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L’impero (svedese) colpisce ancora

Immaginatevi Gustavo Adolfo sul campo di battaglia a Breitenfeld nel lontano 1631 o Carlo XII a Fraustadt nel freddo febbraio del 1706. Avrebbero mai immaginato che qualche secolo dopo una cricca di 4+1 (scusa Joakim) capelloni svedesi sarebbero andati in giro per il mondo a tramandare le loro gesta in chiave power metal? Sicuramente no. Eppure così è andata la storia e la “metal crew” in questione ha anche raccolto un enorme successo. Il 28 settembre scorso infatti i Sabaton hanno raggiunto il traguardo del quadruplo disco di platino in Svezia con il loro sesto album “Carolus Rex” (2012).

Coincidenza vuole che il 2018 sia anche il 300esimo anniversario della morte di Carlo XII e, per celebrare l’obiettivo raggiunto, la band rende omaggio al protagonista delle vicende di “Carolus Rex” rilasciando la Platinum Edition del disco proprio oggi 30 Novembre, il giorno esatto della sua dipartita.

Carolus Rex è disponibile in 2 lingue, inglese e svedese. Registrato & Mixato agli Abyss Studios da Peter Tägtgren & Jonas Kjellgren. Prodotto da Peter Tägtgren. Masterizzato da Jonas Kjellgren. Rilasciato da Nuclear Blast. Artwork di Jobert Mello / Peter Sallai. (www.sabaton.net)

Nel 2012 quando questo disco ha visto la luce, la ricezione della critica e del pubblico è stata decisamente positiva. Molto è stato scritto sulla qualità di questo concept album e sulle vicende in esso narrate ed oggi ci sembra l’occasione perfetta per riascoltare “Carolus Rex” e riprendere posto tra le fila dell’esercito svedese alla conquista del Baltico ed oltre.

Dominium Maris Baltici

Sulle note solenni di questi secondi introduttivi veniamo condotti alle porte dell’Europa del Seicento. Le guerre di religione derivanti dallo scisma protestante infuriano ancora. La fede è nelle mani dei poteri temporali e spirituali un pretesto per accendere conflitti mossi da ben altri interessi. Alle alte latitudini c’è un progetto ambizioso in cantiere, un impero svedese (stormaktstiden, lett. Grande potenza), ed è da quel fondamentale crocevia che è il mar Baltico che bisogna partire.

Lion From The North”\”Lejonet Från Norden

1611. Velocissima, incalzante e incontenibile parte la seconda traccia… E con altrettanta inarginabile rapidità sale al trono Gustavo II Adolfo Vasa.

Ritratto di Gustav II Adolf, attribuito a Jacob Hoefnagel, 1624. (commons.wikimedia.org)

Messe al tappeto Danimarca, Russia e Polonia (nel frattempo nel 1618 tre gentiluomini fanno un bel volo fuori dalla finestra del castello di Praga atterrando su un soffice mucchietto di letame), il Sacro Romano Impero adesso è vicino. Lui, Gustavo Adolfo, messaggero e baluardo della fede protestante, punta direttamente ai principi luterani tedeschi soggiogati dalla fazione cattolica. Quale miglior modo per fomentare la partecipazione emotiva se non divulgare l’antica profezia (Legenden har spådd, gult och blått, Han fruktar ej svärd eller skott” La leggenda ha predetto, giallo e blu, lui non teme né spada né proiettile) che un giorno il leone dal nord (”Lejonet Från Norden”), il leone di mezzanotte (“der Löwe aus Mitternacht”) sarebbe arrivato a difendere la vera fede protestante contro l’aquila odiosa del cattolicesimo? Il coro suggestivo lo ripete: “Örn och lejon, klo mot tand, Satte världen uti brand” (Aquila e leone, artiglio contro dente, misero il mondo a fuoco). La guerra dei Trent’anni continua ancora più sanguinosa.

Gott Mit Uns

1631. Il ritmo corre meno veloce. Siamo avanzati attraverso la Germania invincibili e inarrestabili e adesso marciamo, colpo dopo colpo della batteria, verso il campo di battaglia di Breitenfeld, appena fuori Lipsia. Il leone si prepara a dare una zampata decisiva sul becco dell’aquila. L’armata del Sacro Romano Impero guidata da Tilly e Pappenheim viene schiacciata dalla superiorità tattica dell’esercito svedese alleato con la Sassonia e con Dio (“Gott mit uns”, Dio con noi). Purtroppo però la luce che brucia due volte più intensamente brucia per metà del tempo e nel 1632 a Lützen il mondo ascolta “l’ultimo ruggito di Gustavo Adolfo” (http://zweilawyer.com/2016/11/29/lutzen-1632-lultimo-ruggito-di-gustavo-adolfo/), caduto sul campo di battaglia dopo essere stato ferito più volte, continuando a combattere e ad incitare i suoi uomini fino al colpo mortale. Il suo coraggio in vita e le sue imprese memorabili gli valgono il titolo di “il Grande” (“den Store”).

