effetti potrei anche evitare di descrivervi il risultato dell’unione di circa 75.000 persone per lo più ubriache e dalla discutibile igiene personale, ma in fin dei conti non è così difficile da immaginare: vi ricordate la discarica dei quel film di Fantozzi? Uniteci le 75.000 persone e l’heavy metal e il gioco è fatto! Vi siete demoralizzati? Allora sappiate che tutto questo è largamente sopportabile, insieme al tempo variabile dall’estremo caldo all’estremo freddo con acquazzoni da foresta pluviale, se si pensa che davanti ai propri occhi si esibiranno band del calibro di Judas Priest, Helloween, Ozzy Osbourne, Children Of Bodom, Motorhead e così via.

Faster, Harder, Louder. Come ogni anno il Wacken Open Air si prefigge di dare qualcosa di più del precedente. E ci riesce in pieno. Giunto oramai alla ventiduesima edizione il festiva metal più importante del mondo arriva, colpisce e se ne va lasciando come sempre un segno nella scena live mondiale. Ogni anno l’organizzaione risulta come sempre impeccabile e, con la quota fissa di 75000 spettatori massimi , cerca di volta in volta di perfezionarsi qua e la a seconda delle esigenze della ‘popolazione’ che invade il piccolo paese con l’arrivo dell’agosto.

Il sold out oramai telefonato dell’evento è stato raggiunto a febbraio senza che neanche un terzo del bill fosse stato annunciato. Si perchè Wacken è diventato di più di un semplice festival, l’atmosfera è ciò che fa da padrona in questi campi a nord della Germania. Il paese, il campeggio al limite della follia, il villaggio vichingo e le stesse persone che vengono ad assistere sono gli ingredienti di un cocktail unico e a mio parere inesportabile in nessun altro evento simile, senza ovviamente tralasciare la sezione musicale che spazia dai Big assoluti come ad esempio Judas Priest e Ozzy a gruppi più improbabili come gli Hayseed Dixie e l’immancabile Mambo Kurt. Ce n’é proprio per tutti i gusti.

Già all’arrivo si capisce che ci si trova immersi in un qualcosa di diverso dal classico festival. Con l’auto si attraversa la via principale di Wacken verso il camping fra le abitazioni con gli abitanti che dalle finestre salutano e sfoderano un gesto delle corna ai passanti, i bambini che vendono muffin e limonata nel proprio giardino invidando gli acquirenti a lasciargli una firma nel cortiletto con il gesso, jam sassion improvvisate con tanto di amplificatori che suonano alle fermate del bus e negozi di elettronica che per tutta la durata del festival si tramutano in botteghe di alcholici e suppellettili per il camping. Guardare le facce stupite degli amici novelli del festival di fronte a questa ‘invasione’ non ha prezzo ma anche per i più veterani ogni anno la cosa fa sempre un certo effetto.

Il campeggio, diviso in settori A-Z, è vastissimo e assicura spazio per tutti e per qualsiasi mezzo. Infatti appena montata la vostra tenda due posti  gonfiato il materassino vi sentirete un po’ impotenti di fronte a quello che vi circonderà. Mezzi stile protezione civile, pullman e camper pittati per l’occasione, tende militari con grill in muratura e persone che si sistemano la loro ‘proprietà’ come meglio credono. Menzione d’onore di quest’anno alla ragazza che con un tagliaerba a benzina si stava facendo il vialetto fuori dalla propria tenda.

Per questo motivo Wacken non è per chi ha il sonno leggero. Qua ogni anno sembra che i teutonici si sfidino a chi ha gli amplificatori più grossi e a qualsiasi ora del giorno e della notte per tutto i campeggio non avrete mai un secondo di calma e silenzio. Fidatevi comunque che all’arrivo notturno in tenda il sonno la fa da padrone e vi ritroverete cullati in un dolce sonno anche in compagnia del brutal più estremo a tutto volume.

