The Black Season è un disco interessantissimo.
In poche righe si potrebbe concludere la recensione di quella che è stata una piacevolissima sorpresa per il sottoscritto: un album composto, suonato e registrato in maniera impeccabile, con l’ausilio di Dan Swanö, che tutti conosciamo per essere stato al lavoro con Edge of Sanity e Bloodbath, nella veste di produttore ed ospite in The Numb Experience, terza traccia dell’opera.
Tra le caratteristiche del gruppo milanese emergono senz’altro una forte personalità, tale da consentire loro di proporre un metal sia estremo che melodico, che potremmo avvicinare forse a Scar Symmetry, Soilwork e Opeth, ma senza rendere merito ai Wake Arkane. Perché la loro miscela di parti growl e parti cantate in pulito (dall’ottima voce di Helios) è più spontanea, le melodie, gli assoli di chitarra, non si fossilizzano solo sul genere estremo, ma variano parecchio, e l’atmosfera generale (data anche dall’interessante apporto delle tastiere) è notevole, profonda, coinvolgente, non fredda come spesso il death metal può essere.
In generale tutte le canzoni sono ottime, variegate pur rimanendo nello stile dei nostri, dinamiche, e mettono in risalto, senza però intenti di protagonismo, le notevoli capacità tecniche del quintetto.
Che dire, ci troviamo di fronte a un album maturo, che abbina sapientemente potenza e melodia, senza scadere nella banalità, e offrendo spunti interessanti in ogni momento delle sue otto tracce. Fatelo vostro!