Loading

ABORYM – Dirty

Lo scrivo in apertura, tanto per non lasciare adito a dubbi: “Dirty” è un gran disco. Tagliente, acido e sottilmente inquietante. Stavolta gli Aborym hanno scelto di virare su un industrial black molto aggressivo e diretto, a differenza di quello più articolato ed aspro di “Psychogrotesque”. Black tirato e sferragliante ornato da nugoli di synth, tastiere ed effetti elettronici, ecco la formula di “Dirty”. Mettiamoci anche delle chitarre che a tratti fanno venire in mente quelle dei migliori Fear Factory e la bellezza dei synth in pezzi come “Across The Universe”, “Dirty” e “The Factory Of Death” ed il gioco è fatto. Il risultato dell’unione armoniosa di tutti questi elementi è un concentrato di irruenza e cattiveria che garantisce cinquanta minuti di piena soddisfazione. Mi concedo una breve parentesi: è inutile sottolineare come, nel caso degli Aborym, il termine “black” debba esser preso con le pinze. È tutta una questione di sound e di approccio alla composizione, il resto è aria fritta. Perdersi in filippiche sulla purezza di genere riguardo una formazione che nasce come smaccatamente sperimentale è veramente uno spreco di energie intellettuali. Il black c’è e vibra in ogni nota per tutta la durata di “Dirty”, sta a voi saperlo cogliere. Sappiate che, se apprezzate le sonorità meno ortodosse della musica estrema, di sicuro troverete pane per i vostri denti. Questo è un disco pieno di spunti interessanti e brani riusciti che si lascia ascoltare con una facilità quasi insospettabile. Non posso concludere senza ricordare che l’edizione digipack di “Dirty” prevede un secondo disco con un pezzo nuovo, due rifacimenti di vecche canzoni (“Fire Walk With Us” e “Roma Divina Urbs”) e cover di Iron Maiden, Pink Floyd e Nine Inch Nails. L’inedito, “Need For Limited Loss” è una bella legnata con signori riff e giustifica egregiamente la sua presenza, non limitandosi affatto a far numero. Due parole su “Hallowed Be Thy Name”, la cover maideniana: il risultato è abbastanza disorientante, in bilico tra il trash più totale ed una geniale demenzialità. L’ascolto è consigliato, essendo l’interpretazione degli Aborym piuttosto curiosa! Ma quel che da solo giustifica l’acquisto del digipack è la favolosa nuova versione di “Roma Divina Urbs”: al netto di una produzione davvero potente come quella di “Dirty” e della rinnovata magnificenza di synth e chitarre, il pezzo è qualcosa di realmente clamoroso. L’Urbs per antonomasia giunge qui ad un nuovo, inusitato livello di magnificenza. E la parte in italiano è ancora più apocalittica. Per nove minuti son brividi come se piovesse. Tirando le somme, ascoltate pure questo disco senza timore. “Dirty” è un altro tassello nel mosaico delle uscite di qualità di quest’anno.

  • 7,5/10

  • ABORYM - Dirty

  • Tracklist

    Cd 1:

    01. Irreversible Crisis
    02. Across The Universe
    03. Dirty
    04. Bleedthrough
    05. Raped By Daddy
    06. I Don't Know
    07. The Factory Of Death
    08. Helter Skelter Youth
    09. Face The Reptile
    10. The Day The Sun Stopped Shining
    Cd2:
    01. Fire Walk With Us
    02. Roma Divina Urbs
    03. Hallowed Be Thy Name
    04. Comfortably Numb
    05. Hurt
    06. Need For Limited Loss

  • Lineup

    Malfeitor Fabban - Vocals, Bass, Synth

    Paolo Pieri - Guitars, Synth, Programming
    Bard Faust - Drums