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BAUDA – Euphoria …of flesh, men and the great escape

Ci sono dischi che colpiscono subito e poi cadono nel dimenticatoio perché dotati di poco spessore. Poi ci sono altri dischi che partono in sordina, crescono ascolto dopo ascolto e ti rimangono nel cuore e nel cervello. I Bauda, terzetto cileno che con questa release diventa una band a tutti gli effetti, hanno realizzato un album semplicemente incredibile, che magari parte piano con i primi passaggi nello stereo ma che assume una profondità e una magia che hanno dell’incredibile dopo ogni ascolto. La doverosa avvertenza è che qui di metal ce n’è veramente poco, se non in qualche sfumatura oscura proveniente dal retaggio black metal del frontman Cesar Marquez. Per il resto siamo in ambito prettamente post rock intimista e riflessivo con ampie spruzzate di folk psichedelico. Una noia mortale, penseranno in molti. E invece no. Perchè Euphoria è un album che riesce a fuggire da qualsiasi schema inquadrato, dal songwriting banale e scontato per volare verso cieli inesplorati di creatività e libertà musicale. Niente sembra essere precluso per il trio cileno, che riesce a convogliare emozioni e stati d’animo diversi in ogni brano grazie ad espedienti ed influenze sempre diverse, tanto che a volte anche solo dei semplici cambi di tempo stravolgono completamente il mood. A dover per forza trovare un gruppo che possa assomogliare ai Bauda dovrei per forza citare i Mono, per quel modo simile che hanno le due band di raggiungere un climax e un pathos formidabile. Ma mentre i giapponesi basano il loro crescendo emotivo su una base strumentale e spesso orchestrale, i nostri cileni costruiscono i loro brani sullla classica strumentazione rock e su una splendida voce, in grado di accompagnare l’ascoltatore a volte dolcemente nel viaggio e altre volte attraverso strade più oscure. I Bauda si definiscono soundscapers e trovo che sia un termine decisamente azzeccato. I loro brani sembrano fatti apposta per scatenare visioni, pensieri, fotografie attraverso la musica, che riesce a mantenersi sempre mutevole per tutta l’ora di durata dell’album creando così paesaggi sonori sempre differenti. Basti ascoltare la formidabile “Silhouettes” per rendersi conto di quante cose ci possono essere all’interno di un singolo brano: dopo un inizio molto dolce una certa inquietudine di fondo comincia ad affiorare, soprattutto grazie al contrasto clean vocals/screaming sovrapposte, per poi sfociare in un raggio di sole quando il brano cambia tempo e si apre alla melodia più soave, squarciata però nel finale da un’accelerazione a metà tra il post hardcore e i Tool. Semplicemente incredibile. Per non parlare della successiva “Oceania” decisamente ammantata di atmosfere dark, quasi che il post rock andasse ad abbracciare la cupezza e l’animo nero dei Joy Division, con un crescendo finale infarcito di tastiere che lascia semplicemente senza fiato. Ogni brano di Euphoria è comunque una sorpresa, dai più tranquilli e pacati ai più energici che vengono ottimamente sorretti da un batterista strepitoso e versatile, che non disdegna accelerazioni improvvise e ricorda parecchio il buon Winterhalter degli Alcest. Anche il lavoro di chitarra è semplicemente incantevole (provate a togliervi dalla testa il riff di “Ascension” se ci riuscite), in grado di passare agevolmente da momenti introspettivi ad altri di intensità assoluta, ovviamente ben sorretto da un basso che si muove tra le righe, sornione ma efficace. La produzione poi gratifica tutto il lavoro strumentale: cristallina, chiara e soprattutto splendidamente analogica (almeno questa è la mia impressione), paragonabile quasi all’ultima degli Opeth, anche se con disponibilità economiche ovviamente diverse. Non ho trovato un difetto che sia uno in questo lavoro dei Bauda, se non quello forse di una certa prolissità nei contenuti, ma comunque funzionale al messaggio trasmesso nell’interezza dell’album. A sorpresa forse abbiamo il disco “tranquillo” dell’anno. Scusate se è poco.

  • 9/10

  • BAUDA - Euphoria …of flesh, men and the great escape

  • Tracklist
    1. Ghosts of Phantalassa
    2. Humanimals
    3. Silhouettes
    4. Oceania
    5. The great escape
    6. Ascension
    7. Crepuscolar
    8. ...Mare Nostrum? (el llanto de Quintay)

  • Lineup
    Cesar Marquez. chitarra, voce
    Juan Díaz. basso
    Nicolas Recabarren. batteria