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VITER – Springtime

Recensendo il loro EP di debutto avevamo avuto parole di incoraggiamento per i Viter, auspicando che guadagnassero maggiore spessore con il loro full lenght. Ed ora che Springtime è tra le nostre mani vediamo se i nostri auspici sono diventati realtà. In primis il buon Yulian Mytsyk ha reso di fatto i Viter una band con l’ingresso di parecchie forze fresche in formazione, dopodiché ha abbandonato quelle leggere influenze black retaggio del suo passato andando ad irrobustire le sonorità folk della sua band con robuste bordate industrial e passaggi vicini al prog. Il risultato è decisamente soddisfacente, diciamolo senza remore, perché i brani suonano assolutamente più energici e ficcanti che nel passato prossimo. Springtime è uno di quegli album decisamente interessanti perché si possono sviluppare su vari livelli di fruizione: la struttura delle canzoni rasenta quasi il pop, con strofe e ritornelli di facile assimilazione a susseguirsi come da copione, ma la struttura musicale e gli ottimi intarsi musicali possono risultare interessanti anche per gli ascoltatori un po’ più scafati. La decisione di unire sonorità folk a tratti danzerecce con dei bei chitarroni industrial si rivela azzeccata ed anche abbastanza originale, regalando brani che riescono a smuovere i piedi in alcuni frangenti ed a spingere al pogo in altri. La lunga carriera e la poliedricità del frontman hanno poi portato all’inserimento anche di intermezzi più riflessivi, che donano ulteriore varietà e spessore all’album, che appassiona fin da subito per la sua immediatezza ma che anche ad ascolti successivi riesce a regalare dettagli e chicche non colte al primo ascolto. Vero è però che la struttura un po’ semplice dei brani può stancare in fretta chi cerca una maggiore profondità in un disco, ed in tal senso fa quasi rabbia che il capolavoro assoluto arrivi solo alla fine e risponda al nome di “Two Colors”. Spesso capita che i brani conclusivi siano un po’ fuori dai canoni che hanno caratterizzato l’intero album, quasi come una dimostrazione da parte degli autori di riuscire a scrivere anche cose fuori dal loro genere. In questo caso invece i Viter enfatizzano la loro anima introspettiva e ci regalano una autentica perla semi-acustica in odore di prog rilassato ed intelligente. Qua gli strumenti folk servono a fare atmosfera ed ad accompagnare la splendida voce del frontman che delinea mondi suadenti e poetici. Non c’è niente da fare, questo è in assoluto il miglior brano dell’album ed allora ai Viter viene quasi da chiedere un ulteriore atto di coraggio ed un’evoluzione in tale senso, perché se sono bravi a fare ballare e pogare sembrano essere ancora più bravi a fare sognare e viaggiare la mente.

  • 7/10

  • VITER - Springtime

  • Tracklist
    1. Wool fish love (mountain valley, mountain hills)
    2. The night is so moonlit
    3. Marichka
    4. For the fire
    5. Springtime
    6. Diving deep
    7. Cold and frozen
    8. Viter
    9. Day eats day
    10. Two colors

  • Lineup
    Yulian Mytsyk. voce, strumenti folk
    Sviatoslav Adept. chitarra, strumenti folk
    Volodymyr Derecha. chitarra
    Bohdan Potopalskyi. basso
    Olexandr Ignatov. tastiere
    Sergiy Krasutsky. batteria