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Void of sleep

In occasione del concerto di lancio del meraviglioso debut album dei Void of sleep ho colto l’occasione per intervistare i quattro ragazzi ravennati. L’ora era tarda, la quota di birre consumate cominciava ad essere considerevole, quello che ne è venuto fuori è un’intervista a ruota libera che evidenzia l’entusiasmo e la vera passione per la musica dei ragazzi. Il batterista Allo ed il bassista Paso in particolare si sono dimostrati due soggetti veramente incredibili, persone piacevoli con cui si potrebbe parlare di musica per ore senza stancarsi mai. Sfortunatamente alcune parti molto esilaranti devono essere tagliate perché la birra rende fin troppo loquaci…

Sono qua con i Void of sleep che hanno appena finito il concerto. Allora, vorrei fare questa intervista un po’ a ruota libera per far capire che noi emiliani e romagnoli siamo…

(Gale) Sanguigni!

Esatto! Allora, prima volta che avete potuto far sentire i brani nuovi dal vivo, l’impressione com’è stata?

(Gale) Beh, in realtà non è stata proprio la prima volta…

Bon, ho già detto la prima cazzata…

(Gale) No, dai, tranquillo… Diciamo che è la prima volta che presentiamo i brani in un ambiente che può accogliere in una maniera seria la cosa, con buoni suoni, un bel pubblico (300 persone, nda), per i nostri livelli decisamente numeroso. L’impressione è stata decisamente buona.

(Burdo) Secondo me meglio di così non potevamo chiedere! In genere quando gli eventi vengono pubblicizzati solo in rete, di duecento persone che confermano la presenza in realtà ne vengono trenta se va bene, invece stasera è stato decisamente figo!

Sì, ho visto un coinvolgimento del pubblico notevole. Ovvio che giocavate in casa, però voi ci avete messo del vostro.

(Burdo) Sì, anche se molti, anzi, la maggior parte non conoscevano i pezzi. Speriamo che abbiano comprato il disco!

(Gale) Beh stasera abbiamo fatto più di (censura) euro di merchandising…

Shh, non ditele ste cose, che l’invidia è una brutta bestia e in Italia sparlare dei gruppi è l’hobby principale!

(Burdo) Beh tanto non va su l’intervista audio no?

No, la devo trascrivere!

(Gale) Allora taglia quella cosa lì! (visto?, nda)

(Burdo) Anche perché poi di sicuro la prossima volta suoniamo davanti a dieci persone!

(Si comincia a divagare e si parla del registratore portatile…)

(Allo) Sai se io avessi quel lavoro lì quante stronzate che registro?

(Gale) Ma sai quante ne dici anche senza?

(Allo) Eh, pensa se mi mettessi a registrarle…

Ok ricomponiamoci e parliamo un attimo della registrazione dell’album….

(Gale) Oh, tiriamo in ballo il nostro deus ex-machina… (riferendosi al bassista Paso, anche titolare dello studio 73 dove è stato registrato il disco)

(Allo) Adesso sono cazzi tuoi e di quell’affare lì! (riferendosi al registratore)

Bene! Allora, i suoni sono indubbiamente la prima cosa che colpisce chi ascolta questo tipo di sonorità da qualche tempo. Da dove sono usciti questi suoni caldi, morbidi, dal sapore vintage?

(Paso) Beh, diciamo che a livello di registrazione siamo stati avvantaggiati dal fatto che come fonico ho a che fare con musicisti di un certo livello, per cui è stato abbastanza semplice. Poi posso dire che ce la siamo giocata abbastanza bene, perché abbiamo lavorato tantissimo in pre-produzione. Ci siamo confrontati molto, parlando su cosa andava e cosa no. Poi pensa che anche durante la registrazione abbiamo fatto della pre-produzione! Dopo aver registrato basso e batteria abbiamo fatto pre-produzione di chitarra e voce, per capire in anticipo cosa poteva funzionare meglio. Non abbiamo speso tanto in termini di tempo, ma quello che avevamo l’abbiamo sfruttato al massimo, quindi le scelte di cui mi parlavi sono venute naturalmente.

