Certi dischi, e qui mi ripeto, richiedono molto tempo per essere capiti e assaporati…anche se dovresti smuoverti, sai nel tuo cuore che non avresti le parole adatte per esprimerti, per dire cosa un disco porti in sé e per elargire un voto che, alla fine dei conti, è ciò che più interessa. Non essendo un professionista, credo che prendere tempo per un disco sia più che lecito.
Per cui solo ora mi accingo ai Septic Flesh e al loro lavoro. Il combo greco è ormai un’istituzione del panorama estremo, capace di creare opere dal sapore epico e dal grande e tormentato impatto. “Titan”, la nuova creatura, prosegue quanto detto sin ora, ovvero con un death metal tecnico (che a tratti sfocia nell’extreme) infarcito di orchestrazioni e parentesi folkeggianti, non disprezzando qualche innesto operistico ogni tanto per placare la sete assassina del quartetto capitanato da Seth Siro Anton.
A livello tecnico “Titan” è un disco paurosamente bilanciato…il lavoro in fase di mixing sembra sia stato alla stregua di un parto difficile, vista la vastità dinamica messa in queste dieci tracce. Gli arrangiamenti inseriti sono da annoverare per la poca immediatezza (ma per il grande carattere), segno che la band voglia staccarsi da certi clichè prettamente commerciali. Le performance sono da incorniciare, mirate alla resa delle strutture e al tiro granitico, mentre i suoni vengono costantemente mantenuti cupi e oscuri proprio per dare una certa epicità al platter.
E se per “War In Heaven” potreste avere vita facile, con episodi come “Order Of Dracul”, “Prometheus” e “Titan” toccherete il massimo della creatività messa in gioco dalla band. “Burn”, “Confessions Of A Serial Killer” e “The First Immortal” abbaiano feroci e affamate, sempre in linea con la violenza espressa da tutto il contesto…interessanti, specie negli arrangiamenti, anche “Prototype” e “Dogma”, songs in cui i Septic Flesh mostrano la maturità maggiore.
Disco dal sapore forte e intenso questo “Titan”…come sempre, è destinato a un pubblico che possa
apprezzare i generi estremi ‘contaminati’ a patto che non sia troppo occluso mentalmente.
