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MORTALICUM – Patrick Backlund

Doom e hard rock convivono allegramente, e felicemente, nella musica degli esordienti Mortalicum, band svedese all’esordio per Metal On Metal. Siamo andati a conoscerli meglio, grazie alle esaurienti risposte ai nostri quesiti forniteci da Patrick Backlund, bassiste e fondatore del combo.

Quando avete creato la band? Puoi dirci qualcosa di più sui primi anni di vita della vostra attività?

È stato nell’estate del 2006 che mi sono sentito ispirato dall’iniziare a scrivere musica che fosse più heavy e più diretta di quella che avevo composto fino ad allora. Un paio di amici (Robert, l’ex-cantante e Mikael, il chitarrista ritmico) mi hanno aiutato a testare le prime song che avevo scritto, ma allora non c’era ancora alcuna line-up dei Mortalicum. Ho continuato a scrivere musica ma nulla è successo fino alla fine del 2007, quando Henrik, il chitarrista solista, è entrato nella band e così a inizio 2008 la formazione è stata finalmente completata, con l’ingresso di Andreas alla batteria. Un anno dopo, nei primi mesi del 2009, c’è stato un piccolo ma significativo cambio di line-up, quando Henrik ha rimpiazzato Robert alla voce. Nel 2009 abbiamo suonato alcuni show nella nostra zona e rifinito le song del primo disco, prima di iniziare a registrarlo. Adesso l’album è uscito e ha ricevuto molte buone recensioni, siamo davvero contenti di questo.

Avete registrato il disco dopo il cambio di cantante: perché avete deciso di continuare con Henrik, già chitarrista, ad occuparsi delle vocals, invece di cercarvi un altro singer?

Sapevo che Henrik aveva una gran voce e dopo avere provato cosa era in grado di combinare alle prese con la nostra musica, ho sentito che era perfetto per noi. Credo che abbia un sound unico ed è una cosa importantissima avere un cantante ben distinguibile nella timbrica.

”Progress Of Doom” è molto vicino al classico doom sound, ma ha quel tocco di hard rock che rende la vostra proposta molto personale. Quale pensi che sia la qualità migliore del vostro debut?

Grazie, siamo molto contenti di sentirtelo dire! Il nostro primo disco ritengo sia un buon mix di canzoni non molto diverse le une dalle altre, almeno nella concezione di base. E’ un disco sempre heavy, ma con buone melodie e armonie. Penso non si debba insistere sempre sugli stessi elementi nelle canzoni, ogni song deve dare il suo contributo a rendere valido il disco, non ci devono essere filler.

Siete una delle poche doom band ad avere dei brani di facile presa, come ottenete questo risultato?

Può derivare dal fatto che abbiamo canzoni mediamente più veloci della media delle doom bands, grazie alle nostre influenze hard rock/heavy metal. Non bisogna per forza suonare lenti per essere heavy. Ma devo aggiungere che a noi, comunque, i pezzi lenti piacciono molto.

L’ultima canzone (“Damnation Of The Soul”) è la più doom dell’intera release: puoi dirci come è nato questo pezzo nelle vostre teste e come siete arrivati alla sua versione finale?

L’unica cosa che posso ricordare di quando abbiamo scritto il pezzo è che ho pensato: “Sto andando a comporre un brano così heavy che Henrik non crederà alle sue orecchie.” E la prima cosa che ha detto quando ha sentito la prima versione di questa traccia è stato pressappoco: “Che ti è successo, hai avuto un litigio con tua moglie o cosa?” Ah ah ah… Non ricordo altro, ma pensava davvero che fosse heavy as hell e credo che le sue vocals si integrino alla perfezione con delle sonorità del genere. A parte ciò, non è stata composta in maniera differente da tutto il resto.
L’inizio di ogni pezzo arriva generalmente da un riff di chitarra. Compongo la maggior parte della musica e dei riff con la mia chitarra, ma il riff principale di “Damnation Of The Soul” e della title-track sono stati scritti sul basso. Quando scrivo nuova musica, ogni riff è di guida per il successivo ed eventualmente questi portano a una nuova canzone. Per l’ultimo brano, avevo una vecchia lyric che si adattava alla grande alla musica.

Quale è stata la cosa più bella che avete letto riguardo alla vostra musica?

Alcune recensioni ti colpiscono davvero. Voglio dire, ci sono persone che hanno sentito il disco e lo descrivono in una maniera in cui non avremmo mai sperato che qualcuno potesse farlo, e sono opinioni formulate da recensori che hanno capito quali sono le nostre influenze e da quale tipo di ascolti proveniamo. Un esempio da un’intervista fatta da poco: ci hanno detto che le nostre dieci canzoni sono un grande ritorno alle radici della musica heavy metal. E’ bello sentirsi dire certe cose!

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C’è un tocco di Italia nel vostro album: la cover è un affresco del pittore italiano Luca Signorelli, che ritrae un dannato mentre viene condotto all’Inferno. A chi è venuta l’idea di usare questa immagine per la copertina di “Progress Of Doom”?