Altre cose particolari da aggiungere sui suoni o la registrazione?

(Burdo) Non abbiamo lavorato più di tanto sui suoni…

(Paso) Esatto, abbiamo usato la nostra strumentazione e niente di più…

(Allo) Quello che senti è quello che siamo, ogni prova e ogni concerto che abbiamo fatto ha contribuito a creare il nostro suono che è quello che trovi sul disco. Le nostre esperienze si sono amalgamate nei Void of sleep. La base era quella, in studio abbiamo ritoccato e riarrangiato delle cose un po’ più particolari, senza snaturare quello che siamo.

Effettivamente la mia impressione è che quello che c’è su disco sia anche quello che ho sentito dal vivo stasera.

(Paso) Ti dirò, su disco ci sono tantissime sovraincisioni, ma sono cose microscopiche messe giusto per sottolineare o enfatizzare un passaggio. Questo perché dal vivo abbiamo una certa resa, mentre magari ascoltando il disco in cuffia certi dettagli meritano un’attenzione maggiore. Dal vivo il volume e la “botta” aiutano molto la resa di certe parti, mentre il disco è una dimensione differente, quindi abbiamo lavorato su qualche dettaglio arrivando a fare un arrangiamento molto complesso, sia di voce che di chitarra. Comunque abbiamo sempre tenuto presente la nostra dimensione live, quindi questo arrangiamento è stato fatto con l’intenzione di riuscire a trasmettere su disco la stessa resa che diamo dal vivo.

Il fatto che siate insieme giusto da un paio di anni ed abbiate già questo tipo di maturità è merito delle vostre esperienze precedenti o di un’alchimia particolare che si è venuta a creare tra di voi?

(Allo) Sicuramente è merito delle nostre esperienze precedenti. Prima dei Void of sleep abbiamo tutti suonato in molti gruppi di generi differenti. Questo è il punto secondo me. Abbiamo suonato e abbiamo sviluppato idee in progetti diversi che si sono amalgamati nei Void of sleep.

Domanda a bruciapelo. Chi è tra di voi che è malato dei Tool?

(risate generali) (Gale) Tutti, ma i più malati sono i due della sezione ritmica! Prova ad ascoltare le linee di basso…

(Paso) Per me Aenima è sicuramente uno dei dieci album più importanti nella musica…

(Allo) Invece per me è Lateralus! Quello che ci tengo a precisare, anche riguardo a questo, è che la nostra alchimia si è venuta a creare anche per l’estrema apertura di ognuno di noi a livello musicale. Non ci fossilizziamo su un determinato genere e questo è uno dei nostri segreti.

Infatti ho parlato di Tool perché è una delle prime volte che la loro influenza viene fuori in un gruppo del vostro genere. Ma ce ne sono veramente una valanga, dallo stoner puro degli anni 70 fino ad arrivare ad un pizzico di hardcore…

(Allo) Infatti, quello che è venuto fuori dalle recensioni che sono state scritte finora, e che per fortuna sono veramente buone, è che si sentono varie sfumature, ma però il risultato generale è assolutamente Void of sleep!

(Gale) Ma però non si dice, cazzo!

Non ti preoccupare, lo taglio…

(Allo) Mettilo, mettilo! In Romagna si dice “ma però” e “ho rimasto”! Oppure quando vuoi dire che fai una cosa subito si dice “adesso dopo”!

(Segue parentesi di esilarante discussione su vini emiliani e romagnoli, rivalità calcistiche e grigliate che sono costretto a tagliare)

Paso, sono curioso di sapere la tua opinione sulla scena attuale e sui metodi di registrazione degli album. Tu come lavori nello specifico?

