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Luca Turilli’s Rhapsody – Luca Turilli

Approfittando della calata italiana dell’armata dei Luca Turilli’s Rhapsody, abbiamo scambiato due chiacchiere con Luca Turilli in quel di Roma. C’è sempre una sorta di timore ad avvicinarsi ad un personaggio che è stato per decenni un eroe personale, ma nel caso di Luca Turilli si può tirare un sospiro di sollievo: tutto ciò che emerge dai testi e dalla musica di questo grande compositore è genuino e reale. Abbiamo parlato non solo di musica, ma di sensazioni ed esperienze che riconciliano con il mondo, che ci ricordano perchè ha ancora senso seguire un musicista nella sua produzione e perchè è così appassionante seguire un tour, per toccare con mano l’empatia che accomuna chi vive di grandi emozioni. Rilassato, sorridente, divertente e allo stesso tempo profondo: questo è stato per noi Luca Turilli. Ora prendetevi qualche minuto di relax ed immergetevi in una lettura che vi lascerà davvero qualcosa in più.

– Ciao Luca! Benvenuto, anzi bentornato qui da noi di Heavyworlds!

Luca: Il piacere è mio, anzi grazie per l’invito!

– Allora, noi di HW siamo stati un po’ in giro per l’Europa con voi, vi abbiamo seguiti in questo tour e ci sembra che sia un grande, grande trionfo. Qualche impressione a caldo?

Luca: Grazie mille, troppo buoni! Ma sì vedi, per noi è sempre fantastico andare in giro per l’Europa, anche perchè i Rhapsody per tradizione non hanno mai fatto molti tour, me ne ricordo cinque in quindici anni! Per cui immagina, adesso 28 date in giro per l’Europa è una cosa bellissima. Parlo specialmente per me, quando sei un compositore, quando componi musica magari per un anno, nello studio di casa, come nel caso dell’ultimo album, è una cosa bellissima poter canalizzare tutte queste vibrazioni, questa energia che poi trasformi in musica. Però il secondo momento bellissimo per un compositore è quando incontri i fans, per 28 concerti bellissimi in giro per Francia, Spagna, Italia soprattutto, ma anche nell’Est dell’Europa è stata un’esperienza fantastica! Bellissimo incontrare la gente, sentire tutto quello che ti devono dire, magari che aspettano di dirti da tantissimo tempo! Penso che solo quest’anno faremo più concerti di quanti non ne abbiamo fatti negli ultimi dieci anni!

– Infatti, l’idea dei Rhapsody, di tutto ciò che è stata la tua storia fino a questo momento è naturalmente sempre presente, abbiamo seguito tutta la vicenda con molta attenzione, tra le poche nel music business ad essersi risolta in amicizia. Mi sembra che ora tu stia tirando le fila di tutta questa esperienza, raccogliendo qui tutte le sfumature che riportano ai Rhapsody, ma anche alla tua carriera solista, con molta ispirazione in più. Sembra un’unità più armoniosa, omogenea, una struttura che funziona e ha l’aria di riservare molte sorprese. Cosa ci dobbiamo aspettare ora?

Luca: Diciamo che c’è un po’ di tutto, sì! Come dicevo prima, non mi sento tanto il compositore quanto il canalizzatore di tutto questo, dell’energia circostante, energia positiva spero! Almeno, la gente la recepisce in tal modo e di questo ne vado fiero, ma di base l’ide è sempre la stessa: la passione per il cinema, per i suoni epici, per le musiche di tipo bombastico. Tutto perchè arrivi il messaggio, perchè le liriche dei Rhapsody sono importantissime e devono arrivare con grande impatto emozionale agli ascoltatori, questa è una cosa fondamentale per me! Le liriche hanno la stessa importanza della musica, come messaggio, come comunicazione ed evoluzione spirituale; trattiamo di metafisica, dei misteri del pianeta, tutte quelle cose che aiutano anche noi stessi a capire il sistema vita.


– I testi tra l’altro in italiano, un risultato meraviglioso che avete riscoperto. Che risposta avete avuto in tour ai pezzi in un italiano dal gusto antico, che li rende ancora più affascinanti?

Luca: Sì è bellissimo perchè ad esempio, quando siamo andati in Repubblica Ceca addirittura le persone cantavano le frasi in latino, una cosa incredibile! A Budapest il pubblico cantava in latino e in italiano, senza nemmeno conoscere queste lingue, una cosa incredibile, un’emozione veramente particolare. All’inizio, quando ancora ne parlavo con Alex Staropoli nei vecchi Rhapsody, il primo tentativo era stato quello di “Lamento Eroico”, come testo italiano leggermente ricercato, e mi ricordo in quel periodo Alex mi diceva “Ma forse è troppo rischiso, all’estero non capiscono”, poi invece abbiamo iniziato e via! Per me sai, scrivere in italiano è molto meglio che scrivere in inglese, perchè ti esprimi in maniera differente, più appropriata, riesci ad approfondire certi argomenti in maniera più specifica, quindi sì… viva l’italiano!

