Nella vita non sempre scegliere tra bianco e nero risulta essere la soluzione ottimale. Capita, sempre più spesso, che le persone scelgano un’elaborato arcobaleno come stile; nella musica è lo stesso; c’è chi sceglie di fare il musicista, chi di non farlo e chi di avere la musica come ‘vita parallela’.
L’esempio più palese di questi ultimi tempi sono i tedeschi Beyond The Bridge: l’embrione della band risale addirittura al 1999, periodo in cui i membri scelsero di finire gli studi e di crearsi una carriera che gli permettesse di avere introiti sicuri…nel 2005, come nelle storie migliori, i membri si ritrovano ed iniziano a scrivere quello che, sette anni dopo, sarebbe divenuto questo platter d’esordio. Sicuramente i Beyond The Bridge non si fanno piegare dalla fretta, come esemplificano i dilatati tempi in studio (2008-2011) e il songwriting in ‘lento movimento’.
Il progressive rock espresso dalla band va ad abbracciare le numerose sfaccettature del genere, sfogandosi in qualche divagazione prettamente metal e facendo l’occhiolino ai mitici maestri inglesi degli anni 70; la produzione è limpida e pura (ricordiamo che, oltre che come musicista, Simon Oberender è presente anche in consolle, vista la sua militanza nel team dei Gate Studios), le performance sono precise chirurgicamente e gli arrangiamenti esprimono le ore passate in studio a cercare la soluzione migliore.
In questo viaggio chiamato “The Old Man And The Spirit”, che è pure un concept album esistenziale (a voi scoprirlo comprando il disco), non ci sono episodi particolari da segnalare, essendo tutto il materiale di alta caratura; sottolineo solo come gli incastri vocali del duo male/female Herbie Langhans e Dylenia Mar sia una delle ciliegine sulla torta, essendo strutturati in modo avvincente e poco ripetitivo nel contesto.
Una nuova leva del progressive rock si sta facendo avanti a grandi passi nel grande panorama mondiale, e non a casa un’etichetta scafata come la nostrana Frontiers se li è accasati volentieri. Un debut promettente che getta le basi per (si spera) futuri capolavori. Teneteli d’occhio, appassionatamente.