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4th Dimension – Andrea Bicego, Talete Fusaro

Di recente noi di Heavyworlds.com abbiamo avuto occasione di scambiare due chiacchiere con Andrea Bicego e Talete Fusaro dei 4th Dimension in vista dell’uscita del loro nuovo album “Dispelling The Veil Of Illusions”.

– Salve ragazzi, benvenuti su Heavyworlds.com. E’ un piacere avervi qui, come state?

Andrea: Ciao Pinka, è un piacere per noi essere ospiti di Heavyworlds! Periodo complicato sotto molti aspetti, ma meglio non annoiare nessuno addentrandosi in inutili dettagli… 😉

– L’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con i “4th Dimension” su Heavyworlds è stato per recensire il vostro album di debutto, “The White Path To Rebirth”. Un buon album direi. Oggi ci troviamo qui ad ascoltare il vostro nuovo lavoro “Dispelling The Veil Of Illusions”. La prima domanda che mi viene da chiederti è: quali sono le differenze tra questo lavoro e il precedente?

Talete: Sicuramente una grossa differenza risiede nell’esperienza antecedente ad entrambi i dischi. Nel primo c’era molta inesperienza ed è stato un lavoro più duro e complicato. Tutt’altra storia il secondo, dove sapevamo già dove puntare e come muoverci. Due dischi parecchio diversi, palesemente diversi… “Dispelling the Veil of Illusions” vuol’essere una sorta di scialuppa che parte per abbandonare lo stampo ormai vecchio della nave del ‘power-symphonic-ecc ecc’ metal… pezzi più diretti, più corti, più orecchiabili e più “moderni”.

Andrea: Dal punto di vista tecnico va anche detto che abbiamo cambiato produttore e studio di incisione! Il disco è stato prodotto da quella vecchia volpe di Tancredi Barbuscia e registrato al Greenriver Studio di Varese… la differenza di sound rispetto al nostro debut credo sia notevole!

– Sicuramente ci sarà un concept dietro quest’album, la deduzione viene facilmente dal titolo e dalla copertina molto particolare realizzata da Claudio Bergamin. Ci puoi dire qualcosa su questo concept e sul significato della cover art?

Talete: Potrei dire che il tema è un po’ il proseguo di quello del primo disco… alla fine del bianco sentiero la nebbia comincia a diradarsi lasciando trasparire le prime “verità”… mentre per quanto riguarda la cover art, trattasi della personale visione di “Quarta Dimensione” dell’artista Claudio Bergamin, arrichita di elementi simbolici scelti da noi…

Andrea: Svelare tutto, che gusto c’è? 😉 Basti sapere che una discussione sul “Velo di Maya” del filosofo Schopenhauer è stata l’elemento scatenante di tutto…

– Personalmente, ascoltando questo nuovo disco, penso che sia molto buono, ogni traccia ha un qualcosa di particolare e non ne ho trovata neanche una che non mi piaccia! Qual è il vostro brano preferito del vostro ultimo lavoro? Non saprei sceglierne una preferita io, son curiosa di sapere la vostra.

Andrea: Ci sono diversi pezzi che mi piacciono tantissimo. Personalmente vado molto fiero di “White Logic”, canzone su cui ho lavorato per mesi e che è riuscita ben oltre le mi stesse aspettative, merito anche dei tanti dettagli che l’hanno impreziosita in fase di arrangiamento. Musica e testo si fondono in un tessuto narrativo dove spicca il continuo passaggio fra il soliloquio di Dio e quello di Lucifero, in una sorta di dialogo a distanza. Ho passato giorni su giorni a leggere passi del “Paradise Lost” di John Milton in lingua originale e più leggevo più mi innamoravo di questo eroe romantico, il Lucifero di Milton appunto, emblema della perpetua dicotomia esistente in ogni essere umano, il tendere al Bene o al Male. Trarne un testo è stato un dovuto omaggio alle emozioni provate e la cerebralità della musica ben si adattava del resto al tema.

Talete: Non saprei scegliere un brano preferito sinceramente, tuttavia nutro anch’io un particolare apprezzamento per “White Logic”…  il risultato finale del brano lo trovo fuori dal comune, non scontato, profondo ma allo stesso tempo energico e direi quasi subliminale sia per il testo che per la musica… ed è uno dei brani che mi piace di più suonare di questo disco!