Qui tutto funziona alla perfezione, ogni settore dispone di un complesso che comprendono i bagni, le docce, un minimarket e access point wireless (!). In caso di necessità in centro paese è presente il Wacken Info Office che offre qualsiasi tipo di aiuto, dal vendere una maglietta al chiamare per voi un carro attrezzi nel caso la vostra auto si trovi in panne. Cartelli disposti ovunque vi eviteranno di perdervi in questo labirinto (salvo elevato tasso alcholico) e la security è sempre pronta e disponibile in caso di necessità. Quest’anno sono stati aggiunti a parer mio due comodi servizi:

1- il Wacken Post: se non avete molte disponibilità di spazio all’andata o se avete esagerato con i souvenir quali cinture anfibi e armature in acciaio, Wacken mette a disposizione un sistema di spedizione direttamente al festival. E’ comodo pensare che la vostra tenda ed il vostro grill vi sta aspettando all’info office mentre voi siete su un aereo diretto ad Amburgo.

2- L’applicazione smartphone del festival: anche se non proprio perfetta è stata una cosa che ho veramente apprezzato e che spero migliorino con gli anni a venire. Solitamente si affronta Wacken con fogli stampati qua e la con running order e mappa e, avere tutto questo su cellulare (compreso il you are here) non è male. Se confrontato ad altri festival quali il Sonisphere che offriva lo stesso servizio ma al costo di circa 3 euro per l’applicazione la cosa è certamente ben accetta.

Per i fortunati dal mouse rapido anche quest’anno era possibile noleggiare il proprio bagno personale, consegnato direttamente a fianco della tenda.

L’area concerti è davvero immensa, appena entrati ci si trova di fronte i due palchi principali, Black stage e True Metal stage, a fianco il terzo e più piccolo Party stage e quello al chiuso, il WET stage. La security qui non transige, per entrare  a vedere i concerti una batteria di minuziosi addetti al controllo e perquisizione zaini vi attende ad ogni ingresso. Tutti i palchi dispongono di un ottimo impianto audio ed i principali di megaschermi che consentono anche a chi resta nelle retrovie di vedersi lo show.

Immancabili oramai lo storico metal market, se puntate al risparmio evitate di portarvi dietro troppi soldi in quanto rischierete di lasciarci giù un capital fra vestiti, cd, dvd, rarità varie, spade , scudi e corna. A contornare alla perfezione lo spirito del festival c’è il bellissimo Wackinger Village, un villaggio vichingo nel quale trovano il loro spazio artigiani del ferro, rievocazioni di combattimenti medioevali e un’altra infinità di stand culinari e non solo.

SKYLINE

Immancabile oramai l’appuntamento con gli Skyline come apertura del festival. Wacken infatti possiede un forte legame con questo gruppo che ha militato alla prima edizione nel 1990 di fronte a 900 persone. Luogo ed occasione non si cambia ma ora gli spettatori sono 80 mila.

Apertura con Over the Hills and Far Away e Out in the Fields in omaggio del grande Gary Moore. Si susseguono sul palco svariati guest come da tradizione: Doro ripropone le immancabili We are the Metalheads, inno del festival, e All We Are dei Warlock. Chris Boltendahl dei Grave Digger delizia il pubblico con Wacken Will Never Die e Tom Angelripper non interrompe il ‘patriottismo’ del festival con Wacken Auf Nach.

Immancabile ecco entrare il carismatico UDO accolto calorosamente dal pubblico che ci delizia rendendo omaggio agli Accept con I’m a Rebel e Princess of The Dawn.

Piacevole apertura e dimostrazione di quanto sia davvero sentita l’importanza del festival tra i big della scena. Lodevole.

HELLOWEEN


Personalmente attendevo molto questo show dopo il disco a mio avviso di gran valore 7 Sinner. Tuttavia la non è proprio giornata e durante Are You Metal salta la corrente per ben due volte a distanza di pochissimo tempo (cosa rarissima per il festival). Purtroppo la risoluzione dei problemi tecnici non pone fine alle pecche di questo show. Andi Deris non sembra molto in forma e non offre una delle sue prestazioni migliori. Peccato in quanto la scaletta aveva da offrire pezzi di tutto rispetto quali Dr Stein, Keeper of the 7 Keys e l’immancabile I Want Out.

