I modi in cui si formano le band sono davvero strani, talvolta inverosimili…nella maggior parte dei casi basta un incontro ad un concerto o nel pub sotto casa, altre volte ci pensano gli annunci o il passaparola ma esistono alcune rare situazioni al limite del paradossale.
Prendiamo per esempio i Bear Mace…il connubio artistico tra Lord Devourer e Crossbow Death nasce in seguito ad un animato litigio (guarda caso riguardante gli orsi) dove invece di arrivare a frantumarsi i denti si è scelto di sfogare la violenza attraverso growl e sei corde. Da allora il duo ha collezionato un primo debut uscito solo in cassetta e diversi live shows dove la cattiveria disumana presente nella loro musica ha potuto evolvere; il risultato è un death metal di chiara old school, dove tutti gli standard vengono rispettati orgogliosamente.
Pur avendo una produzione moderna “Butchering The Colossus” suona dannatamente retrò e la proposta del quintetto di Chicago ne ricava solo benefici…i suoni sono crudi e graffianti, resi monolitici da un mastering portentoso, mentre le performance denotano un act coeso e non di primo pelo.
“Death Of A Constellation” “I Bleed For Vengeance” e “Leave Nothing Here Alive” si muovono tra dimensioni groovy e galoppate colossali, dove il lavoro di Garry Napalm dietro i tamburi permette alle strutture di decollare. “Cyclon Of Shrapnel” “Lord Devourer Of The Dead” e “Wheel Of Despair” rimangono i capitoli più accessibili mentre in “Butchering The Colossus” e la conclusiva “Anguirus The Destroyer” troviamo un velo di modernità che non stona.
I Bear Mace non fanno prigionieri e non concedono compromessi, o si è dalla loro parte o contro di loro senza vie di mezzo…otto songs adatte a chi ama quel death metal privo di blast beat o black screaming, dove la profondità del growl e l’affilatura delle chitarre regnano sovrane.