A quattro anni di distanza da “Fallen Angel” ritornano sulle scene i pionieri del metal estremo, e lo fanno con un album che, tutto sommato, può essere considerato un gradito ritorno.
Dopo diversi ascolti del nuovo disco, l’impressione è quella di trovarsi davanti a un gruppo che riesce ancora a dare il meglio di sè quando pesca nel proprio passato, risultando invece decisamente banale e poco ispirato quando al contrario tenta di suonare fresco e innovativo.
“From the Very Depths” vive proprio in bilico fra questi due elementi: da una parte la nostalgia dei primi anni di carriera, fatti di musica rozza, bieca e belligerante, che porta a brani decisamente riusciti, quasi come ai vecchi tempi; dall’altra, il desiderio del trio di suonare moderni e al passo coi tempi, cosa che invece non riesce benissimo a Cronos e compagni, come si può sentire nel timido tentativo di apparire groovy di “Smoke“, che strizza l’occhio a Down e Testament (avete letto bene), senza però mai avvicinarli.
Se quindi la titletrack, “The Death of Rock’N’Roll” e “Long Haired Punks” ci offrono dei Venom ispirati, sempre volenterosi di spingere l’acceleratore e perfettamente a proprio agio in queste sonorità, canzoni come “Mephistopheles“, “Evil Law“, “Wings of Walkyrie” e la già citata “Smoke” si faranno presto dimenticare, non avendo molto da offrire, soprattutto allo zoccolo duro dei fan della band inglese.
Tirando le somme, il quattordicesimo lavoro dei Venom, tra alti e bassi, è sicuramente un disco che vale la pena ascoltare. Benedetto da una buona produzione e forte di episodi molto riusciti, si farà apprezzare nonostante i già descritti punti deboli. Un gradito ritorno, a patto che vi piaccia guardare il bicchiere mezzo pieno.