BLIND GUARDIAN


Situazione inversa la ritroviamo con i Blind Guardian, gruppo che negli ultimi anni aveva cominciato a non brillare tantissimo dal vivo. Ma come si sa mai dire mai e una volta calata la sera ecco partire uno degli show migliori di questo Wacken Open Air. Sacred Worlds apre le danze e il pubblico accoglie a piena voce l’entrata del gruppo. Un Hansi in ottima forma ci delizia con una performance di alto livello fra tutti gli elementi della scaletta pregna di classici immancabili quali Nightfall, Time Stand Still, Valhalla e Welcome to Dying. Oltre a questo molte nuove carte sono presenti nel mazzo dei Guardians, pezzi che abbiamo constatato essere di grande impatto in campo live come Tanelorn e l’operistica Wheel of Time. Personalmente quest’ultima farebbe un effetto notevole se accompagnata da un’orchestra, speriamo che in futuro il gruppo prenda in considerazione un simile show come già alcuni hanno fatto a Wacken. The Bard’s Song accompagna lo show verso la sua chiusura creando un momento di grande emozione con il pubblico urlante e migliaia di accendini che ondeggiavano. Chiusura letteralmente col botto fra fiamme e colpi pirotecnici ad accompagnare Mirror Mirror dall’effetto devastante. Scaletta di prim’ordine e carica a mille hanno creato uno degli show migliori di questo Wacken 2011 e personalmente il migliore tra quelli che i Bardi hanno proposto negli ultimi anni, sia a Wacken che in altre sedi. Complimenti.

OZZY OSBOURNE


Se c’è un padre di tutto ciò che è il metal probabilmente questi è Ozzy Osbourne. Punto. Nessuna obiezione e chi ne ha non sarà preso in considerazione. Uno show come il suo è difficile da trovare al giorno d’oggi per mille e più motivazioni. Certo, non ha più la sua bellissima e caratteristica voce che per decadi ha fatto innamorare tutti portandosi fino alla consacrazione a Dio indiscusso, ma questo non importa perché sul palco c’è Ozzy. Dopo i cambi di LineUp che hanno visto addirittura la recente dipartita di Zakk Wylde alla chitarra, ancora qui si sogna con le sue canzoni e i suoi suoni. Ecco si, i suoni di Ozzy non li ha avuti nessuno qui a Wacken, così perfetti e precisi, cristallini e potenti. Il nuovo chitarrista (dal 2009, quindi neanche troppo nuovo) Gus G. è un fenomeno assoluto di capacità e intrattenimento, assoli e ritmiche impeccabili e ricche di groove. Il salto di qualità c’è stato eccome, nonostante l’indiscutibile dote e presenza di Wylde. La setilist regala perle d’inestimabile valore quali “Mr Crowly” o “Bark at the Moon” e a tratti sembra di vedere un video live di un Best Of.. Ozzy Osbourne ma anche l’iniziale e più recente “I Don’t Know” sa regalare subito l’accensione istantanea degli animi. Va precisato che alla seconda canzone, “Suicide Solution” il buon vecchio Ozzy ha la brillante e geniale idea di bagnare tutti i presenti nelle primissime file con un idrante carico d’acqua e sapone, bagnandosi oltremodo anche lui stesso e in maniera del tutto conscia e voluta. Le risate si sono sprecate. Così come quelle esplose ad ogni ripetuto “I CAN’T FU*KING HEAR YOU” successivo ad ogni benedetta canzone. O come quelle inevitabili e di assoluto godimento di quando questo immenso showman si è calato le braghe mostrando in mondovisione e di fronte a centomila paganti le sue chiappe da milioni di dollari. Se ci fossero stati ancora dubbi sulle qualità d’intrattenitore del buon Ozzy eccole sparire in 4 secondi di cronometro! Le sue movenze da ultrasessantenne sul palco lo rendono ormai ridicolo (ovviamente in senso buono) e patetico (sempre senso buono) ma vedere come si diverte alla sua veneranda età è una di quelle cose che nella vita bisogna proprio fare. Tra un ritornello stonato e l’altro vediamo farci omaggio anche di pietre miliari del rock targate Black Sabbath: “War Pigs” quasi subito,  “Rat Salad” in doppietta con “Iron Man” e la chiusura delle danze con “Paranoid” ormai un evergreen da compilation. Citerei infine “Crazy Train” ovviamente e la fantastica “Mama I’m Coming Home” cantata a sprazzi dal pubblico che ha sfoderato anche gli accendini per l’occasione! Idolo incontrastato. Una leggenda d’estrema attualità vuole che Ozzy sia salito sul palco solo pochi minuti dopo essersi rotto 2 denti nel backstage in qualche strano modo. Lasciamo il beneficio del dubbio e ringraziamo questo fantastico nonnetto per quello che è, quello che ci ha dato e probabilmente per tutto quello che ha nelle vene!

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