Quando si decide di seguire un credo penso sia utile farlo con intelligenza…fin dagli inizi, passando da personaggi come Joan Baez e Bob Dylan, il significato di ‘protesta’ ha assunto sempre caratteristiche forti e intransigenti, equilibrando musica e parole con saggezza e profondità. Tuttavia, solo una minoranza dei casi ha perpetuato questo scopo per tutta la carriera.
Gli Agnostic Front hanno fondato l’intera carriera su un messaggio di protesta proveniente dalla strada…pionieri dell’hardcore più marcio e potente, anche in questo caso ci propinano un muro sonoro cattivo e bastardo, denunciante lo status in cui versa la propria patria nelle lyrics. La formula non si differenzia molto dal passato, caratterizzandosi di chitarre pulsanti, ritmi energici e durate che rimangono ben al di sotto della consuetudine musicale. L’innesto di Craig Silverman non ha scalfito ne modificato nulla sulla ‘resa’, rimanendo un fiero coaudiuvatore del buon Vinnie Stigma.
La Nuclear Blast mette a disposizione della band tutto il meglio per “The American Dream Died”…la produzione è arricchita da suoni gonfi e potenti, estrapolati da un mastering professionale che riversa odio e rabbia. Le performance sono rispettabili, specie del duo Gallo/Mo che non si risparmia, dove solo Roger Miret appare provato dagli anni di dura attività (classe 1955-ndr).
Violenza allo stato brado potrete riscontrarla nella titletrack, in “We Walk The Line” e in “Enough Is Enough”, mentre episodi come “Only In America” e “Never Walk Alone” provano a muoversi su mood meno tesi e nervosi. “A Wise Man” e “Resonable Doubt” colpiscono senza lasciar prigionieri mentre “Old New York”, “No War Fuck You” e “Social Justice” sembrano non riuscire a brillare come il resto del platter.
Gli Agnostic Front eseguono il compitino come da copione, senza infangare il proprio passato e senza lanciarsi in altre sfumature. Sufficienza presa, ma niente di più.