Nonostante una carriera piuttosto frammentaria, e i nove anni trascorsi dall’uscita dell’ultimo album “Say Hello To Sunshine“, inframmezzati da due live e un omonimo EP, la band americana Finch torna nuovamente nell’oblio del mondo musicale, di cui a più riprese è stata ospite.
“Back To Oblivion“, non a caso, è il titolo della nuova produzione di stampo Screamo-Rock, che avvicina lo stile del gruppo californiano a quello di altri nomi noti, come Good Charlotte, Sum41 e Simple Plan.
Dodici tracce di impostazione catchy, vigorose, energiche, ricche del carattere giovanile e fresco delle feste in spiaggia, di cui portavoci si fanno la titletrack “Back To Oblivion“, ma anche il brano subito seguente “Anywhere But Here“, i cui motivetti difficilmente non resteranno impressi nella mente dell’ascoltatore.
Non mancano tracce più meditative, ma mai prive del carattere forte che da forma alla produzione, come “Murder Me“, “Inferium” e “New Wave“, e brani in cui riff chitarristici e ritmica si appropriano di un ruolo di maggiore spessore, come “Two Guns To The Temple” e “Us Vs. Them“.
Assolutamente da non dimenticare, “Play Dead“, la semi-ballad migliore dell’intera produzione, che richiama non troppo lontanamente i primi periodi di “What Is To Burn“.
Che dire, un album fresco e giovane, non impegnativo, che non trova una pacificazione all’impeto energico con cui le tracce si presentano sin dal primo momento: è la metafora dell’adolescenza, il sentirsi capaci di arrivare ovunque, per poi, praticamente, restare fermi.