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NEID – Il Cuore della Bestia

L’underground è accomunabile ad un immensa distesa di girasoli e papaveri delle campagne olandesi, in crescita esponenziale creativa ed evolutiva, come i fiori che leggiadri e violenti si erigono grazie alla cura, dal  sole e dell’acqua che ne caricano di buone intenzioni, di ottimistiche percezioni in attesa che cresca, fiorisca, e odori di aranci nipponici in fiore, straziando ogni convenzione e convinzione. Certe realtà che lo comprendono, sono fiori recisi, ma non per questo meno brillanti e di vivido odore, realtà che si plasmano col tempo, credendoci, mettendo passo dopo passo su un terreno di mine inesplose, che di forza pregnante che odorano di battaglie vinte sulla propria pelle, fragili fiori che si son resi forti nello scorrere degli anni, cicatrici ricostruite diventano punti di forza, messaggi di riflessione attraverso parole suoni – blast beat – e cariche emissive che ti distruggono lo stomaco, sezionandolo, farfalle nere diventano farfalle rosse in evoluzione, dove scorre la passione e la voglia di vivere: una vasta distesa di parole come i fiori detto poc’anzi , che spiegano come possono essere descritti la band che vi sto per presentare, i macellai grindcore  viterbesi, i Neid.

Tra le colline viterbesi, di color vividi e lucenti, tra i borghi ancestrali dove il sacro e il profano si uniscono, il loro progetto musicale porta una lucente frattura, una scintilla pulsante nel piombo della società moderna.

Attivi dal 2007, hanno da subito dimostrato una scrittura intensa, vivida, si sono plasmati da un iniziale nucleo, cellula di matrice hardcore punk, attraversati da vari cambi di line up nel corso degli anni, portando dentro al proprio nucleo espressivo immettendovi evoluzione a livello musicale ma anche creando un vero e proprio cordone vitale e concettuale.

Nati dalle ceneri di gruppi hardcore punk come i Tear Me Down, Flopdown, Manifold, han violentato il mondo dell’underground grazie al loro caratteristico bagliore brutale onesto e sincero: per chi non li conoscesse, sono accomunabili ad una scintilla di ferro che pervade le cornee e la mente, ma non fa male, ti accompagna in un percorso, qualunque esso sia. Partiti inizialmente dall’hardcore punk old school si sono evoluti nel grindcore granitico e chirurgico, incorporando anche passaggi brutal, death metal oriented.

Il loro salto di evoluzione stilistica avviene nel 2011; è proprio il 2011 che prenderò in esame, è del 2011 il loro primo full length, “il Cuore della Bestia“. Pubblicato dalla Ra Records vede anche la collaborazione di altre etichette quali Zas Autoproduzioni, la End of Silence Records e la Hecatombe Records. Attraverso l’artwork, curato da Giorgio Santucci -fumettista viterbese che collabora con la Sergio Bonelli editore e di recente pubblicazione ha curato l’artwork dell’EP dei The Unborn Apocalypse ndr – si ha una perfetta e intensa presentazione di ciò che ci apprestiamo ad ascoltare.  Dodici tracce di pura violenza e potenza, spilli ardenti in salsa grind,  e costruite su ottime

Linee di basso-batteria-chitarra  sporche, infuocate, precise e dettagliate come cesoie inforcate nelle vene, la società come campo di battaglia, noi piccoli omini, pedine di una scacchiera, alienati e vittime di un sistema capitalistico che ci tiene per il collo attraverso fili invisibili come burattini, ci controlla attraverso la strategia del terrore, dell’odio, della paura, attraverso un controllo mediatico mirando a farci vivere una vita vuota, schiacciati dal peso di una mera esistenza del silenzio, un senso incombente di inettitudine, di un coscienza assente , priva di una reazione, cadiamo come mosche, non reagendo alle catene imposte dal potere ,schiacciandoci definitivamente, questo album è un atto d’accusa verso le catene costrittive del capitalismo moderno e un atto espressivo-reattivo a recidere ogni catena di annientamento umano e societario, e un atto d’accusa verso chi non si schiera non prende una precisa posizione contro la società capitalista annientratrice d’umanità e di sogni.

La forza di questo album sta nel’eterea unione di più elementi convergere in un unico enorme denominatore, un grande pathos e l’espressione musicale ed attitudinale al suo massimo, ogni elemento dei Neid ha bisogno dell’altro per coesistere assieme come tanti piccoli atomi nell’atmosfera, quando si incontrano, si crea un’esplosione, attraversando la massa atmosferica, attraverso un grindcore pesante chirurgico, ha dalla sua una scelta stilistica degna di nota – l’uso della lingua italiana, una virtù figlia di una scrittura intensa, nervosa, che guizza il cuore , e permette all’ascoltatore  di reagire ad una società capitalista e di riflettere, sulle proprie catene, portandoci ad un bivio, ad uno sliding doors di concettualità e di vita, una scelta su dove stare perché quello ci porterà ad essere in futuro, burattini o uomini liberi, a noi la scelta.

