Tuniche candide in un’affollata acropoli ed un giro nel bianco delle bellezze della Grecia antica: la limpida classicità risplende nelle melodie di “Lacrima Dei“, il terzo album della band ateniese Meden Agan, ma primo con, alla voce, la new entry Maya Kampaki.
Ancora una volta, un sound imponente, decisamente heavy, accompagnato da pesanti riff chitarristici, come dimostrato chiaramente sin dall’opening “Divine Wrath“; non mancano complessi assoli a completare la cornice musicale, e a contrastare le tranquille melodie tastieristiche e l’impostazione vocale operistica.
Elementi tipici del blues vengono a mascherarsi dietro le tristi melodie iniziali dell’unica ballad di questa produzione, “Loss“; combinazioni di voci per “Portal Of Fear“, dove per la prima volta si fanno avanti lo scream maschile, e un brillante coro a richiamare le essenze gotiche, in un contrasto che non troppo lontanamente rimanda a “Nymphetamine” (Cradle Of Filth ndr).
Un eccellente tecnicismo che non si priva di qualche naturale sorpresa progressive e una voce che nella sua liricità, è assolutamente versatile: nessun cambio di registro appare esagerato o fastidioso all’ascolto, lasciando le note fluire liberamente nella loro struttura.
Ancora una volta, però, un tentativo Symphonic Metal, apprezzabile, ma che non emerge nel pieno delle sue possibilità, fatta eccezione per “Everlasting Pain“, primo singolo estratto dal full-lenght, unico brano dalla venatura accattivante, e apparentemente il migliore di tutta la produzione firmata No Regrets Records.