Sono anni ormai che la musica folkloristica, di qualsiasi natura e origine, è entrata a far parte del metal; che lo chiamiate folk metal o con altri termini, ci sono una schiera di band che cercano le soluzioni più disparate per poter lasciare un segno distinguibile del proprio passaggio, specie in un’era dove i dischi escono in grandi quantità e il finire nell’anonimato è di una facilità esagerata.
I Russkaja non sono ne più ne meno di qualsiasi altra band del filone sopra citato: nativi per la maggior parte della grande patria russa, il combo muove i primi passi a Vienna, dove trova stabilità e voglia di elargire la propria musica…il genere, qualora non l’aveste inteso dalla dicitura, prova a portare la mitica polka russa (ma non solo) all’interno di un metal che nella maggior parte dei casi è più vicino al punk. Grandi influenze arrivano anche dal ‘lontano’ raggae e dal più movimentato ska, grazie all’utilizzo di strumenti come il violino o la tromba che ne caratterizzano maggiormente la venatura ‘polkloristica’.
La produzione è calda e festaiola, i suoni sono rotondi e profondi mentre il mastering riesce a dar una botta di vita anche nei (rari) momenti midtempos…le performance sono mirate al divertimento e al tiro, dove ovviamente la fan da padroni gli strumenti ‘poco ortodossi’, mentre il mixing a volte non riesce a estrapolare completamente quello che la canzone richiede (tanta carne al fuoco, qualcosa si brucia…)
Potrei fare un song by song carico di dettagli e descrizioni, ma non ho voglia di annoiarvi (e, in tutta onesta, di perdermici). “Energia” sono poco più di una quarantina di minuti dove piece come “Radost Moja”, “Istambul”, “Violina Mia” e “Kartuli Vino” riescono a far battere il piede a tempo e a cantare (malgrado la lingua) già al secondo ascolto…
Paragoni normalmente detesto farne; in questo caso si può dire che i Gogol Bordello hanno incontrato i Trollfest e da loro ne sono usciti i Russkaja. Energici, sfrontati e piacevoli…