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AC/DC + The Answer

Tutti aspettavano questo momento. Gli Australiani in Italia dopo ben otto anni. Inutile ricordare che i biglietti erano andati sold out in pochi minuti al momento della messa in vendita. Mi aspettavo di vedere molta gente, ma già verso le cinque di pomeriggio c’è una folla immensa, una coda che, coloro che non erano presenti, non era neanche stata lontanamente pensata.
E così si aprono le porte del Mediolanum Forum prima del tempo, ma ora che si entra, ci si sistema trovando un buon posto, it’s showtime!

Grandissimi questi rocker irlandesi, dalle sonorità ispirate dai sommi Led Zeppelin, scatenati e convincenti, seppur non abbiano inventato chissà quale genere innovativo. Il cantante, Cormac Neeson, uscito da un guardaroba degli Anni ’70, e dalle movenze degne dei ballerini di Riverdance, affascina e guida la sua band in una mezz’ora che serve ad infuocare ancora di più gli animi dei partecipanti all’evento. Brani coinvolgenti e trascinanti, adatti alla serata notevole che ci attende. Una band che riesce a gestire perfettamente il numerosissimo pubblico, che riempie il palazzetto fino a scoppiare, senza cadere in errori dovuti all’emozione. Senz’altro un notevole trampolino di lancio, ma non per questo gli Irlandesi non sono stati in grado di offrirci uno spettacolo soddisfacente ed esaltante.

Finalmente l’attesa è terminata, non basterebbe un giorno per raccontare le emozioni provate quando le luci si sono spente, e sia le tribune, che la platea, si sono accese di mille lucine rosse, le corna targate AC/DC indossate anche dalla sottoscritta. I tre schermi sul palco trasmettono un cartoon divertente e piccante, che porta in scena una locomotiva di dimensioni epocali, tra fuochi e botti. E si parte con la trascinante Rock ‘N’ Roll Train, tratta dall’ultimo disco. Esplosivi, matti, festosi, casinisti, come vi pare, ma se quella sera erano presenti almeno tre generazioni di rocker, vuol dire che gli Australiani ci sanno ancora fare, nonostante non siano più dei ventenni e i segni del tempo inizino a farsi vedere. Ma l’entusiasmo che hanno in corpo è da invidiare, e riescono a dare la carica giusta con i brani successivi Hell Ain’t A Bad Place To Be e Back In Black.Big Jack scatena l’entusiasmo del pubblico, ed è una prova evidente che, nel bene e nel male, l’ultimo lavoro è stato apprezzato. Il delirio esplode con Thunderstruck, prosegue con la bella Black Ice, e raggiunge l’apice con The Jack, dove Angus, alla sua età, si lancia in uno spogliarello, che manda in tilt totale il pubblico. E’ tempo di campane e rintocchi, e Brian, oltre ad aver provato di aver ancora una voce notevole, attende che la campana enorme cali giù, e salta, aggrappandosi alla corda della stessa, come un novello Tarzan. E’ tempo di Hells Bells! Il tris di canzoni seguenti è notevole, Shoot To Thrill, War Machine e Anything Goes, però Brian sembra avere qualche problema con l’auricolare e lo fa notare alquanto irritato. You Shook Me All Night Long prepara un finale a dir poco esplosivo: T.N.T e Whole Lotta Rosie, con l’apparizione di una bambola gonfiabile dalle forme molto generose, che cavalca la locomotiva, con tanto di movimenti della gamba a tempo. Let There Be Rock termina con un assolo magnifico ed interminabile del “diavoletto” Angus, che salta da una parte all’altra del palco. Una pausa, ed è tempo dei bis, per chiudere lo show, ma ecco che gli Australiani non hanno finito le sorprese: con l’attesa Highway To Hell, Angus compare da una botola sotto il palco, con tanto di fuochi e luci infernali, indossando un paio di corna rosse fiammanti. I colpi dei sei cannoni disposti sul palco accompagnano For Those About To Rock. La conclusione migliore per uno show di due ore assolutamente elettrizzante da parte di una band senza tempo.