– Ho trovato molto particolare “Memoirs Of The Abyss”, molto profonda, ti lascia veramente senza parole. Di cosa tratta la canzone?

Andrea: Qui mi tocchi sul vivo. “Memoirs” è uno dei pezzi che più mi hanno occupato la mente durante l’intero processo compositivo. Era diventata la mia ossessione. Se devo essere sincero, credo si tratti di un brano che poco ha a che spartire con le classiche ballad metal ed è intesa, come già dice il titolo, come una serie di “memorie” non allineate cronologicamente, tant’è che è un brano praticamente de-strutturato, con pochi riferimenti, privo pure di ritornello. Nella mia mente è come un film, ogni secondo è associato a un’immagine, una scena, con tanto di flash back etc… se solo potessi tradurre tutto in un video ne uscirebbe qualcosa di epico! Dal punto di vista lirico, la canzone è basata, sembra strano, su un vecchio videogioco degli anni novanta, “Ultima Underworld – The Stygian Abyss”. Chi conosce la saga di “Ultima” sa che a renderla grande era anche il ricco background delle trame, che spesso andava a tirare in ballo problematiche reali e scomode. Nello specifico, il testo della canzone è un omaggio alla figura di Sir Cabirus, uomo illuminato in un’epoca di oscurantismo che nutriva un sogno, quello di riunire razze e genti in un luogo dove tutti potessero convivere nella pace, vivendo come fratelli, condividendo mestieri, arti, sapere in nome della crescita e del bene collettivi. Un utopico sogno cosmopolita che tuttavia si infrange con l’accidentale morte di Cabirus. Muore l’uomo, si dissolve l’illusione, e dissolvendosi trascina con sé nell’oblio le vite di decine di persone.

– Altra traccia di cui vorrei mi parlassi è “Away”. Questa mi ha emozionato dal primo all’ultimo secondo, sia musicalmente che per la tua voce, che riesce a esprimere tutto quanto alla perfezione. Di cosa parla la canzone?

Andrea: Mah, ti dirò, su questo brano abbiamo discusso non poco. Non tutti nella band erano convinti che fosse il caso di inserire così presto un’altra ballad pianistica nel nostro repertorio, dopo l’esperimento “Landscapes” del debut. Alla fine il pezzo è stato accettato e personalmente lo reputo più che buono anche se è forse l’unico di cui non mi convince a pieno la performance vocale. Il testo della canzone è un canto vero e proprio, nelle intenzioni almeno accostabile alle “Operette Morali” di Giacomo Leopardi. Il canto di un uomo che, nella solitudine di una notte che a poco a poco si infiammerà del fuoco dell’alba, riflette su se stesso, sulle sue vicende, che sono poi le vicende di tutto il genere umano, sulla sua mortalità… Fra l’altro, ne abbiamo realizzato anche una versione in italiano, che prima o poi pubblicheremo.

– C’è stata una traccia più difficile delle altre nella composizione in questo album? E, invece, quale è stata composta in meno tempo?

Talete: Sicuramente “The Watchtower”… la prima cominciata e l’ultima finita… non riuscivamo a concludere la stesura del brano in modo soddisfacente ma poi, come le tante cose strane della vita, il brano è riuscito forse meglio di tanti altri pezzi e sta riscuotendo diversi consensi fra gli ‘addetti ai lavori’.
Andrea: Tutte le canzoni hanno comunque avuto una gestazione piuttosto lunga. Alcune sono state lavorate più in sala prove, altre più da singoli ma nulla è stato lasciato al caso. Paradossalmente quella completata in minor tempo è stata proprio il singolo “Kingdom of Thyne Illusions”, ultimo fra i pezzi scritti in ordine di tempo, il cui arrangiamento vocale è stato completato solo in studio di incisione, anche grazie alle preziose consulenze di Olly Riva, strepitoso singer dei The Fire.

– Come funziona il processo creativo di un disco firmato “4th Dimension”?

