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Kobi Farhi – Orphaned Land

In attesa dell’imminente uscita del nuovo album degli Orphaned Land: “Unsung Prophets & Dead Messiahs” (Century Media Records) ho il piacere di fare 4 chiacchiere in allegria (come sempre) con Kobi Farhi, singer della band israeliana.


– Ciao Kobi, come stai? Ho visto ben due grosse news negli ultimi 2 giorni (NB – intervista fatta il 15 dicembre): il disco d’oro per Mabool ed il bellissimo show (sold out) a Tel Aviv, che fate ogni anno in questo periodo. C’erano anche tanti bambini sul palco, raccontami tutto!

Ciao! Sono un po’ stanco, esausto a dire il vero! Abbiamo avuto lo show 2 giorni fa ed oggi devo fare 8 interviste, ma sono contento di come stanno andando le cose.
Lo show era per l’Hanukkah (quasi come un concerto di Natale) e Mabool è diventato disco d’oro in Israele nello stesso periodo… è un sogno. Sold out con più di mille persone, è sempre un concerto emozionante per noi, un giorno dovresti vederlo!
Alla fine del concerto chiamiamo tutti i bambini sul palco durante “Norra El Norra”. Salgono e saltano insieme a noi; l’abbiamo fatto anche l’anno scorso. I genitori portano i loro bambini alla serata ed a volte avviene anche il contrario, ovvero qualche bambino chiede ai genitori di andare tutti insieme. E’ un bel momento, questo show è perfetto ed i bambini sono la cosa più importante. La tradizione sarà mantenuta in futuro!


– A fine novembre hai fatto un breve press tour in Europa… com’è andata?

E’ stato lungo, ho viaggiato tanto ed anche lì ho fatto tantissime interviste, ma sono soddisfatto di questa promozione.

– Bene, parliamo anche noi del nuovo album allora. Per evitare cattive interpretazioni, dimmi tu direttamente cosa rappresenta l’artwork (oltretutto veramente bella).

Volevamo illustrare il caos del mondo, il sistema, i soldi, le proteste, etc., tutto in quest’artwork. Volevamo che fosse simile allo stile della grafica del dollaro; è la nostra protesta, sicuramente non facciamo parte degli Illuminati o di qualsiasi altra organizzazione, ma vogliamo lanciare il nostro messaggio anche visivamente.

– Ho molto apprezzato l’introduzione personale che hai scritto all’inizio del booklet, dove spieghi che la band si è ispirata all’allegoria della caverna di Platone e dal fatto che eroi “illuminati” alla fine finiscono sempre per essere uccisi. Secondo te questi eroi deceduti possono comunque essere una speranza per la gente o il loro numero è ancora troppo basso?

Penso che il loro numero sia molto basso, ma non credo sia questo il problema. Il problema è la gente, come l’allegoria della caverna, le persone che non vogliono abbandonarla o come nella bibbia, il popolo che non vuole lasciare l’Egitto. Si tende a voler restare nell’oscurità, ne siamo dipendenti. C’è un detto che dice: “meglio il nemico che conosci”, quindi è proprio per questo. Platone ha scritto queste cose più di 2000 anni fa e noi siamo ancora intrappolati in questo loop. Questo è perché quando arriva un grande leader o un messia, lo uccidiamo sempre.

– Il sound dell’album è veramente bello; sicuramente bisogna ascoltarlo più volte per intenderlo al meglio, in tutte le sue sfumature. Come “All Is One” arrivava dritto nelle orecchie con i suoi colori, così fa “The Cave”, almeno per me. Voce pulita, growl e cori sono ben alternati; come descriveresti l’evolversi del vostro stile?

Penso che con quest’album abbiamo raggiunto la formula perfetta; abbiamo preso la produzione da “All Is One” il sound, i violini, l’orchestra, etc. e l’abbiamo usata per un concept, che si avvicina più ad album come “Mabool” ed “Orwarrior”. Penso che questo possa essere un punto d’incontro tra tutti questi lavori e dunque un grande album. Alcuni testi li ho scritti qualche mese fa, quando eravamo in Italia sul treno (per le date del “Metal For Autism”, per raggiungere Russell Allen) se ricordi. Mi dici che “The Cave” ti piace molto, ma ascolta nuovamente tutto l’album a più riprese e scoprirai sempre nuovi elementi. I testi pure sono molto importanti; è come se il tutto rappresentasse un grande viaggio. Penso che questo sia il nostro miglior album. Credo che il mio cantato sia nel suo periodo migliore. Canto più alto perché la band ha composto in questo modo; gli ho chiesto di abbassare un po’ la tonalità e loro mi hanno detto: “No, canterai più alto!”. Ho accolto la sfida ed alla fine sono riuscito a vincerla ed ora il mio range vocale è molto più esteso. Penso di essere un cantante migliore in questo album ed anche il resto è migliore. Sono molto contento di questo.


