Che i Forgotten Tomb fossero una band sopra la media ce ne eravamo accorti un po’ tutti. Ma che riuscissero ad innovare la loro proposta rimanendo a livelli medio alti, questo era tutto da dimostrare. Arrivando da un genere come il depressive black e avendo contribuito (e non poco) alla sua creazione, non era facile per la band piacentina liberarsi da certi clichès tipici di quella scena. Fortunatamente il gruppo di Herr Morbid se ne è fregato altamente e ha proseguito dritto per la sua strada, senza perdere minimamente la sua proverbiale carica di negatività e pessimismo che lo ha sempre contraddistinto.
Come detto in apertura, di black metal nei Forgotten Tomb rimane ben poco, visto che il gruppo già con il precedente lavoro aveva virato verso territori decisamente piu catchy e melodici. “Under Saturn Retrograde” non fa altro che continuare il discorso precedentemente intrapreso, puntando molto su sonorità che in alcuni momenti si rifanno allo sludge e che in più di un occasione vengono contaminate dal rock,che dona al tutto una buona dose di dinamicità. La traccia posta in apertura è forse la migliore dell’intero cd. “Reject Existence” mi ha ricordato molto i Katatonia, soprattutto nel modo di riuscire ad essere orecchiabili e nello stesso tempo tremendamente oscuri e opprimenti, sensazione quest’ultima che mi ha accompagnato durante l’ascolto dell’intero lavoro, che necessita di parecchia attenzione e dedizione per essere assimilato appieno, cosi da poterne cogliere ogni sfumatura.
Se li avete amati continuerete a farlo. Se li avete odiati non smetterete di certo con questo disco. Nonostante non impazzisca per loro devo ammettere che sono una band con due palle cosi, capace di trasformarsi e rinnovarsi senza sputtanarsi e cadere nel banale. E questa è una caratteristica che solo i grandi gruppi possono permettersi di avere. Inutile anche consigliarli a chi appartiene ad un certo genere o meno, la qualità di “Under Saturn Retrograde” non ammette catalogazioni e tutti devono sentirsi in dovere di approfittarne. A voi la scelta,quindi. Io intanto me li riascolto ancora una volta, alla faccia di coloro i quali sostengono che in un genere come il metal il meglio viene sempre dall’estero. Bravi furbi… non sapete cosa vi perdete.
