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ABRAHAM + ORIGOD

Ci sono certi concerti, soprattutto quando si parla di realtà non ancora famosissime su cui il lato peggiore del music business non ha ancora gettato le grinfie, che assumono le connotazioni e i risvolti di gite di classe, con centinaia di aneddoti che rimarranno per sempre nel cuore di chi li ha vissuti. La mia trasferta torinese comincia quando metto piede allo United Club (gran locale e grandissimi gestori, che Chtulu vi abbia sempre in gloria!) e comincio a scambiare due chiacchiere con il promoter italiano Dano (supportate i suoi Last minut to Jaffna!). Tanto fredda mi è sembrata la città quando calda è stata l’accoglienza dei torinesi, tutti semplicemente fantastici come disponibilità e gentilezza. Con puntualità ovviamente svizzera arrivano gli Abraham, fanno il check e subito dopo con calma un’intervista fiume a dir poco dirompente. Nel frattempo arrivano anche gli Origod, supporter localissimi per aprire la serata, ed in men che non si dica viene l’ora di cena. Con del buon vino e la cucina semplicemente divina che tocca il suo apice col pollo al curry, la cena è un susseguirsi di risate con gli svizzeri piegati in due quando gli spiego la mia ricetta segreta del risotto. E se poi aggiungiamo che al momento del caffè si presenta Saverio (la leggenda HC di torino, adesso nei Concrete Block) a regalare perle di saggezza e aneddoti da tour il pre-concerto è semplicemente perfetto!

ORIGOD

Il tempo di smaltire un attimo la cena e gli Origod si presentano sul palco pronti ad infiammare i presenti, forti del fatto di giocare in casa e quindi avere il pubblico (anche se purtroppo non foltissimo) dalla loro parte. Lo show  del quartetto è decisamente di buon livello, coinvolgente nonostante la presenza scenica non sia il punto di forza degli Origod. Punti di forza che vanno ricercati invece in una proposta musicale molto particolare, che ha le sue radici nel post-hardcore e va a toccare anche generi come crossover e metal melodico. Veramente ottima la prestazione del bassista Bobo, uno di quei musicisti di una caratura superiore in grado di elevare il livello complessivo della band. Concerto decisamente interessante che mi coinvolge soprattutto nei brani più schizzati in cui si respira un leggera aria di Between the buried and me. Roba buona, quindi, e gruppo da tenere d’occhio.

ABRAHAM

Come fate a distinguere un gruppo che c’è da uno che ci fa? Ok, prendete cinque ragazzi che si smazzano centinaia di chilometri sul loro furgoncino, si trovano davanti a trenta persone scarse e nonostante tutto suonano come degli indemoniati. Questi sono gli Abraham. Questi sono ragazzi che la musica la vivono, la respirano e la sudano con una genuinità unica. Un concerto semplicemente devastante con gli svizzeri che non risparmiano un briciolo della loro energia per sommergere i presenti con un muro di suono che definire granitico è poco, fino a creare momenti di catarsi totale difficilmente spiegabili a parole. Quello che mi era sfuggito nel semplice ascolto dell’album mi viene spiegato nell’intervista e ho la possibilità di viverlo direttamente sotto il palco. Gli Abraham suoneranno pure post-hardcore, ma come punto di riferimento hanno più i Wolves in the throne room che i Neurosis. E allora il loro show ha sì la fisicità e l’attitudine straight to your face del migliore HC, ma anche quella densità e quel senso di disperazione tipica di un certo black metal, quella che ti prende lo stomaco e ti rigira le budella fino a lasciati senza fiato. Quasi inutile parlare di tecnica, che c’è ed in misura abbondante ovviamente, quando gli Abraham ti propongono la doppietta “This is not a dead man, yet/Carcasses” come l’avrebbero voluta anche su album, ovvero una discesa di 15 minuti verso l’inferno che proietta la mia psiche verso un universo fuori dal nostro spazio-tempo. E per fortuna che c’è la conclusiva “It starts with a hearthbeat” col suo tupa-tupa a riportare alla realtà i presenti, come un salutare Amen alla fine di un rituale oscuro per pochi iniziati. Poco importa alla fine che ci siano pochi presenti, chi c’è ed è riuscito ad entrare in contatto con l’universo Abraham si è goduto un concerto strepitoso e una delle migliori realtà underground europee. Serate come queste sono quelle per cui vale la pena vivere, ve lo assicuro.