Quando hai la convinzione nel cuore, niente e nessuno può fermarti…la vera felicità, il vero senso della vita e il modo migliore per ‘ricaricare le batterie’ consiste nell’affrontare ciò che più piace, che rende sereni e che fa scorrere le lancette a velocità vorticosa…non importa l’età o lo status sociale, la passione sa quando affiorare e portare brividi e adrenalina.
John Garcia è un uomo soddisfatto…a poco meno di un anno dall’uscita dell’ottimo “Peace” dei suoi Vista Chino, eccolo arrivare con il primogenito a proprio nome. L’ex Kyuss e padre fondatore del cosidetto ‘desert rock’, mette sul piatto una decina di canzoni composte in totale libertà e registrate coaudiuvandosi di numerosi amici ed ex colleghi. Il songwriting è chiaramente stoner oriented, ma qui e là compaiono le radici folk (americano) e blues che donano un sapore nostalgico a certi episodi.
La produzione grintosa e polverosa ci trasporta in una zona del mondo dove tutto è caldo e silenzioso…la pesantezza del sole si sente nei suoni carichi di sabbia e sete, mentre l’attività di mix e mastering permette all’ascoltatore di non faticare esageratamente per cogliere le sottili sfumature ben nascoste. Le performance sono ispirate e precise, cariche di dinamiche e feeling, in modo da permettere alla voce provante di mr. Garcia di esprimersi in maniera ottimale. Come sempre, le vocals effettate creano un connubio vincente assieme alla distorsione lenta delle chitarre, segno inconfondibile del marchio di fabbrica del singer californiano.
Brani come “My Mind”, “His Bullets Energy” e “The Blvd” sono sferzate stoner senza compromessi, dove le strutture lineari permettono la maggior fruibilità del cantato marcio…”Rolling Stoned”, “5000 Miles” e “All These Walls” si appoggiano maggiormente sulla melodia e su una certa ‘ruffianaggine’ mentre “Flower” e “Saddleback” colpiscono allo stomaco dirette e precise. Il meglio, a parer di chi scrive, esce dalla tenebrosa “Confusion” (solo chitarra distorta e voce) e dalla conclusiva “Her Bullets Energy”, song acustica dove il tono maggiormente interpretativo di John Garcia si unisce al fumoso lavoro del grande Robby Krieger (The Doors).
Un piccolo gioiello, un grande capolavoro…ad oggi, “John Garcia” rimane uno (se non ‘il’) highlights del genere di questo 2014. La ricetta sarà sempre la stessa, ma poco importa di fronte a risultati di questo spessore. Un genio, del resto l’ha (quasi) sempre dimostrato.
