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LOCKED IN – The rebellion

Finalmente! Non immaginate quanto sia difficile per chi, come il sottoscritto, l’hardcore lo sente come argento vivo che scorre nelle vene, vedere il lento declino dell’Italia, un tempo il paese in grado di dettare legge anche oltreoceano e adesso solo con i To Kill e pochissimi altri in grado di ritagliarsi uno spazio nella scena internazionale. Ok, ci sono ancora i Raw Power (RIP Lupus…), sono tornati gli Indigesti, gli Strenght Approach sono carichi come molle, ma le nuove leve dove sono? Tutti inglobati in quel calderone modaiolo di metalcore, deathcore, dubcore, faggotcore? Mi rifiuto di crederci, e infatti per fortuna ci sono forze fresche come questi Locked In a ridare fiducia e speranza a chi non vuole arrendersi ad un mondo fatto di canotte larghe, lobi dilatati oltremisura e breakdown a mitraglia. The rebellion è un album semplicemente devastante, fatto di sincerità, rabbia e passione unite a quella giusta dose di tecnica e di intelligenza. Se il punto di riferimento delle ultime due o tre stagioni per chi cercava un tipo di HC più articolato ed innovativo (detto più semplicemente new school) era diventato l’Inghilterra, grazie a gruppi clamorosi come Dead Swans ed Heart in Hand, i Locked In spostano di nuovo l’ago della bilancia verso il Belpaese. Questo perché The Rebellion guarda sì inevitabilmente verso l”America, anche perché sarebbe assurdo ignorare il grandissimo lavoro della Bridge 9 Records e del suo rooster nella costruzione di un nuovo tipo di hardcore, ma incorpora anche soluzioni decisamente personali frutto di un songwriting decisamente buono. Il quintetto perugino si muove benissimo su velocità sostenute ma ancora meglio con tempi più dilatati (oh, mica troppo che questa non è shoegaze!) che enfatizzano un pathos ed una negatività che sfocia spesso nell’incazzo e nel nichilismo più distruttivo. E d’altronde il titolo dell’album è decisamente azzeccato, dopo che per decenni si è fatto finta che qui da noi andasse tutto bene anche l’uomo comune si è reso conto che siamo arrivati al punto di non ritorno. E allora che sia la ribellione, della natura contro chi l’ha distrutta per decenni, degli animali contro gli allevamenti intensivi che gli tolgono ogni possibilità di una vita, dell’uomo contro chi ogni giorno ci vuole spegnere il cervello e tarparci le ali. E che i Locked In siano la colonna sonora della ribellione ideale di chi vuole opporsi ad un sistema al collasso. Non servono molotov, basta pensare con la propria testa. Ok, discorsi un po’ retorici a parte, questo è un disco assolutamente da avere per chi ama l’hardcore, un album maledettamente vivo, genuino e sincero dall’inizio alla fine. Gli unici difetti, ma è un’opinione assolutamente personale, sono da imputare ad una produzione che un po’ meno patinata avrebbe giovato al suono ed a certi breakdown un po’ prevedibili e “telefonati”. Piccoli difetti che non inficiano la qualità generale di The Rebellion, disco che consiglio assolutamente anche a chi vuole approcciarsi a questo genere, che è sempre stato e sempre sarà qualcosa di più della semplice musica. Blood, sweat and no tears.

  • 8/10

  • LOCKED IN - The rebellion

  • Tracklist
    1. Afterwards
    2. The rebellion
    3. The prophet and the resistance
    4. Assassins
    5. Fogs
    6. The proselyte and the rust
    7. Damanato memoriae
    8. Black diamonds
    9. Ambrosia
    10. The rebellion (Fra N Quentin remix)

  • Lineup
    Daniele. basso
    Gian Marco. batteria
    Marco. voce
    Matteo. chitarra
    Ruggero. chitarra