A Lifetime of War”\”En Livstid i Krig

Il ritmo rallenta sempre di più. È il momento di una ballata malinconica con un ritornello corale monumentale. Chi ha avuto la possibilità di ascoltare dal vivo questa canzone soprattutto nella versione in svedese ed ha avuto i brividi alzi la mano!

La guerra continua lenta e tragica come questa ballad, non se ne vede una fine. I soldati muoiono sui molteplici campi di battaglia, la gente delle campagne è logorata dalla carestia e dalle malattie. L’Europa è in ginocchio sconvolta “da un conflitto di brutalità e ferocia che non ebbero eguali fino alle stragi industrializzate del Novecento” (http://www.warfare.it/storie/guerra_trentanni.html). “Långt hemifrån […] Och världen brann, För kriget det kan Förgöra en man, Jag ger mitt liv för mitt fosterland, Men vem saknar mig?” (Lontano da casa  […] e il mondo bruciò, perché la guerra può distruggere un uomo, do la mia vita per la mia patria, ma a chi mancherò?)

1648

Riprendiamo velocità, i riff tipicamente à la Sabaton e le fucilate della batteria ci accompagnano ad assediare Praga! Nell’estate del ‘48 in Europa finalmente si sta iniziando a parlare di pace ma il generale Königsmarck non ci sta. Dopo aver conquistato il Hradčany, la zona del castello, cerca di avanzare verso il piccolo quartiere Malá Strana ma la gente di Praga, insieme alle guardie imperiali, insorge e blocca le truppe svedesi sul Karlův most (ponte Carlo). La resistenza continua per mesi finché giunge notizia della pace di Vestfalia. “Unconquered city on Vltavas shore, Start of the conflict and end of the war […] And thirty years ago the war begun, It has returned to where it started” (Invitta città sulla riva della Moldava, inizio del conflitto e fine della guerra […] E trent’anni fa la guerra è iniziata, è tornata a dove è cominciata).

The Carolean’s Prayer”\”Karolinens Bön

Dopo una breve capatina in chiesa con le note introduttive dell’organo, un brano dal piglio imperioso ma non troppo ci presenta l’esercito svedese riorganizzato e rimesso a nuovo da Carlo XI nel 1682: i Karoliner.

Carolus Rex

1697. Nel firmamento della potenza scandinava si accende un’altra stella, quella di Carlo XII.

Karl II, anonimo, tra il 1697 e il 1718 circa.

Questa title track dal tono marziale e celebrativo ci instilla il più profondo timore reverenziale per il nostro nuovo giovanissimo sovrano. Nessuna alleanza, nessun giuramento, il suo potere non è legittimato dalla chiesa, il suo potere è divino e ne risponde solo al cospetto di Dio (“No allegiance, I will swear no oath. Crowned by god not by the church As my power is divine”).

Considerato troppo giovane e inesperto dai rivali, Karl mette “in un attimo” a tacere tutte le malelingue di Danimarca, Russia e Polonia cassando i loro sogni di gloria sui campi di battaglia e dando inizio alla Grande Guerra del Nord. Carisma e astuzia tattica. Ed un coro assassino delle coronarie si innalza: “I was chosen by heaven, Say my name when you pray To the skies. See Carolus rise” (Sono stato scelto dal paradiso, dite il mio nome quando pregate i cieli. Guardate Carlo trionfare).

Min vilja ske” (Sia fatta la mia volontà).

Killing Ground”\”Ett Slag Färgat Rött

1706. Questa canzone che è un’autentica e classica galoppata d’altri tempi ci spedisce insieme agli uomini di Rehnskiöld a Fraustadt in Polonia. Nonostante la schiacciante superiorità numerica, i nemici sassoni e russi non hanno scampo, una disfatta cruenta che ha il sapore della vendetta li aspetta. “Se hur ryssen ger sig, ber om nåd. Massmord, inte hjältedåd. Karoliner tar sin hämnd, Hedern är förlorad” (Guarda come i russi si arrendono, implorano pietà. Massacro, non eroismo. I Karoliner si prendono la loro rivincita, l’onore è perduto).

