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OBITUARY – Inked In Blood

Gli Obituary ne hanno passate tante ultimamente, dopo il ciclone Allen West, anche lo storico bassista Frank Watkins ha abbandonato la nave. Non solo, si è resa necessaria una raccolta fondi con Kickstarter (che ha fruttato 60.000 dollari) per pubblicare questo “Inked in Blood“, nona fatica in studio di una delle più influenti death metal band del pianeta. La successiva firma con Relapse Records ha fatto storcere il naso a molti fans, specialmente quelli che avevano partecipato alla suddetta raccolta fondi, ma l’etichetta sembrerebbe coinvolta solo nella parte finale del lavoro, occupandosi solo della stampa, della distribuzione e della promozione. Si tratta inoltre del primo album in studio con la nuova formazione, dopo l’abbandono di Ralph Santolla per il chitarrista Kenny Andrews e l’entrata in scena del bassista Terry Butler, ampiamente conosciuto nella scena death americana per le sue collaborazioni con Six Feet Under e Death, grande amico di Chuck Schuldiner.
Partiamo da tutta questa premessa per dire che i dissesti e le difficoltà hanno influenzato molto questo lavoro, che pecca in qualità, soprattutto però in fase di produzione. Credo che “Inked in Blood” dividerà nettamente i fans: se pensate che il death metal nelle registrazioni più moderne e strutturate abbia perso la sua scorza ruvida e grezza, allora iniziate l’ascolto di questo lavoro con il piede giusto. Se invece amate suoni perfetti, cura dei particolari, produzioni triggherate con chitarre patinate, allora potete risparmiarvi l’ascolto di questo disco, non c’è niente di tutto questo.

Il trend è quello di “Darkest Day“, rallentamenti fino allo spasimo, cupo e grigio, più vicino ai Crowbar che ai Cannibal Corpse, ma con sferzate notevoli. Lo stile degli Obituary è rimasto intatto, se anche qualcosa si è perso in freschezza ed originalità, si compensa in cattiveria, velocità e pesantezza.
Centuries of Lies” è una bella opener, sembra quasi rispolverata dai tempi di “Back from the dead” e crea un’atmosfera distruttiva e apocalittica insieme alla successiva “Violent by Nature“, il pezzo più squisitamente necrotico dell’intero pattern, pesante, riff macinaossa e prestazione devastante di John Tardy, davvero uno dei momenti migliori dell’album.

Con “Pain Inside” inizia a farsi tutto più cupo, Kenny Andrews sembra seguire senza deviazioni le linee tracciate dall’imponente Peres, aspetto che probabilmente contribuisce a dare un’aria di “già sentito” a questo pezzo: l’album manca un po’ di personalità, è un pensiero costante durante l’ascolto, ma gli Obituary sanno come deve suonare un buon album death e su questo c’è poco da discutere.

Attacco killer per “Visions in My Head“, che prosegue con un andamento ipnotico ripetuto all’infinito ed un inaspettato assolo centrale dal gusto classic metal, vero raggio di luce nella prestazione di Andrews.

A “Back On Top” manca un po’ di mordente, mentre la successiva “Violence“, velocissima nei suoi due minuti di durata, ci fa riassaporare il gusto dei lavori passati del gruppo: diretta e massacrante, esplosiva nell’intreccio chitarristico, promette vittime dal vivo.

La title-track “Inked in Blood” smorza un po’ la cattiveria accumulata con il suo incedere funereo e lugubre, a tratti soporifero, stranamente si tratta del pezzo meno interessante del disco e appare sotto gli standard del gruppo. Anche “Deny You” parte con poca convinzione, ma si riprende in fretta con una bellissima parte estremamente melodica, convincente ed ispirata.

Within a Dying Breed” è intriso di malignità, ha ottimi picchi di puro american death metal anni ’80 e finalmente si sente la mano del Butler di “Leprosy” e “Spiritual Healing“. L’ispirazione continua con “Minds of the World“, veloce e brutale, così come deve suonare un pezzo degli Obituary, che hanno abituato i loro fans a livelli altissimi, pur con qualche ammaccatura negli ultimi anni. La sensazione che questa sezione finale sia la più compatta ed aggressiva e che risolleva davvero le sorti dell’intero album, viene confermata dalla potente “Out of Blood“. “Paralyzed With Fear” sarebbe un’ottima chiusura, se non suonasse però un po’ troppo come “Threatening Skies“.

Tirando le somme di quest’ascolto, la sostanza c’è anche se non ai livelli sperati, ma sorvolando sulle pecche di produzione, abbiamo davanti un buon lavoro con tante ottime idee, da ascoltare con la speranza che la line up di questo grande gruppo si assesti definitivamente e ritorni ad essere la macchina da guerra perfetta a cui siamo abituati.

  • 7,5/10

  • OBITUARY - Inked In Blood

  • Tracklist
    01. Centuries of Lies
    02. Violent by Nature
    03. Pain Inside
    04. Visions in My Head
    05. Back On Top
    06. Violence
    07. Inked in Blood
    08. Deny You
    09. Within a Dying Breed
    10. Minds of the World
    11. Out of Blood
    12. Paralyzed With Fear
    13. Intoxicated (bonus track deluxe version)
    14. Bloodsoaked (bonus track deluxe version)

  • Lineup

    John Tardy – vocals
    Donald Tardy – drums
    Kenny Andrews – lead guitar
    Trevor Peres – rhythm guitar
    Terry Butler – bass