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NEUROSIS – Honor Found In Decay

Il “barzottismo” è un cavallo di battaglia dei miei amici Giovanni ed Enrico: un’espressione diretta, rude ma efficace, per descrivere la sensazione che si prova quando ci troviamo davanti esattamente quello che ci saremmo aspettati. Soddisfazione, certo, piacevole sicurezza, ma pure la malinconica constatazione che il momento migliore e più eccitante, quello delle sorprese o delle delusioni cocenti, è definitivamente passato. A tutti noi è capitato e capiterà, e l’elemento scatenante è del tutto soggettivo, che sia l’incontro inaspettato con la compagna più carina della classe, l’ennesimo disco di Neil Young post-“Sleeps with angel” (per me) o lo speciale di Benigni sulla Costituzione (per il Presidente della Repubblica). Ora, “Honor found in decay” segue di cinque  anni il precedente “Given to the Rising”, e di una decina circa la mirabile accoppiata “A sun that never sets”/”The eye of every storm”, i due lavori indicanti una possibile via (romantico/ottocentesca il primo, desolata e contemplativa il secondo) per il gruppo californiano. Ad essi sono seguiti (pregevoli) dischi solisti ed altalenanti esperimenti seguiti con attenzione ed affetto dalla critica tutta e, talvolta, anche dal pubblico. Nel nuovo disco, ve lo anticipo, troverete tutto quello in cui un amante dei Neurosis può sperare. L’iniziale “We all rage in blood” sorprende per un avvio brioso, classicamente metal, che si arrende ad un magico giro di tastiere tardi Pink Floyd, poi ci pensa “At the well” (che parte e ciclicamente torna arrendevole, quasi fosse un outtake di “The eye of every storm”) a ristabilire il mood: accordi pesanti quanto nuvole di ceneri vulcaniche, improvvise accellerazioni epiche, chitarre e tastiere che ballano in tondo ricamando suggestive melodie medioevali ad accompagnare urla belluine. Gli undici minuti di “My heart for deliverance” sembrerebbero perseguire la stessa strada, ma poi la canzone sfoggia un gran ritornello e si abbandona ad un languore commovente. Tutto funziona, tutto è oliato alla perfezione: si emerge lentamente dai rifugi antiatomici e poi si aspetta a nervi tesi il nuovo allarme: sono esempi perfetti “Bleeding the pigs”, dove sui tre minuti iniziali di accordi da fall out nucleare montano inesorabili i ritmi tribali di un sacrificio umano, e “Casting of the ages”, lungo (interminabile) corteo funebre minacciato da feedback e da accordi doom pesanti come marmo, con le keyboards ed i trucchetti di Noah Landis che si conquistano ad ogni passo sempre più spazio. Chiude la più succinta “All is found in time”, che riassume i temi portanti del disco con perizia, perdendosi in una progressione memore dei Tool di “Lateralus”. Un bel disco, è chiaro, che però non ha l’eccitazione morbosa dell’incesto tra metal e a saucerful of secret che ti faceva balzare dalla sedia ascoltando “A sun that never sets”, e neppure la genuina disperazione traboccante da “Enemy of the sun”.  Non fraintendetemi, nessuno può negare ad un disco del genere il sette abbondante, eppure per la prima volta, i Neurosis rasentano la maniera, regalando un’ora di sorridente barzottismo, ma nessun brivido. Non c’è nulla di male, basta sapersi accontentare.

  • 7/10

  • NEUROSIS - Honor Found In Decay

  • Tracklist
    1.We All Rage in Gold
    2.At the Well
    3.My Heart for Deliverance
    4.Bleeding the Pigs
    5.Casting of the Ages
    6.All Is Found... In Time
    7.Raise the Dawn

  • Lineup
    Dave Edwardson - basso, backing vocals
    Noah Landis - tastiere, organo, pianoforte, samples
    Steve Von Till - voce, chitarra
    Scott Kelly - Voce, chitarra
    Jason Roeder - batteria