Il nome Q5 potrà risultare sconosciuto ai più, ma all’inizio degli anni 80 (nel 1984 per precisione) diedero alle stampe un ottimo album (“Steel The Light”) che ricevette ottimi consensi da parte della critica specializzata. L’anno successivo uscì “When The Mirror Cracks”, e tutti si aspettavamo la definitiva consacrazione del combo di Seattle. Così non avvenne e il loro nome scivolò tra le meteore della nascente scena hard & heavy americana. Il singer Jonathan Scott K e il chitarrista Rick Pierce fondarono in seguito i Nightshade arruolando il portentoso drummer John McCormack (Heir Apparent, Fifth Angel). Nel 2014 la band riprende il moniker Q5 per suonare allo Sweden Rock Festival arruolando Evan Shelley al basso (già con i Nightshade), e Kendall Bechtel alla chitarra che verrà sostituito in seguito dall’asso delle sei corde Dennis Turner. Smosse le acque e vedendo che il nome Q5 non era stato dimenticato i 5 si chiudono in studio per dare un seguito al rinnovato interesse. A cogliere la palla al balzo si presenta la nostrana Frontiers e il risultato è questo “New World Order”.
L’opener “We Came Here To Rock” mette subito le cose in chiaro: potenza e groove con una massiccia dose di chitarre urlanti e una sezione ritmica poderosa. Lo stile rimane immutato ma con le tecnologie moderne i Q5 riescono a creare un muro sonoro di tutto rispetto. Ed è proprio la loro capacità di scatenare un headbanging selvaggio la vera forza di questo lavoro. “One Night In Hellas”, “Tear Up The Night” o “Fear Is The Killer” sono dirette come treno in corsa e trasudano adrenalina da ogni microsolco. Ci sono pezzi più ritmati come “The Right Way” o “Land Of The Setting Sun”, dove emerge in tutta la sua bravura la coppia Turner/Pierce e pezzi più orecchiabili come “Just One Kiss”, giocata su una linea melodica tipica dell’hard rock da classifica. Non viene tralasciata la componente epica, “Prisoner Of Mind” e “Unrequited” sono sontuose quanto trascinanti.
Insomma “New World Order”, pur attingendo dai cliches tipici del genere, risulta essere un album eterogeneo e perfettamente bilanciato e sicuramente farà la gioia di tutti i “defenders”. In un periodo di prodotti preconfezionati e plastificati i Q5 suonano dannatamente sinceri e genuini, magari potrebbe essere la volta buona per raggiungere il meritato successo.