(Paso) Beh, io non voglio parlare male di altri produttori perché devo lavorare! Ti posso dire come piace lavorare a me… Vedi, è facile riuscire a sentire dove un disco suona male, dove ci sono errori o il suono potrebbe essere migliore. Quello che è più difficile è capire le caratteristiche migliori di un gruppo, i loro punti di forza e di conseguenza valorizzarli. Io preferisco suggerire ai gruppi gli elementi del loro sound su cui lavorare in positivo, in modo che dal mio studio esca comunque il loro disco che conserva la loro identità.

Bene, torniamo a bomba su di voi! Ci sono molti brani nell’album che sembrano la fusione di due canzoni in una. L’esempio più lampante per me è “Wisdom of doom”. Come vi è venuto questo processo di fusione?

(Allo) Anche questo è un processo completamente naturale. Vedi, in realtà “Wisdom of doom”, anche se ha una parte centrale molto diversa come atmosfera, è nata proprio così, non sono due pezzi fusi insieme! Il fatto è che facciamo da sempre molte jam, improvvisando su un riff che qualcuno aveva inventato a casa. Per questo trovi molte divagazioni sul tema principale. In questo caso ci è venuto naturale mettere quella parte centrale così psichedelica, per alleggerire la canzone che aveva l’inizio abbastanza pesante.

(Paso) E ti dirò di più! “Lost in the void” è nata proprio così! Gale era lì in studio che stava provando un riff di chitarra, io arrivo col mio basso, lo seguo, mi metto un po’ a divagare come mio solito, lui mi viene dietro e nasce la struttura del brano. Vedi, molto spesso le nostre cose vengono fuori naturalmente, senza un processo studiato a tavolino.

Diciamo che è un processo old school, che sfrutta la sinergia tra i vari componenti e che si riflette anche nello spirito delle canzoni, no?

(Gale) Assolutamente. E ti dirò di più! Tutte le volte che uno arriva con un riff che pensa che spacchi puntualmente viene smontato e rielaborato insieme agli altri. E anche il batterista, che in genere non conta un cazzo…

(Allo) Grazie!

(Gale) Lui, nel nostro caso, riesce sempre a metterci qualcosa di suo. Ad esempio può essere che ti dimezzi il tempo e ti rendi conto che così quel riff rende molto di più. Allo nel nostro caso è importantissimo nella composizione e ogni membro dei Void of sleep è coinvolto direttamente nella realizzazione dei brani.

(Allo) Volevo riallacciarmi un attimo a “Lost in the void” che era stata tirata in ballo prima, questo è assolutamente il nostro brano più rappresentativo, direi il nostro manifesto, anche perché è l’ultimo che abbiamo scritto e quindi è quello dove traspare maggiormente la nostra maturità. Tra i nove brani che abbiamo composto…

Beh ne mancano due all’appello!

(Gale) Non è detto che prima o poi non riusciamo a farli uscire… The alcoholic blues, che è il nostro primo brano in assoluto, lo trovi su YouTube suonato tra l’altro qua al Bronson. Ci si può lavorare sopra, ma per ora è un po’ troppo rock’n’roll e semplice rispetto agli altri brani, non c’entrava molto con lo spirito del disco.

(Allo) Sì, poi avendo deciso che l’album non doveva avere una durata eccessiva e considerando che i nostri pezzi non vanno mai sotto i cinque minuti, abbiamo scelto i migliori che sono poi quelli che si trovano sull’album.

(Paso) Quelli che abbiano scartato sono o un po’ troppo rock’n’roll o troppo metal, bella ma decisamente thrashona, fuori dal contesto, meritava un po’ di studio in più. Vedi, la naturalezza con cui scriviamo ci porta anche a valutare la coerenza di un brano. Tornando sempre su “Lost in the void”, l’abbiamo provata una volta seguendo la classica “forma canzone”, poi contando i giri ci siamo resi che erano tutti dispari. Anche facendo le cose un po’ più normali, perché uno dei pochi 4/4 che abbiamo scritto, ci viene sempre fuori qualcosa di strano perché in questo caso manca la continuità tipica della canzone…

(Allo) Comunque è un 4/4 accentato…

(Paso) La cosa che ci aiuta molto, che per me è importantissima, è che noi quando siamo in sala prove registriamo veramente tutto. Sai, magari quando sei a casa, una cosa che sembrava una cavolata riascoltata con attenzione diventa interessante, e viceversa quello che pensavi fosse un riff esagerato fa cagare.

