Dopo un esordio col botto con “Something Supernatural“, aspettavo con ansia il secondo album dei Crobot e questo “Welcome To Fat City” non fa rimpiangere nemmeno un minuto di attesa. Il blues rock dei ragazzi di Pottsville gode di ottima salute e l’artwork da solo basta a rimettere di buonumore: colorato, visionario e allucinogeno, in pieno stile Crobot.
La title-track che apre l’album è piacevolmente familiare, trasmette quella sensazione unica d’infilarsi un paio di stivali consumati dall’uso, che si adattano perfettamente ai nostri passi e che sembrano già conoscere la strada da percorrere.
“Play It Cool” prosegue l’opera, aggiungendo un pizzico di pepe, elemento che viene poi sparso senza controllo nella successiva “Easy Money“, una scossa di energia potente dritta al cuore, anzi colpisce in mezzo agli occhi con “Right Between the Eyes“. I tre minuti scarsi di “Not for Sale” ci ricordano che i nostri Beardos sono cresciuti a pane e Black Sabbath, aggiungendo un tocco di rocciosa malignità al tutto.
“Hold on for Dear Life” va a toccare anche le corde più Acid Rock, con un lavoro eccezionale di Brandon e Bishop, in viaggio davvero sulla stesso livello di follia.
Gli ultimi quattro pezzi del disco creano una dimensione più cupa, andando a scavare nelle radici più hard rock della band, come emerge nel riff di “Blood on the Snow “, nell’attacco trascinante di “Steal the Show” o nell’assolutamente sabbathiana “Plague of the Mammoths“.
Visionari e fuori dagli schemi, i Crobot tornano con un’altra prova di altissimo livello che conferma le impressioni del primo album, aggiungendo un grado di maturità compositiva che fa pregustare per questo gruppo un futuro luminoso e scintillante.