Quando sentii dire in giro che Tuomas Holopainen, ben noto tastierista e compositore dei Nightwish, avrebbe fatto la sua uscita con un disco solista su Zio Paperone, ero molto più che scettica. Per l’amor del cielo, un genio assurdo, ma non riuscivo a vederlo in un progetto del genere.
Ovviamente mi sbagliavo alla grande: per l’ennesima volta Tuomas mostra la sua genialità nel comporre musica anche in ambiti al di fuori del Symphonic Metal dei nightwish o comunque fuori da un ambito rock / metal.
Il disco è alla portata di tutti, non bisogna essere per forza amanti del metal per apprezzarlo, anzi, può essere ascoltato allo stesso modo delle colonne sonore dei film, stesso effetto, stesso impatto ma più emozionante per alcuni versi.
Il viaggio con Tuomas e Zio Paperone inizia con “Glasgow 1977“, una traccia introdotta da un parlato accompagnato dalle cornamuse di Troy Donockley, che ci ambienta nella nostra avventura. Si aggiungono le voci femminili e l’orchestra che ci cullano e ci portano in un’atmosfera fiabesca.
Percorriamo così il lungo tragitto con “Into The West” che dà il senso di un viaggio lungo, eccoci a “Duel And Cloudscapes“, sensazione di ostacolo, non è più una strumentale tranquilla, ma una melodia ritmata e incalzante che sembra sentire gente marciare come se si dovesse procedere verso un duello.
Si calma un po’ l’atmosfera, ma poi si sentono tuoni, nuovo tragicismo, reso perfettamente dall’orchestra e dai cori.
Potrei descrivervi tutte le tracce tecnicamente ma vi annoierei soltanto. L’avventura continua con i brani successivi alternando tante emozioni e trasportandoti a “sognare” (nel mio caso, io non ho letto il libro ndr) possibili scene o per chi conosce il libro, a immaginarsele. L’effetto è quello, uno riesce in entrambi i casi a usare la propria fantasia e essere creativo, a dipingere le proprie scene con la mente. Non ci capita di farlo spesso, Tuomas ci dà ora l’occasione perfetta.
Brani che spiccano sicuramente sono “Cold Heart Of The Klondike“, per l’intro che ricorda un po’ i Nightwish (non volevo fare questo paragone ma qui mi scappa ndr) e dove finalmente sentiamo Tony Kakko (Sonata Arctica) alla voce, uno dei punti epici dell’album, e “Last Sled” con una Johanna Kurkela, che ci porta in un’atmosfera, per i miei gusti, molto malinconica. Bisogna ascoltare per capire.
Altra canzone, che per me è stata abbastanza strappalacrime l’inizio, è “Goodbye, Papa“. Verso la fine del disco troviamo tracce con più parti cantate che strumentali, si tratta di “A Lifetime Of Adventure“, singolo uscito tempo fa, e la closer “Go Slowly Now, Sands Of Time“. Quest’ultima chiude perfettamente l’album con questa voce maschile profonda lenta accompagnata da chitarra acustica a cui pian piano si aggiungono le voci femminili.
Un’ottima scelta di voci quella di ”usare” Alain Reid, Johanna Kurkela, Tony Kakko e Johanna IIvanainen su queste strumentali. Voci adatte per il “grande compito” a loro assegnato. Un disco che ti prende del tutto, è riuscito a farmi staccare dal mondo reale per la sua intera durata, sensazione fantastica.
Io che non sono una fan del libro, ho sempre pensato che la ricchezza di Zio Paperone fosse arrivata dal nulla, diciamo che fosse nato così, per farvi capire il concetto. E invece no, il nostro Tuomas Holopainen ha voluto farci capire che questa ricchezza è stata raggiunta attraverso un tragitto che lui ripercorre questa avventura in dieci tracce.
Un amore che ha voluto rendere eterno così e che si è portato dietro dall’infanzia, una passione e un sogno che ha condiviso con gli amici più stretti (gli ospiti dell’album ndr) per portarlo a termine. La frase giusta per descrivere il tutto è “GENIALE, FOTTUTAMENTE GENIALE”.