– A proposito della canzone per la quale hai scritto il testo mentre eravamo in treno…ebbene, è arrivato il momento di dirmi qual è!

Per qualche ragione mentre eravamo in viaggio, questa canzone ha attaccato la mia mente e ho iniziato a scriverne il testo ed ho anche realizzato il modo in cui volevo cantarla. E’ stato un momento magico, è il brano “All Knowing Eye” ed è la parte dove l’eroe vuole lasciare la caverna ma è ancora incatenato, dunque è un pezzo abbastanza drammatico.


– Parlami dei 3 ospiti: Hansi Kürsch (“Like Orpheus”) – Steve Hackett (“Chains Fall To Gravity”) – Tomas Lindberg (“Only The Dead Have Seen The End Of War”).  Penso che tu gli abbia chiesto di partecipare proprio perché prima di essere un loro fan, sei anche un loro amico.

Steve Hackett mi aveva chiesto di cantare sul suo album tempo fa e l’ho fatto; poi mi ha chiesto se volevo un compenso monetario o altrimenti un solo per il mio nuovo album. Gli ho detto che sicuramente preferivo la seconda cosa. Cosa ci faccio con i soldi, ci compro la pizza? I soldi vanno e vengono, un solo è per sempre; gli ho spiegato l’idea guida dell’album ed il significato della canzone. Ha registrato quindi una parte magnifica facendomi veramente felice, è un vero onore avere Steve Hackett su quest’album.
Con Hansi siamo amici e sul brano “Like Orpheus”, si parla proprio di Orfeo, un grande artista, un grande cantante. La sua voce era così bella… le pietre l’amavano, la Terra l’amava, tutto il pianeta l’amava! Hansi per me è come lui, ha una voce d’oro. Questa è la parte della storia dove il protagonista esce della caverna e vedo dunque Hansi perfetto nella parte. Che uomo e che cantante!
Con Tomas pure siamo amici; ci siamo incontrati in Israele un po’ di tempo fa, per registrare delle cover per Peter Murphy. Gli ho chiesto di cantare verso la fine dell’album, perché avevo bisogno di qualcuno un po’ lunatico (in senso buono) per interpretare la parte della storia dove l’eroe viene assassinato. I suoi growling sono meravigliosi ed essendo io prima di tutto fan degli At The Gates sono molto contento; la sua parte è nel punto perfetto dell’album.


– Il video, “Like Orpheus”, mostra due ragazzi di fede diversa vivere il metal nello stesso modo. Com’è vivere in un posto dove 3 religioni differenti cercano di coesistere? Per chi è più difficile?

In questo video volevamo far vedere la storia dei ragazzi che amano il metal e che vivono in Medioriente. Siamo parte di questo e a volte questa gente con le sue vite è a sua volta un messaggio che si avvicina al mito della caverna. Vestono spesso da ortodossi, chi può immaginare che ascoltino metal? I due protagonisti del videoclip tra di loro non si incontrano mai e quando si trovano alla fine, alla stessa fermata dell’autobus, nessuno dei due immagina che anche l’altro la sera prima fosse allo stesso concerto dei Kreator e che entrambi siano così simili. E’ questo il messaggio. Penso che sia duro amare il metal in Medioriente, specialmente per le donne musulmane. In Israele siamo più abituati alla varietà di stili, ma nella comunità araba il metal non è molto compreso e suona come satanico. Non lo accettano. Per noi quindi era molto importante mostrare questo lato sul fatto della coesistenza tra 3 religioni diverse.

– In quale paese dove non avete mai suonato, ti piacerebbe invece farlo?

In ogni paese del Medioriente, specialmente nella parte araba sopracitata, perché vi esiste un conflitto e spero invece un giorno di poterci portare la mia musica.

– L’intervista è finita Kobi, grazie e ci vediamo presto per il tour, anche in Italia!

Ciao a tutti i nostri fan italiani!