– Io ricordo una scena bellissima a Wacken 2011, proprio su “Lamento Eroico”, con una distesa di teste provenienti da tutto il mondo tutte a cantare in italiano!

Luca: Ah sì certo, mi ricordo! Ecco è proprio così, è stato divertente!

– L’idea di aver lottato fortemente per l’orgoglio italiano ed esserne diventato un vero simbolo, come ti fa sentire? Nel metal, questo risultato è stato raggiunto pienamente da te per primo, negli anni ’70 l’italiano veniva usato moltissimo, ad esempio dai gruppi progressive, nel metal sei tu!

Luca: Bellissimo,bellissimo! Abbiamo moltiplicato i titoli cantati in italiano, di album in album, e sono stati accettati. C’è solo un problema di fondo, che qualche fan di qualche paese straniero ti chiede la traduzione, solo che è difficile tradurre questo italiano antico, puoi spiegare a grandi linee di cosa parla la canzone, però non è possibile una traduzione via Google, come tanti ti propinano! Ti dicono “Ah ho scoperto cosa vuol dire” e tu “No, non è esattamente questo il significato!”. L’italiano è una lingua così, da Dante Alighieri, io sono un grande fan, è il più grande di tutti.

– Oltre alla parte linguistica, ai testi, è molto importante l’impatto visivo, è incredibile: l’aggettivo “Cinematic” è sempre più calzante, non è solo un’etichetta. Come studi questo aspetto, cosa ti ispira ed influenza?

Luca: Le stesse emozioni che abbiamo quando sediamo al cinema, di fronte al grande schermo. Qualche immagine, musica, tanta emozione… è quello che tentiamo di ricreare attraverso la musica dei Rhapsody. Anche dal vivo usiamo le videoproiezioni, non riuscirei più ad immaginare un concerto senza video o senza ospiti, come i coristi questa volta, che aiutano moltissimo oltre che dal punto di vista sonoro, anche da quello visivo, aiutano a creare una certa atmosfera. Finora sembra che abbia funzionato, la gente adora questo tipo di cose!

– “Prometheus”, l’album che state portando in tour, è un incastro perfetto di moltissimi elementi, che cosa vi ha dato più soddisfazione in un risultato eccellente sotto ogni aspetto?

Luca: Ah bè, grazie! Per me le liriche sono importantissime, erano talmente profonde che qualcuno diceva che non vogliono dire niente! [ride di gusto, ndF] Tipico, no? Mi ricordo quando abbiamo scritto “Lamento Eroico”, c’era un fan in un paese straniero che domandava la traduzione della canzone e un fan italiano gli ha risposto: “Ma no, non preoccuparti, non significa niente!”, bellissimo! Queste sono perle divertenti, ci devono essere! Invece questa volta, per “Prometheus”, tre mesi solo per preparare i testi: c’è una prima fase di canalizzazione, poi dopo c’è la forma, due fasi quindi, una di ispirazione e poi la parte importantissima della forma, come impostare il testo abbianto alla musica, eccetera. Si tratta di un processo molto particolare, spirituale diciamo, quello che conta per me è cuore e anima, lo dico sempre ed è quello che ci diciamo tutti anche prima di salire sul palco: avere i ricettori aperti per l’energia positiva, dopo cerchiamo di costruire le canzoni per parlare di questi argomenti in maniera molto profonda. Anche perchè adesso sento di poterlo fare in maniera più profonda, praticando yoga, meditazione, questo tipo di pratiche, scopri di avere un’altra percezione della realtà, un’altra consapevolezza che ti permette di costruire delle liriche e comunicare in modo più profondo, offrendo diverse chiavi di lettura. Queste cose sono basate sul Corpus Hermeticum, su queste grandi opere del passato con questa grande saggezza antica; a me piace proprio il momento in cui la scienza, vedi oggi con le onde gravitazionali e con tutte le scoperte che ci saranno negli anni, chiude il cerchio. Le conoscenze di metafisiche non sono provate, appartengono alla saggezza antica, ad esempio tibetana, indù, ma alla fine il modo in cui il cerchio si chiude è fantastico, la scienza semplicemente conferma quello che si sapeva già.

– Questa è proprio una delle cose che volevo chiederti, da tanto tempo! In questo lavoro le influenze rintracciabili sono molteplici ma anche la mitologia, l’amore per la storia, per la filosofia, per l’alchimia, per la teologia. Come riversi tutto nei tuoi testi? Come scrive Luca Turilli?

Luca: Ma guarda, quando inizi a fare yoga di un certo tipo, non parlo solo degli esercizi fisici, come la presentano dal punto di vista occidentale, parlo di meditazione con esercizi di respirazione, che ti cambiano proprio il modo di camminare su questo pianeta! Cominci ad imparare a respirare, perchè lo abbiamo un po’ dimenticato, normalmente respiriamo usando solo piccole percentuali del corpo, solo con i polmoni, in modo limitato. Quando inizi a respirare davvero, ti senti pieno di energia, di voglia di fare, invece di prenderti delle droghe è come se avessimo una droga naturale in corpo, basta risvegliare certi meccanismi. Per cui, alla fine queste cose non sono un hobby, come dedicarsi per un’ora alla lettura di un libro, quando inizi a fare queste cose ti investono completamente, per cui diventano parte integrante della tua vita e della tua esistenza, in qualsiasi modo tu voglia comunicare questo diventa l’aspetto fondamentale di tutto.


