Innanzitutto devo fare pubblica ammenda: non avevo mai sentito parlare di questa band, nonostante la mente pensante dietro il moniker “Deathrow” sia niente meno che Gionata Potenti (che qui usa lo pseudonimo “Thorns”), musicista da sempre ativissimo nella scena black metal nostrana. Con questo “The Eerie Sound Of The Slow Awakening” l’artista toscano giunge al quarto full lenght della sua personale creatura, occupandosi come sempre di tutta la parte strumentale (sia esecutiva che compositiva) e delle vocals.
Il Black Metal proposto dalla one man band è di quello senza fronzoli, ammorbidimenti o sperimentazioni di sorta, devoto totalmente alla scuola scandinava, le cui influenze son peraltro abbastanza palesi. Bisogna sottolineare quanto Thorns abbia gestito con grande intelligenza le proprie risorse e capacità, riuscendo a dare alla luce un prodotto molto ragionato e equilibrato, nonostante sia abbastanza “primitivo”. Questo per dire che anche durante le parti veloci (che sono predominanti) si ha sempre la sensazione che tutto sia perfettamente “al suo posto”, senza che le sfuriate siano solo fini a se stesse, ma bensì parte integrante e imprescindibile di un mosaico più ampio. Manifesto perfetto del modus operandi della one man band tricolore è sicuramente l’opener “The Sentinel”, pezzo nel quale trovano spazio tutti gli elementi cardine del “Deathrow-sound”, prefettamente bilanciati e amalgamati. La produzione e il suono sono tutt’altro che cristallini, ma a ben vedere sono caratteristiche che ci possono tranquillamente stare, visto la scelta di proporre il genere nella sua forma più pura e incontaminata. Questo non vuol dire però che ci troviamo di fronte alla cacofonia di alcune band che usano produzioni scadenti per sempbrare più “true”, visto che in quaeto album tutti gli struimenti e il riffing sono tranquillamente distinguibili.
Detto questo veniamo alle note dolenti. Il quarto full lenght della formazione toscana presenta il medesimo difetto della maggior parte delle Black Metal band che affollano la scena nei giorni nostri: è roba già sentita e risentita. Nonostante i tanti pregi non si può non ammettere che questo è un lavoro che difficilmente si farà ricordare poichè non contiene elementi tali da farlo distinguere tra le miriadi di guppi in circolazione. E, lasciatemelo dire, che questa prevedibilità venga da un musicista così navigato, un po’ mi delude. Il prodotto in se è buono, ma è per chi si accontenta di un Black Metal che ha davvero poco da dire e che non contiene spunti tali da farti drizzare le orecchie. Nonostante sia ben oltre la sufficienza, ai miei occhi pare una grande occasione sprecata. Non me ne voglia il buon Gionata, ma a mio parere poteva fare di più. Parecchio di più.