Sembrerebbe quasi una creatura di laboratorio la nuova fatica discografica degli olandesi Carach Angren. “Where The Corpses Sink Forever” si presenta come uno strano e, allo stesso tempo, affascinante lavoro che vede unirsi al black metal un’impostazione teatrale e a tratti addirittura cinematografica.
Figlio delle produzioni discografiche precedenti, in questo album non sembra esserci alcun cambiamento nello stile del quartetto olandese. Le tipiche, e oramai conosciute, sonorità black metal vengono, come al solito, quasi messe in secondo piano lasciando spazio ad uno smoderato uso di sonorità più sinfoniche. Per i fanatici del genere sarà facile trovare molte somiglianze tra i giovani Carach Angren e gli ormai storici Dimmu Borgir. Gli archi creano un’atmosfera cupa ma allo stesso tempo riescono a dare un tocco di “eleganza” a molte tracce che vedono uno smoderato uso della batteria. Su tutto svetta la graffiante, profonda e potente forza vocale di Seregor.
Dell’intero lavoro viene quasi naturale apprezzare tracce come “Lingering In an Imprint Haunting” in cui troviamo sintetizzate tutte le caratteristiche principali dell’album: l’utilizzo degli archi, le parti recitate, i cori, o come “The Funerary Dirge of a Violinist”, con il suo bellissimo e inaspettato intermezzo di pianoforte.
I Carach Angren anche questa volta sono riusciti a stupirci. In nove tracce veniamo quasi totalmente trasportati all’interno di una nuova storia che prende vita via via che il cd va avanti lasciandoci quasi stupiti nel vedere come la musica possa realmente costruire qualcosa di molto reale e concreto.
Chissà se i ragazzi hanno mai pensato ad un film che abbia le loro canzoni come colonna sonora: sarebbe un spunto interessante per il loro prossimo lavoro, non trovate?