Loading

Orphaned Land – Chen Balbus


Quando si deve intervistare una band è prassi riuscire a ‘bloccare’ il prima possibile i componenti chiave…una corsa all’impazzata tra le varie testate per intervistare i membri più ‘cool’ o anziani e influenti spesso porta a tralasciare un punto focale: contano i concetti di base e non solo la pubblicità e il marketing. Per cui al cospetto degli Orphaned Land, in tour ma senza uscite imminenti, trovare Chen Balbus (ovvero una delle nuove asce) al microfono è un vero piacere; di poche parole, timido in certi casi, porta comunque sulla nostra tavola la sostanza vera e propria di una band che in vent’anni ha saputo diventare inimitabile…

– Ciao Chen…prima di tutto benvenuto in Italia! Come vanno le cose in casa Orphaned Land?

Ciao a voi tutti!!! Il tour procede molto bene e abbiamo un’estate fitta di impegni. Qui fa caldo e sono un po’ provato, ma tutto sommato si avvicina molto al clima di casa (RIDE).

– “All Is One” è uscito ormai da molto tempo, per cui piuttosto che chiederti che ne pensi del disco voglio sapere come sono stati i responsi?

Beh, il fatto che siamo ancora in tour a supportare questo disco credo la dica lunga…a livello di feedback e di vendite è il miglior disco che la band abbia mai realizzato. E’ uscito dopo più di tre anni di silenzio, è un album più accessibile rispetto a quelli del passato ed è stato realizzato con maggiori mezzi, per cui si può dire che si tratti del “Black Album”, per dirla in termini ‘metallica’, degli Orphaned Land. I brani nuovi hanno avuto un notevole impatto anche dal vivo e questo ha sorpreso pure noi. Il mio responso, se può interessare, è positivo (RIDE).

– Come hai appena accennato, “All Is One” è un album dalle sonorità più ampie rispetto al passato e direi meno ‘metal’…come vi approcciate alla creazione delle songs? Fate ancora come un tempo, cioè in sala prove, oppure lavorate ognuno per proprio conto?

Oh, è un po’ strano a dir il vero…le idee escono singolarmente in qualsiasi momento della giornata, in macchina o al bar, e la necessità di registrarle diventa impellente. Non siamo dei pazzi che girano con dei microfoni per strada (RIDE), ma con i cellulari è molto facile canticchiarla e poi tirarla giù con uno strumento. Successivamente, al momento di fare il disco, ci si scambia materiale via mail…vivendo in una città molto viva e trafficata cerchiamo di fare la maggior parte di lavoro per conto nostro e di trovarci solo quando è strettamente necessario.

– E’ appena giunta notizia che in autunno effettuerete un tour acustico, anche se in passato avete sempre fatto mostra di questa vostra passione…com’è stato riarrangiare le vostre songs in versione unplugged?

Beh sai, essendo canzoni che hanno l’utilizzo di strumenti melodici ed etnici non è poi così difficile, perché di base già si prestano ad essere acustiche. Ovviamente bisogna trasportare le note o variare qualcosa nei riff per renderli più mansueti, ma il grosso del lavoro è comunque già predisposto. Il tour acustico europeo lo effettueremo tra settembre e novembre e dovrebbe esserci pure un coro con noi.

– Gli Orphaned Land sono la realtà metal del Medio Oriente più conosciuta al mondo…ma com’è la scena metal in Israele e nei paesi limitrofi in questo momento?

Beh, non conosco bene come sia la scena qui in Italia ma posso assicurarti che in Israele non è certamente il metal ad essere il genere più in voga…il pop sta dominando sempre più, pop che si rifà molto alla nostra musica tradizionale, ma il metal nutre di un discreto seguito. Nel nostro caso, come puoi vedere anche dal dvd live di qualche anno fa, abbiamo un fan-base fedele che ci permette di continuare il nostro percorso…è bello vedere i fans di vecchia data, ormai ultra-quarantenni, venire ai nostri concerti con i figli ed entrambi conoscere a memoria le nostre songs. Per cui, credo, che stiamo vivendo un momento d’oro e che questo ricambio generazionale dimostri che siamo sulla strada giusta.

