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INANE – Band

In rampa di lancio per creare un po’ di scompiglio nel panorama estremo italiano ci sono sicuramente gli Inane, che con un demo di sole due tracce hanno messo in campo un’attitudine da gruppo psicotico ma estremamente carnale, che unisce le follie dei The Dillinger Escare Plan al death più efferato, con molta concretezza e nessun spreco di note. Andiamoli a conoscere.

Quali esigenze artistiche hanno portato alla costituzione
degli Inane?

Gli INANE nascono prima di tutto per soddisfare il bisogno
dei propri membri di mettere in pratica le proprie idee
senza dover limitare
il risultato finale, dovendo racchiuderlo in un determinato
genere. Quello che si pone il gruppo è di cercare di
creare qualche cosa di nuovo in ambito metal estremo.

Siete influenzati sia dal death metal che dalle sonorità
moderne alla Meshuggah/Dillinger Escape Plan. Come si riesce
ad arrivare ad
una sintesi dei due stili?

Non saprei, ultimamente ci viene piuttosto naturale! Io
suono in una band brutal death da anni, non vi sto ad
elencare i 2000 gruppi
che mi ascolto, inoltre mi piacciono Meshuggah, Ion
Dissonance, Beneath The Massacre, i primi Dillinger…
insomma tutto quello che fa
male!

C’è stata una svolta radicale rispetto a “Void That
Band” e a “Inane’s Cube” o solo una crescita
graduale?

Anche questo è successo in maniera piuttosto naturale, ce
ne siamo accorti alla fine delle registrazioni di “Inane’s
Cube” di esserci
avvicinati molto al death metal. Poi anche il cambio di
chitarrista ha portato la band ad un livello più estremo.

Quanto hanno contribuito gli altri vostri progetti alla
formazione della personalità artistica degli Inane?

Per quanto mi riguarda ho sempre cercato di creare qualche
cosa a sè, senza pensare a quello che suono con i Vomit The
Soul.

Mi ha colpito molto positivamente il lavoro di basso,
così in contrasto con la violenza degli altri strumenti.
Io ho citato i Cynic
per descriverlo, ci sono modelli di riferimento a cui vi
siete ispirati?

Siamo onorati da un accostamento tanto prestigioso, ma più
che
riferimenti ad altre band, l’idea di arrangiare in modo
nettamente distinto il basso dalla chitarra
ha sempre navigato nella band, lo stile è stato sviluppato
nel corso
degli anni, una sorta di alchimia fra gli strumenti che
permette al basso
di muoversi su una linea a volte autonoma e distinta,
Chronicles ne è la sua ultima incarnazione.

Vi sentite a vostro agio come terzetto o pensate di dover
aggiungere dei componenti per realizzare meglio l’idea di
suono che avete in
testa?

Abbiamo sempre voluto avere due chitarre ma non abbiamo mai
trovato nessuno in grado/interessato, stessa cosa per un
tastierista che si
occupasse di inserire campionature. Da tempo abbiamo deciso
di andare avanti per la nostra strada in tre, ad ogni modo
se si dovesse fare
avanti qualche musicista interessato al progetto e preparato
ne saremo molto felici.

imm

Qual è il legame tra la copertina di “Chronicles” e
il Paradiso Perduto di Milton?

In questo capolavoro Milton ci fa riflettere sul bene e il
male,
quanto entrambi siano opinabili, quanto entrambi siano
interpretativi.
Questo tipo di dualismo è alla base del nostro approccio
musicale,
sia per quanto riguarda i testi che per le parti
strumentali,
in una sorta di “caos controllato” puntiamo alla ricerca
tecnica
e stlistica senza per questo relegare il piacere
dell’ascolto al solo
“stupire” che a volte può diventare una gabbia.

Un tempo c’erano studi di registrazione “mitici” per
ottenere un certo tipo di suoni, mi sembra che i 16th Cellar
Studios siano diventati
una piccola mecca del metal estremo italiano, come mai?

Penso proprio che il 16th Cellar possa rientrare nella
cerchia di studi “mitici” di cui parli. Mi chiedi come mai,
ti dico che è un mistero,
il mistero si chiama Stefano “Saul” Morabito che riesce a
rendere una bomba quello che gli capita sotto mano. Al
giorno d’oggi un disco
si può fare anche a casa propria, e gli studi bene o male
si equivalgono… secondo me è chi sta dietro il mixer che
fa la differenza.

State cercando una label per il disco d’esordio, il
materiale sarebbe già pronto per essere registrato?

Abbiamo circa quattro pezzi già pronti e altri quattro da
riarrangiare, probabilmente rientreremo in studio prima
della fine dell’anno!

Quanto è difficile farsi spazio nella scena odierna? Cosa
serve per distinguersi dalla massa?

E’ molto difficile, purtroppo come vedi racimoliamo una data
ogni tanto e siamo senza un contratto. Noi ci distinguiamo
dalla massa, ma
credo che questa non sia l’arma vincente per farsi spazio,
se si rientra in un genere con dietro un buon underground
(vedi HC, punk, e
anche il brutal death) si riesce a combinare qualche cosa di
meglio, oppure bisogna rientrare nell’ultimo trend che il
mercato metal ci
propina.

Il livello medio della scena death, in tutte le sue
sfaccettature, appare in questo periodo molto elevato. Dal
tuo punto di vista,
chi sono i gruppi più promettenti e le case discografiche
col rooster di miglior livello?

Io vedo alla grande, lanciatissimi, gli italiani Hour Of
Penance, attualmente con Unique Leader Records, e ora anche
i Fleshgod Apocalypse,
freschi di stampa sotto la Willowtip Records, due ottimi
esempi di come anche in italia possiamo fare qualche cosa di
buono. E anche due
ottimi esempi di etichette underground ma molto valide in
ambito death. Un’altra label che stimo molto è la
Prosthetic Records, che ha
diverse valide bands, non solo death metal.

A fronte di un livellamento verso l’alto, in particolare
nella frangia più estrema e sperimentale, si fa ancora
fatica a trovare lo
spazio adeguato nelle webzine e nei giornali specializzati
più importanti, o sbaglio?

Io penso che basta avere una buona etichetta con un buon
budget che paga le pubblicità alle zines più
importanti… non ti pare?

Per il futuro, cosa dobbiamo aspettarci dagli Inane?

Speriamo di trovare una buona label che ci distribuisca il
disco e di fare qualche live, soprattutto all’estero
se ci volete ascoltare, supportare, cacare in testa, il
nostro space: www.myspace.com/inaneitaly
oppure scriveteci
direttamente a info@inane.it