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DUST BOLT – Violent Demolition

Se il buongiorno si vede dal moniker, con i Dust Bolt siamo messi bene! La prima immagine che evoca il nome del quartetto bavarese nella mia mente è quella di un pulitore universale. O di uno smacchiatore. Comunque non bisogna giudicare un libro dalla copertina, anche se la cover di un album in questo caso può essere decisamente utile. E allora diamo un’occhiata alla copertina di Violent demolition… Dunque, mutanti, liquidi sicuramente radioattivi e città alla sfascio sullo sfondo. Thrash, ok. E nel nostro specifico caso i Dust Bolt si rifanno abbastanza pedissequamente a quell’ondata di thrash degli anni ottanta in cui si ricercava principalmente velocità a rotta di collo, divertimento e del sano pogo. I bavaresi si allontanano quindi dagli schemi un po’ più oscuri e violenti della loro terra d’origine, abbracciando quello stile un po’ goliardico che un paio di decenni fa era stato il primo esperimento a mettere d’accordo punk e metallari e farli riunire sotto gli stessi palchi più o meno d’amore e d’accordo. I Dust Bolt suonano ovviamente con perizia, dedizione alla causa ed un evidente amore smisurato verso un genere che ancora oggi conserva intatta la sua integrità. Il problema è che sa tutto veramente tanto, ma tanto di già sentito. Ogni riff, ogni cambio di tempo, la batteria tritasassi, i breakdown, il tipico cantato stridulo del buon Lenny sono reiterazioni di un passato glorioso che in Violent demolition viene riproposto sostanzialmente senza un briciolo di innovazione o di elementi propri, segno a parere mio di una certa carenza di personalità da parte della band. Certo, chi ama il genere si sentirà immediatamente a casa, perché la violenza ovviamente non manca, i testi sono divertenti e ignoranti al punto giusto, ma resta sempre la spiacevole sensazione che il quartetto abbia fatto un disco con il freno a mano tirato, perché a tratti si sentono cose piacevoli non valorizzate a dovere. Ad esempio, il chitarrista solista Flo è veramente dotato, quindi spiace sentirlo alle prese in assoli scopiazzati agli Slayer, mentre in alcuni momenti in cui emerge il suo amore per l’heavy metal classico la sua classe spicca cristallina. Anche il songwriting dei tedeschi è decisamente buono, i cambi di tempo abbondano e certi bridge melodici sono decisamente buoni, peccato che il tutto venga spesso affossato da schemi rigidi che limitano molto la creatività del quartetto. A volte sembra che nei Dust Bolt viva una doppia personalità, con una delle due che vorrebbe spiccare il volo e l’altra che la tiene incatenata all’interno delle rigide strutture del thrash che fu. Basta ascoltare “Shattered by reality” per rendersene conto: dopo un’intro strumentale quasi vicina al prog si ritorna al buon vecchio e sicuro genere di riferimento, anche se poi il fatto di non avere un ritornello e chiudere su un assolo lunghissimo lo rende quasi un brano sperimentale.

Tirando un po’ le somme, per questo esordio dei Dust Bolt una leggera insufficienza ci starebbe, più che altro per carenza di idee che per tecnica, ma la fiducia che ho nella maturazione per il prossimo album del quartetto, oltre che a una produzione veramente buona e dei cori assolutamente esaltanti (lo ammetto, adoro i cori in stile HC) mi hanno spinto ad affibbiare a Violent demolition un sei politico. Sperando che la mia lungimiranza paghi e non abbia riposto male la mia fede nei quattro giovani tedeschi.

  • 6/10

  • DUST BOLT - Violent Demolition

  • Tracklist
    1. Opulence contaminated
    2. Violent demolition
    3. March thru pain
    4. Shattered by reality
    5. Toxic attack
    6. Into madness
    7. (When thy shall come) Oblivion
    8. Pleasure on illusion
    9. Deviance

  • Lineup
    Lenny B - voce, chitarra
    Flo D - chitarra
    Bene M - basso
    Nico R - batteria