– Il vostro sound ha sempre unito la parte metal con la parte folkeggiante della vostra regione. E’ difficile capire quale strumento utilizzare in un certo contesto, anche perché alcuni di questi sono propriamente etnici e non così facilmente accordabili?

Diciamo che ci vuole un po’ a capirlo, ma credo che per spiegare meglio debba fare un passo indietro…normalmente io ascolto poco o niente metal, per cui il mio orecchio è più abituato a concentrarsi sulle melodie che magari passano per radio; l’esercizio che faccio è quello di provare a pensare queste ‘frasi’ in chiave metal e capire se possono funzionare…per scriverle principalmente utilizzo la chitarra, il suono definitivo viene delineato successivamente, quando il brano ha già una forma approssimativa e un carattere modellato.


– …e quindi poi cercate di trovare lo strumento giusto?

(RIDE)…se si tratta di uno strumento a corda, normalmente lo compro e bohm. Può sempre essere utile anche in futuro.

– Ti faccio una domanda un po’ particolare: pochi giorni fa avete fatto uno show ‘speciale’ a Berlino. Come vi siete trovati a suonare nella capitale tedesca, anche perché voi siete israeliani?

(SORRIDE) Beh, è stato uno show molto intimo con la presenza di archi e di un coro, per cui la resa è stata oltremodo eccezionale. Posso dirti che era praticamente sold out e che la gente è rimasta attenta per tutta la durata, il che è stato davvero emozionante.

– Recentemente avete messo in scena, dal vivo, l’intero “Seventh Son Of A Seventh Son” degli Iron Maiden…come è nata l’idea di proporre proprio questo disco?

Beh, l’idea è venuta a Kobi (Fahri, il cantante) e a Uri (Zelha, il bassista). Il primo disco metal che hanno ascoltato è stato quello e per loro è da sempre un punto di riferimento, musicalmente parlando. Dal mio punto di vista è un album che adoro sotto ogni aspetto, perché è completo, per cui all’idea di proporlo dal vivo non stavo più nella pelle. Da “Moonchild” a “Only The Good Die Young”, chi l’avrebbe mai detto…ad ogni modo è stato uno show unico nel suo genere, un omaggio a uno dei gruppi a cui ci siamo ispirati maggiormente.

– Uri e Kobi sono gli unici membri superstiti della line up originale…come ti trovi a suonare con musicisti di un’altra generazione?

(RIDE) ah ah ah…beh sono davvero gentili e simpatici. Mi hanno messo subito a mio agio, sin dal primo giorno, e imparare da loro e ascoltare le loro storie è davvero fantastico. Forse, ironicamente, dovresti porre la domanda al contrario a loro (RIDE)…seriamente, pretendono molto ma ne vale la pena davvero.

Ultima domanda…nei vostri testi si parla di religione, di storia e leggende mediorientali. Come riuscite a capire quale testo sia perfetto per quella particolare song? Ad esempio “Brother”, che parla dell’episodio biblico di Ismaele.

Questa domanda, realmente, dovresti farla a Kobi. La parte dei testi è curata esclusivamente da lui, sia per le melodie che per le parole. Posso dirti che legge tantissimi libri riguardanti argomenti come religione e storia, oltre alla Bibbia o al Nuovo Testamento, e quando deve stendere un testo è solito rileggere certi passi diverse volte. Ti confido sinceramente che molte volte mi faccio raccontare la storia dei testi perché anche il suo modo di impostare gli argomenti è unico.

– Ok, siamo in chiusura…vuoi aggiungere altro?

Grazie Italia…per fortuna quest’anno ci vedremo più di una volta e spero di vedervi tutti davanti allo stage.

Grazie Chen!! Invito che Heavyworlds.com prenderà alla lettera!