– Quindi possiamo dire che per te il processo creativo è un processo continuo, è il “cogito ergo creo”… [“Il Cigno Nero” cit. ndF]

Luca: Sì certo, assolutamente! Cogiro ergo creo. Riassume perfettamente il concetto! Ormai è assolutamente dimostrato, anche dalle nuove scoperte di meccanica quantistica, noi siamo l’ologramma dell’universo, il microcosmo che riflette il macrocosmo dove i meccanismi, in scala ridotta, sono gli stessi. Sono i meccanismi che regolano il funzionamento di tutto ciò che c’è intorno a noi, per cui alla fine quando lo scopri e attivi veramente questi meccanismi, diventi un’altra persona!

– Tra poco ripartirete per il Nord America, in compagnia dei Primal Fear. Sarà una nuova avventura!

Luca: Sì infatti, un’avventura particolare, non abbiamo mai fatto un tour in Nord America da co-headliner, sarà bellissimo penso, 70 minuti a testa, in giro per America, Canada, come non abbiamo mai fatto!

– Cosa ti porterai dietro, c’è qualcosa che non deve mai mancarti durante questi lunghi viaggi?

Luca: Una valigia gigantesca come al solito, purtroppo! è quello che odio quando vado in giro per il mondo, ma cosa vuoi… ovunque vai, trovi gente nuova, culture diverse, per un’ora almeno tutti dimenticano l’ambiente circostante e si sentono connessi con te, perchè tu sei connesso con loro. Sia che andiamo a suonare in America o in Australia, c’è sempre questa cosa, scopri questa empatia, che è maggiore o minore in base alle persone e ai luoghi, ovviamente! Nei paesi più freddi devi portare più grinta, per ottenere una risposta! Però quando riesci ti dà una grande soddisfazione!

– E nel vostro spettacolo di energia ce n’è parecchia! Quello che arriva è veramente grandioso, bellissimo, Penso che ieri sera a Bologna ci sono stati dei momenti molto intensi e che anche voi abbiate avvertito questo flusso continuo tra voi e il pubblico.


Luca: Hai ragione, non me l’aspettavo a dire il vero! Già tre anni fa avevamo fatto un concerto a Bologna, bellissimo nella mia memoria anzi, uno degli highlights dell’ultimo tour, però questa volta è stato ancora più speciale! Poi abbiamo suonato due ore, che per noi ormai volano: all’inizio, i primi due giorni in Francai, sentivi le due ore! A metà concerto ti chiedevi come fare a suonare per un’altra ora! E invece dopo cinque-sei date, è incredibile come la relatività di Einstein funzioni alla perfezione! Ora volano due ore, sembrano passati dieci minuti e già devi presentare l’ultima canzone, la gente non si rende conto, è incredibile…


– Un po’ come il tempo di questa intervista, visto che siamo arrivati già alla fine!

Luca: Ah sì? Veramente? Non me ne sono accorto, visto quando si fa una bella esperienza, il tempo vola e non basta mai!

– Grazie, ma noi ti dobbiamo ringraziare davvero per tutto, per tutto quello di cui abbiamo parlato, è stato un vero piacere! Vorresti dire qualcosa ai nostri lettori? Vuoi dare qualche apertura verso il futuro?

Luca: Grazie, troppo gentile! Bè sì sai come funziona per i Rhapsody, ci vuole tanta preparazione per un nuovo album. Adesso, una volta tornati a casa, prima cosa mettiamo giù le coordinate del nuovo album, come ti hod etto, per “Prometheus” c’è stato un anno di lavoro dietro, adesso per il terzo dei nuovi Rhapsody non ci sarà bisogno di tanto tempo, non vi faremo aspettare per tre anni!

– Ah bene, questa è un’ottima notizia!

Luca: Sì, penso che il 2017 dovrebbe essere il nostro anno, perchè dopo il Nord America andremo in Sud America e dovremmo tornare in Europa verso la fine dell’anno, ci auspichiamo.

– Se non sbaglio avete il Masters of Rock in Repubblica Ceca?
Luca: Intanto sì, quello è fissato, ma ci saranno altre offerte e appena rientriamo renderemo ufficiale tutto, sulla nostra pagina Facebook. Per il resto, abbiamo avuto tantissime proposte, non hai idea! Questo mi ha colpito veramente, dopo una release importante come “Prometheus” abbiamo scoperto quante persone nel campo dell’opera, delle orchestre sinfoniche in giro per l’Europa, siano fan della musica dei Rhapsody! Sicuramente prepareremo qualcosa di speciale per i nostri fans italiani, vediamo cosa succederà!

– Allora con questa bellissima notizia e grandissimi programmi per il futuro, ti ringrazio a nome di Heavyworlds e anche a nome mio, per tutto. Ciao Luca!

Luca: Grazie a te, è stato davvero un piacere e grazie ancora per l’ospitalità!