E’ stata una mia idea, che successivamente la nostra label ha reso possibile. Hanno fatto un grande lavoro nel rifinire il layout. Quando stavo cercando un disegno adatto alla copertina, mi sono capitati sotto gli occhi degli affreschi di Signorelli. Sono sicuramente dei grandi capitoli della storia dell’arte e mi sono subito accorto che si adattavano perfettamente ai temi trattati nelle nostre lyrics. Coincidenza ha voluto che il dipinto in oggetto fosse ad Orvieto, dove i proprietari della label dovevano andare da lì a poco per via di un festival di cinema horror, così invece che cercare immagini ad alta risoluzione su internet, hanno potuto scattare diverse fotografie direttamente nella chiesa in cui vi è l’affresco e il risultato finale è il migliore possibile.

Nella band avete tutti la medesima visione della musica, oppure vi sono conflitti relativamente alla direzione da dare alla proposta sonora del gruppo?

Di base abbiamo le medesime idee musicali. Certamente discutiamo molto su alcune canzoni, ma non li chiamerei conflitti. Anche se il leader della band ha molta voce in capitolo, è molto importante che ognuno senta sue le canzoni e possa esprimere le proprie opinioni su tutte quante. Altrimenti una band non potrebbe mai funzionare.

Avete avuto esperienze live nel corso del 2010?

Le esperienza di quest’anno, per ora, si fermano a un paio di date rifiutate perchè non di nostro gradimento per vari motivi e ad alcune promesse non pienamente mantenute, ma stiamo lavorando per riuscire a far qualcosa prima che l’anno finisca, c’è ancora un po’ di tempo. La buona notizia è che abbiamo fissato tre show in Inghilterra per il febbraio 2011, insieme a un paio di altre band, una delle quali sono i nostri compagni di etichetta Nomad Son. Stiamo anche cercando di organizzare altre date per l’anno prossimo, per cui credo che riusciremo a fare più concerti rispetto al 2010.

So che hai un’altra band chiamata Quicksand Dream. Che tipo di musica suoni con questo gruppo? Ci sono possibilità che il vostro unico disco “Aelin – A Story About Destiny” venga ristampato come release ufficiale?

I Quicksand Dream suonano epic metal e il demo/promo a cui ti riferisci è materiale su cui ho lavorato alla fine degli anni ’90. Dopo avergli fatto prendere polvere per dieci anni ho deciso di mettere tutto su myspace nel 2009. Ho cercato di promuoverlo in qualche maniera e ha ottenuto un minimo di promozione da Hellroadie dei Manilla Road (singer degli epic metallers statunitensi, n.d.r.). Successivamente ho avuto un aggancio con l’High Roller Records e la Planet Records e ho siglato un accordo con entrambe le label per avere il disco pubblicato su vinile (per l’High Roller, controllate il catalogo sul loro sito, ci sono delle belle chicche, n.d.r.) e su cd (Planet Metal). L’uscita dell’album in entrambe le versioni era stata pianificata per l’inizio del 2010 ma poi è slittato tutto, principalmente a causa della copertina scelta da me e da Goran (cantante) per il disco. Abbiamo posticipato l’uscita all’autunno 2010, ma ora è più probabile che esca nel 2011. L’album è vero old-school epic metal, questo è sicuro!

Quali sono gli album doom metal che avete apprezzato maggiormente negli ultimi anni?

Ad essere onesto fino in fondo, più che il doom prediligo i dischi hard rock ed heavy metal classico. Uno degli album recenti che ho apprezzato molto è “The Devil You Know” degli Heaven And Hell e non è un disco di puro doom. Come la nostra musica, d’altronde.

La Svezia è vista spesso come il paradiso delle metal bands: cosa ne pensi della scena del vostro paese? Ci sono realmente più opportunità che negli altri stati, per i musicisti metal, per avere successo?

Davvero? Non sapevo che la Svezia fosse vista in questa maniera dall’esterno. Guarda, non sono molto informato riguardo a quello che succede negli altri paesi sotto questo punto di vista, però penso che effettivamente i ragazzi svedesi abbiano parecchie chances per cominciare a suonare la propria musica. La ragione è che dalle nostre parti provengono molte ottime band, non solo di black/death metal, ma anche gruppi che suonano altri generi, coprendo un po’ tutto i sottogeneri del metal.

Quali sono le vostre speranze e i vostri obiettivi per il futuro?

La nostra speranza è che molte persone comprino il nostro disco e che possiamo avere molte possibilità di suonare dal vivo. Sì, direi che l’obiettivo primario della band è quello di suonare live il più possibile e sarebbe grandioso suonare in posti come Germania, Francia, Polonia e Italia. Ma come dicevano gli Ac/Dc, “it’s a long way to the top if you wanna rock’n’roll!”. Vedremo cosa accadrà, insomma.