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Korpiklaani – Jonne, Jarkko

In occasione della prima tappa italiana del Manala European Tour, Heavyworlds.it ha avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con i Korpiklaani. La band finlandese ha fatto sfoggio di quella cortesia e riservatezza tipica degli uomini dell’estremo Nord, pertanto il loquace bassista Jarkko Aaltonen ha risposto  più o meno alla totalità delle domande, mentre i suoi compagni Cane e Matson hanno assistito in silenzio al nostro scambio di battute.

Heavyworlds è qui in compagnia dei Korpiklaani! Salve ragazzi, come va?

Jarkko: Salve a tutti, stiamo alla grande!
Cane: Ciao a tutti, qui è tutto ok!

Come procede il tour? Ho sentito che avete avuto dei problemi in Francia…

Jarkko: Abbiamo avuto un sacco di problemi in tutti i Paesi che abbiamo visitato finora, in Francia siamo stati addirittura costretti a cancellare lo show. Non volevamo ma il nostro promoter è andato in bancarotta; abbiamo cercato di riorganizzare il concerto in qualche modo, senza riuscirci. Poi abbiamo avuto un incidente d’auto in Scozia, il nostro bus si è rotto in Spagna… Ma a parte questo il tour è andato abbastanza bene (ride).

Ci fa piacere! Vorremmo sapere qualcosa di più sui vostri supporters, i Metsatöll. Qui in Italia sono pressochè sconosciuti e ci piacerebbe far sapere qualcosa in più sul loro conto ai nostri lettori. Ho sentito che nel loro Paese sono molto famosi…

Jarkko: Oh sì, in Estonia sono famosissimi ma al di fuori del loro Paese sono praticamente sconosciuti. E poi hanno una bella carriera alle spalle, credo abbiano iniziato addirittura prima di noi. Sono in giro da tanto tempo, sono ragazzi molto in gamba.

Bene, qui in Italia adoriamo le novità, sono sicura che stasera conquisteranno tutti… Oh, salve! (Jonne Järvelä fa il suo ingresso nella stanza)

Jonne: Buonasera!

Ora che Jonne si è unito a noi vorrei chiedere qualcosa a proposito delle lingue che usate nelle vostre canzoni: nei primi anni scrivevate in inglese, poi è cominciato a subentrare il finlandese. “Ukon Wacka” è stato scritto completamente in finlandese e l’ultimo album, “Manala” è disponibile sia in inglese sia in finlandese. Cosa guida le vostre scelte in ambito linguistico?

Jarkko: La nostra idea iniziale era quella di scrivere solo in finlandese, ma dato che non eravamo in grado di produrre testi decenti nella nostra lingua abbiamo deciso di puntare sull’inglese. Alla fine, dopo il secondo album, abbiamo iniziato a farci aiutare con i testi da un nostro amico, che scrive seguendo lo stile del Kalevala, fa cose molto belle. Perciò siamo riusciti a realizzare la nostra idea originale, alla fine. Per quanto riguarda l’ultimo album, la questione è diversa: abbiamo voluto fare un favore a tutti coloro che ci chiedono testi in inglese. Quindi “Manala” va considerato come un album di dodici tracce con undici bonus tracks in inglese.

Dando un’occhiata alle scalette che avete usato nelle date precedenti di questo tour, ho notato che avete utilizzato come filo conduttore il Kalevala, che viene trattato in maniera più specifica in “Manala”. Qual è il vostro rapporto con il poema nazionale finnico? Molti gruppi vostri connazionali come gli Amorphis e gli Ensiferum ne hanno tratto ispirazione…

Jarkko: Finora abbiamo sempre cercato di non sfruttare il Kalevala perchè, come hai detto tu, ci sono gruppi come gli Amorphis che ne hanno tratto ispirazione da quando hanno iniziato. Abbiamo cercato a tutti i costi di evitare il Kalevala proprio per non ritrovarci a dover fare confronti con altre band. Poi, credo circa tre album fa, ci siamo detti: “Al diavolo, ormai abbiamo un nome, possiamo ispirarci al Kalevala se vogliamo”. Poi abbiamo scritto una canzone su Ilmarinen (uno dei protagonisti del Kalevala, ndr) e poco dopo gli Amorphis hanno fatto un intero album sul Kalevala, accidenti!

Jonne, nella traccia finlandese “Petoeläimen Kuola” l’unica voce presente è la tua; il suo corrispettivo inglese, “Predator’s Saliva”, invece è stato trasformato in un duetto (in cui intervengono i vocalist dalle band Tornado e Swashbuckle, Pat Henry e Joey Severance, ndr)…

Jonne: Quando siamo stati in tour negli Stati Uniti è stato proprio Pat a propormi di fare qualcosa insieme, ed è così che è nata “Predator’s Saliva”. È una canzone di per sè molto aggressiva, e con questi due vocalist abbiamo mantenuto, anzi, amplificato questa aggressività.

L’ultima volta che siete stati qui in Italia è stato in occasione dell’Heidenfest, a ottobre dell’anno scorso; ora siete tornati da headliner. Cosa apprezzate di più dei festival e cosa dei tour da protagonisti?

Jonne: Beh, nei festival la gente è così lontana da te ed è difficile entarci in contatto…
Jarkko: Quando sei in tour da headliner devi suonare per ultimo e se vuoi socializzare dopo il concerto non puoi, perchè se ne sono già andati tutti. I festival sono l’occasione ideale per conoscere gente. Per esempio, parlando proprio dell’Heidenfest, eravamo tra gli ultimi a suonare ma non gli ultimi in assoluto, perciò abbiamo avuto tempo di rilassarci, mangiare, farci una doccia e divertirci con chi era venuto ad assistere, ed è una cosa che ho apprezzato moltissimo.

Parlando di concerti, preferite suonare nei locali o all’aperto?

Jarkko: Ogni situazione ha i suoi lati positivi. Nei locali è più semplice entrare in contatto con le persone, l’atmosfera è più intima e la gente paga per vedere te. All’aperto, specialmente in occasione dei festival, non è sempre così, ti ritrovi a suonare davanti a persone che sono lì per vedere altre band, ma quando il pubblico balla e si diverte durante la tua esibizione è davvero molto gratificante.

Alcune vostre canzoni sono dedicate agli alcolici e al bere, ragion per cui molti chiamano il vostro genere “Beer Metal”. Personalmente, non concordo con questa definizione. Cosa ne pensate?

Jarkko: Noi scriviamo anche molte canzoni che non parlano di alcool, ma alla gente piace enfatizzare le nostre “drinking songs”. Magari scriviamo dieci canzoni serie e una sul bere e tutti si ricordano solo dell’ultima. Personalmente questo mi rattrista, però siamo noi a metterle nei nostri album, non abbiamo il diritto di lamentarci.

Se aveste la possibilità di organizzare un vostro festival, quali band chiamereste a suonare con  voi?

Jarkko: Oh no, no, no, noi non suoneremmo a quel festival! Noi chiameremmo le band e rimarremmo a cazzeggiare nel backstage, è la cosa migliore che potremmo fare! (scoppia a ridere).

Avete mai considerato l’idea di scrivere un album a tutto folk, senza strumenti elettrici, usufruendo solo di strumenti tipici e acustici?

Jarkko: A dir la verità sì, ci avevamo pensato ma… diciamo che ce ne siamo dimenticati.

Bene, l’intervista è conclusa, vi ringrazio per la vostra disponibilità, in bocca al lupo per stasera!

Jarkko: Grazie a te, goditi lo show!