Andrea: Ciascuno ha la massima libertà di proporre quel che gli pare, idee già sviluppate, semplici riff etc. Nei limiti del possibile siamo una band con spirito democratico… Talvolta si tratta semplicemente di lavorare all’arrangiamento di fino di un brano, talvolta il processo è più lungo. Non siamo una gruppo che scrive brani a caso o con lo stampino, questo è sicuro. La rivelazione di questo disco è sicuramente il nostro bass player Stefano, che ha contribuito con ben tre pezzi fra cui le citate “Away” e “Kingdom”!

– Tornando al passato, avete seguito in tour i Sonata Arctica e i Labyrinth. Come son state queste esperienze? Avete avuto modo di socializzare con i membri delle band?

Andrea: Esperienza positiva, ma a ripensarci bene 3 anni fa non eravamo pronti  e, soprattutto, non c’era un progetto ancora saldo alle spalle. Ad ogni modo con quel tour si è cresciuti di testa! Coi Labyrinth tuttora manteniamo, quando possibile, i rapporti. Abbiamo di recente organizzato una clinic di batteria con Alessandro Bissa, per dire, ed è stata una bella occasione di ritrovarsi… Coi Sonata onestamente non si è mai creata una sinergia vera e propria, non erano molto espansivi, per cui il tutto si è esaurito dopo il tour.

– Avrai sicuramente un background musicale metal e rock. Quali sono le tue principali influenze? E cosa mi puoi dire sulla tua formazione musicale?

Andrea: In realtà le mie influenza vanno ben al di là del metal e del rock, anzi, più passa il tempo più tendo a staccarmici in favore di nuove contaminazioni… certo, amo certe band che mi hanno formato, come Europe, Bon Jovi, Def Leppard, Skid Row, Cinderella, Metallica, Iron Maiden, Helloween, Gamma Ray, Blind Guardian, Shadow Gallery e così via, nutro una certa attrazione per band particolari come Summoning, Hypocrisy, Carcass, Anathema ma non ho mai nascosto la mia simpatia per colossi come U2, REM, Bruce Springsteen, Meat Loaf, il genio Mike Oldfield, Loreena McKennitt, Enya… per non parlare della musica classica e delle colonne sonore da cui non potrei mai separarmi. In Italia sono innamorato dei Nomadi. Per quanto riguarda la formazione, diversi anni di chitarra classica, serviti più a donarmi un certo gusto per talune sonorità e una base di solfeggio che una tecnica vera e propria.

Talete: Il mio background musicale nasce in primis dalla musica classica… in seguito dal rock e dal metal… ma ho comunque sempre spaziato molto a livello di ascolti… ed è ormai ventennale la mia forte simpatia per la musica dance,elettronica e generi affini!! Come studi, ho studiato pianoforte dai 12 ai 16 anni, rigorosamente musica classica… poi ho cominciato a spaziare nel rock e nel metal suonando con amici in diverse cover band tralasciando lo studio vero e proprio del pianoforte. Poi però la voglia, e direi quasi il bisogno, di creare musica propria, ha sovrastato tutto il resto… così nacquero i 4th Dimension ed eccoci ancora qui!!

– Ci sono collaborazioni che ti piacerebbe fare, Andrea? Se sì, con chi?

Andrea: mah, al momento non ho particolari desideri onestamente. Ho vissuto con grande fervore il processo di arrangiamento dei brani orchestrali col mio amico Mattia D’Ambros, che vive in Giappone e col quale già in passato c’era stato modo di collaborare su alcuni suoi lavori “giovanili”… spero davvero di poter fare qualcos’altro con lui, magari anche al di fuori del progetto 4th Dimension, perché abbiamo sempre avuto un grande feeling nel lavorare insieme! Ascoltate qualche suo lavoro nel suo website www.mattiadambros.com

– Ora che abbiamo parlato di collaborazioni, ho notato, che in questo disco non abbiamo ospiti, nel precedente mi pare di ricordare un Lione, un Lucatti e Castellari. C’è un motivo particolare per l’assenza di collaboratori? Avete preferito realizzare un disco interamente 4th Dimension?