(Allo) Ma in realtà è nato tutto perché da una volta all’altra non ci ricordiamo mai i riff!

Se posso dire una cosa che mi è piaciuta particolarmente del vostro disco è la positività che trasmette. Ultimamente va tanto lo sludge cupo e angosciante, invece voi, considerando che comunque lo sludge è giusto una punta dei Void of sleep, avete un suono che prende proprio bene…

(Paso) Beh, qua c’è da considerare una cosa importante. Noi siamo italiani e soprattutto siamo romagnoli. Abbiamo la riviera, il mare, il motorino elaborato, fidati che sono tutte cose che si sentono. Anche se ci mettessimo con tutto il nostro impegno a tentare di fare lo sludge più malato come si fa nelle periferie americane più degradate non ci riusciremmo. Noi abbiamo la nostra cultura, la nostra vita che è qui, e per quanto male vada l’Italia la nostra vita è positiva. Non riusciremmo a fare musica uguale agli americani o agli inglesi, sarebbe impossibile perché tutto il nostro bagaglio culturale, e non va mai dimenticato quanta cultura ci sia in Italia, ci porta ad essere quello che siamo. Quindi diciamo che facciamo musica americana rivista in chiave italiana.

(Allo) Esatto, non non ci siamo mai ispirati apertamente a qualche gruppo, ognuno ha le sue passioni musicali che influenzano il suo modo di suonare, ovvio, ma il nostro intento è sempre stato di creare qualcosa che rappresentasse solo noi. Poi è normale, io e Paso possiamo buttare giù qualche linea ritmica che ricorda i Tool, ma dal momento che entrano in gioco i riff di chitarra tutto prende un’altra dimensione.

(Paso) Poi è anche importante dire, che per quanto a volte ci sia provincialsmo e ci si tenda a considerare un po’ come realtà separate, anche i rapporti tra le band italiane e le influenze reciproche non sono da sottovalutare. Io ad esempio come bassista devo tutto a quello degli At the soundawn.

Ultime due domande velocissime perché i buttafuori ci guardano minacciosi. La valanga di recensioni positive che avete ricevuto finora è un piacere o vi mette pressione?

(Paso) No, ti assicuro che è un grande piacere e ci ha un po’ spiazzato perché non ce l’aspettavamo assolutamente.

Contate di suonare al Roadburn? Quest’anno è un po’ improntato sul black, ma magari in un’edizione più stoner vi ci vedo!

(Burdo) Ci hanno nominato disco del giorno sul loro sito ed è stata una cosa apprezzatissima, anche come visibilità che ci ha dato. Se loro vogliono, noi ci siamo e ce la giochiamo!

Ultimissima domanda per spendere due parole sull’etichetta, mi sembra che l’Aural stia facendo un ottimo lavoro e rappresenta un ottimo connubio tutto italiano.

(Burdo) Ci sta supportando alla grande, non potevamo chiedere di meglio! Tempestiva, sempre presente, con un supporto costante anche nel segnalarci le recensioni.

Ho visto che infatti le recensioni arrivano veramente da ogni parte del mondo. Ottimo segno e un’ottima promozione di quello che sappiamo fare noi Italiani.

(Allo) La scena italiana si sta risvegliando e si sta muovendo. Se ne stanno accorgendo anche all’estero ed è veramente un buon segnale per il futuro. Stiamo facendo qualcosa di buono in Italia.

(Paso) Mi sa che salteranno fuori tante belle cose negli anni a venire…

(Allo) E gente come te fa crescere la scena italiana!

Troppo gentile! Grazie per la chiacchierata e a presto!