Poltava

1709. Un’altra poderosa cavalcata ci conduce non più verso il trionfo ma verso il baratro. Carlo XII, sprezzante del pericolo e sicuro dell’invincibilità del suo esercito, decide di andare a bussare direttamente all’uscio del suo arcinemico Pietro il Grande. Lo zar in tutta risposta accoglie gli ospiti facendo “terra bruciata” tutt’attorno. Sfiancati dalla rigidità dell’inverno e dalla scarsità di viveri, gli svedesi tentano di assediare Poltava con risultati disastrosi, i più fortunati sopravvivono per poi dileguarsi in ritirata nei boschi. “La carica della superiore cavalleria russa, più l’arrivo di rinforzi e un attacco della Guardia Imperiale mandò per la prima e unica volta in rotta il fior fiore dell’esercito svedese, distruggendo quell’alone di invincibilità che non riuscì più a recuperare.” (https://www.albertomassaiu.it/il-grande-impero-del-nord-ascesa-e-declino-del-regno-di-svezia/).

Long Live The King”\”Konungens Likfärd

Trecento anni esatti or sono. “È la sera del 30 novembre 1718, all’incirca le nove. Il re Carlo XII di Svezia sta supervisionando lo scavo di una nuova linea di trincee, con lo scopo di avvicinare il suo esercito alla fortezza di Friedrikshald” (http://zweilawyer.com/2016/12/19/la-morte-di-carlo-xii-di-svezia-un-caso-irrisolto/), in Norvegia. La seconda maestosa ed infelice ballata del disco si avvicenda mentre una pallottola trapassa il cranio del nostro ignaro re. Fuoco amico o la mano del nemico? “Trehundra år och ingen vet, hans döds hemlighet” (Trecento anni e nessuno conosce, il segreto della sua morte).

Ruina Imperii

L’ennesima canzone che incede con regale austerità, l’ultima. I cori dal tono tragico fanno presagire l’epilogo di questa storia: la rovina dell’impero. La supremazia della Svezia nella vivace storia dell’Europa si inabissa qui. “Fränder, bröder, vår stormaktstid är över […] Aldrig, aldrig, aldrig återvända” (Parenti, fratelli, il nostro grande potere è finito […] mai, mai, per non ritornare mai più).

 

Prima di “Carolus Rex” questi 110 (1611 – 1721) anni incredibili se ne stavano ben nascosti tra le pieghe della storia ma i Sabaton li hanno rispolverati, lucidati e messi bene in mostra perché ne potessimo godere tutti. Questo è uno dei punti di forza di questo stupendo concept album, puntare la luce su un argomento pressoché sconosciuto ed interessante almeno tanto quanto i cari vecchi e più inflazionati vichinghi. Non stupisce poi che il quadruplo disco di platino sia stato conquistato proprio in Svezia, d’altronde queste vicende fanno parte del periodo storico più prestigioso della storia della nazione e sono narrate/cantate sia in inglese che in svedese, madrelingua della band, nella quale le parole sono scelte più finemente e risultano decisamente più cariche di significato. Inoltre, data la varietà degli episodi trattati, “Carolus Rex” finisce per essere l’album più musicalmente originale e variegato di tutto il repertorio della band.

Con questo disco i Sabaton si sono davvero spinti oltre tutto ciò che avevano composto in precedenza senza però tradire il loro stile classico, diretto, tutto d’un pezzo, esaltato da cori potenti, ritmi veloci e riff orecchiabili che ai concerti muovono le masse e innalzano gli spiriti.

Il successo raggiunto da “Carolus Rex” è insomma pienamente motivato e meritato ma non finisce sicuramente qui, il tempo nel quale ci stancheremo di ascoltarlo è ancora lontano.

 

Fonti esterne:

https://www.sabaton.net/discography/carolus-rex-album/ 

http://zweilawyer.com/2016/11/29/lutzen-1632-lultimo-ruggito-di-gustavo-adolfo/ 

http://www.warfare.it/storie/guerra_trentanni.html

https://www.albertomassaiu.it/il-grande-impero-del-nord-ascesa-e-declino-del-regno-di-svezia/

http://zweilawyer.com/2016/12/19/la-morte-di-carlo-xii-di-svezia-un-caso-irrisolto/