Andrea: Semplicemente non ce n’era il bisogno… il disco andava bene così! Ormai il “featuring” è diventato una moda e, onestamente, una moda che annoia. Non escludo che in futuro possa esserci qualcosa, ma le cose devono nascere spontaneamente, altrimenti sa tutto di mossa commerciale.

– So anche della tua doppia vita: musicista e professore di matematica. Come fai  giostrarti in entrambi i due lavori?

Andrea: L’insegnamento è il mio lavoro, la musica è un hobby: questo è un dato di fatto. Il mio percorso personale mi ha portato a conseguire una laurea in ingegneria chimica e a incanalarmi poi nel ramo dell’insegnamento quasi per “distorsione familiare” (vengo da una famiglia di insegnanti); la musica, pur importante da sempre, ho iniziato a “viverla” solo dopo la laurea e, devo essere sincero, quello che è capitato coi 4th Dimension non è mai stata una cosa cercata e nemmeno sperata. È successa e basta. Tuttora però vivo questa esperienza come un extra, talvolta bello, talvolta meno, che mi porta però a esprimere un lato di me che altrimenti rimarrebbe totalmente represso. Un extra che richiede tempo e sforzi, sacrifici e sporadicamente dà qualche piccola soddisfazione.

– E’ curioso vedere un metalhead insegnare una materia come la matematica. Hai un approccio diverso con gli studenti rispetto ai soliti professori “odiosi”? I ragazzi ti adorano particolarmente?

Andrea: Questo dovresti chiederlo a loro ahah. Sono severo, questo sì, non cattivo, ma severo sì, come è giusto che sia 😉 Comunque, pochi dei miei studenti ascoltano metal quindi in realtà solo una piccolissima minoranza si informa sulle vicende dei miei progetti musicali. Io non premo eccessivamente su quel tasto, preferisco separare per quanto possibile la mia vita privata dal lavoro. Post scriptum: NON MI RITENGO UN METALHEAD! ahahah

– Avete in mente tour o qualche concerto per promuovere il nuovo disco?

Andrea: Assolutamente no! Niente tour all’estero, non abbiamo soldi da sperperare al momento e, parliamoci chiaro, i tempi in cui qualcuno si permetteva di investire su giovani band sono lontani… in Italia forse faremo qualcosa, ma le date si conteranno sulle dita di una mano. Per ora l’unico live certo è la release date a Vicenza il 30 Aprile in compagnia degli Sleeping Romance, band rivelazione da Modena. Ci sarò poi qualche serata ad Asiago ma, salvo novità, il tutto si esaurirà qui.

– Immagina che scoppi un incendio in casa tua, puoi salvare solo 5 dischi (parenti e animali si salvano da soli). Quali sceglieresti e perchè?

Andrea: Incendio??? Mi paghi tu i danni vero??? ahahah comunque scelta difficilissima… ci sono così tanti album e così tante canzoni a cui sarebbe difficile rinunciare… preferisco dirti album metal cui sono, per motivi diversi, profondamente legato:

Gamma Ray – Land of the Free. Questo per me è il disco power per eccellenza. Da quando è uscito non c’è stato altro. Kai è Kai. Punto.

Empyrium – Where at Night the Wood Grouse Plays. Questo è mio disco neo-folk preferito. Pura magia, non riuscirei mai a farne a meno.

Blind Guardian – Nightfall in Middle-Earth. Poco da dire, probabilmente il miglior disco metal di sempre.

Shadow Gallery – Shadow Gallery. Amo la band del mio amico Gary Werhkamp. Il loro debut contiene la mia canzone della vita… “The Queen of the City of Ice”.

Hypocrisy – Hypocrisy. Questo è uno di quei dischi che toccano la perfezione. Melodicissimo, profondo e tuttavia estremo. Ne sono innamorato.

– E’ tutto per ora! Grazie Andrea e Talete per la vostra disponibilità. C’è qualcosa che vorreste dire ai fans e lettori di Heavyworlds.com?

Andrea: Grazie a te mitica Pinka!!! E a chi ci legge, ovviamente ascoltate il nostro nuovo disco ma, se non l’avete mai fatto, date un ascolto anche al precedente The White Path to Rebith…  Per il resto vi aspettiamo magari a qualche concerto 😉