L’album si apre con “Rumore Bianco”, l’onere di aprire l’album affidandosi a linee di chitarra molto metalliche che ci introducono ed elevano di pathos potente proiettandoci a “Mk Ultra” ( MK ultra era un programma illegale  della CIA, un programma di controllo mentale sugli esseri umani tramite ipnosi, dieta della verità, messaggi, LSD ed altre violenze psicologiche), il brano s’apre con linee di chitarra, che evolvono in riff di basso e affondi di batteria, da sconvolgere il cervello, da stravolgerlo completamente, dove vengono recisi da una scrittura critica, esente da banalità, la voce si incastona nel cervello e butta giù ogni muro cosciente ed incosciente nell’intercedere evolutivo stilistico e di percezione.

“Il cuore della bestia”, la title track è affidata a riff di chitarra, che s’accompagnano a linee vitruviche di basso, e batteria in ottimo spolvero si fanno tagliare dalla voce che taglia il cuore e i polmoni in minuziosi frantumi , nella perfetta espressione del grind al suo massimo.

“La Preda”, uno dei brani più cattivi, patologici, sudici dell’album: riff di chitarra ci introducono al brano facendosi forza alle linee di basso e sezioni batteristiche aprendo il varco alla voce, che gutturale diagnostica il cervello e lo stomaco lo seziona e lo rende poltiglia.

“Discesa all’ Inferno”, una vera e propria disfatta sonora, vento di potenza e violenza dove le linee di chitarra e basso si fondono agli affondi di batteria, un’evoluzione di grind che sforbicia la carne, fino all’osso, la voce comprime l’addome, gettando l’ascoltatore per terra con lo stomaco contorto e infuocato .

“Chiuso Dentro Me”, riff di chitarra, basso, e sezioni d batteria algida e precisa, vengono calpestati dalla voce , dissolvendosi anche attraverso urla agghiaccianti il brano si addensa e sfreccia come un astro lucente e affilato .

“Era al Tramonto”, attraverso suoni gutturali, le linee musicali si compongono veloci e violente, schizzano di pathos e d’espressione musicale pulsante quanto cosmogonica .

“Biotech is Godzilla”, brano portato al successo dai Sepultura, la loro versione porta alla ribalta i suoni veloci, devastanti, crudeli e cattivi che rendono questa band il loro marchio di fabbrica .

“l’incoscienza delle vittime”, tutte le linee musicali viaggiano assieme evocando un grande pathos omogeneo ed evocativo, intercedendo in un evolversi interfacciale tra pensiero cosciente  e un ascolto di potente rumore veicolo di densità, sporcandolo il giusto, disfattismo contro reazione umana ad uno stato di alienazione.

Gli ultimi tre brani dell’album abbiamo una grossa opportunità di vedere la band nella sua espressione musicale e di attitudine al picco estremo, il live. Si tratta di tre estratti live:  “Intollerante”, brano dei Cruel Revenge – band underground viterbese ormai scioltasi – da loro qui riproposto, “l’alba”, e “La vendetta dei sensi”, l’album si chiude e porta con sé tutta la sua forza d’impatto coercitivo musicale e di scrittura che devasta e apre la mente.

A mio avviso è un album che distrugge molte realtà scontate e copie ad libitum; il cuore della bestia meriterebbe ad oggi un intenso ascolto non solo per ogni aficionados del grind ma anche per chi cerca un rumore che parla, spacca lo stomaco, apre il cervello e inietta di riflessioni e domande che probabilmente sarebbe giusto porsi.

Sempre in continua evoluzione stilistica e macinando live come macchine da guerra, i Neid: Andrea Capo` Corsetti (batteria), Angelo Vernati (chitarra), Renato Guru (voce), Stefano Cardoni (basso), han saputo mettere sulla loro strada passo dopo passo un rumore di sfondamento sapendo reinventarsi senza sfaldarsi mai, senza invidiare nulla dai compagni d’oltreoceano senza perdere mai il loro nucleo embrionale che li rende fiore all’occhiello non solo del underground viterbese, ma del grindcore attitudinale , attendendo altro materiale dentro cui perdersi e rinascere, vi invito a vederli dal vivo, sarà un’esperienza che vi cambierà la vita e ogni concezione d’ascolto e non.

  • 9/10

  • NEID - Il Cuore della Bestia


  • GenereGrind
  • Anno2011