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SABATON – The Last Stand

Si ha sempre la tendenza a considerare ‘migliori’ I primi capitoli di una band…proposta musicale innovativa e innocenza dei primi passi giocano un ruolo fondamentale nella valutazione complessiva di una carriera, ma molto spesso ci si dimentica di fattori come il mettersi in gioco (rischiando qualche passo falso) e la crescita personale dei componenti, che porta ad abbracciare nuove sonorità.

I Sabaton sono uno dei pochi casi eclatanti degli ultimi anni; dall’approdo in Nuclear Blast, Joakim Brodén e soci hanno subito un’impennata di successo inviabile, riuscendo ad elevarsi ad uno status di band capace di idee fresche e di shows dall’alto contenuto adrenalinico. Nel caso di questo nuovo “The Last Stand”, i cinque svedesi ripartono dal power metal epico di base cercando di apportare qualche soluzione ‘nuova’, utilizzando l’ambivalenza speed/epic con maestria e, ammettiamolo, un pizzico di furbizia. Come da copione, a farla da padrone sono storie di guerra (in questo caso è il concetto di ‘ultima resistenza’ ad essere esaminato) e cori fluidi che si imparano già dopo due ascolti.

La produzione esemplifica ancora maggiormente il valore professionale dei Sabaton, riuscendo ad essere un ennesimo passo avanti…i suoni sono graffianti ma ben arrotondati, coaudiuvati da performance sempre mirate a tiro e maestosità, mentre il lavoro di mixing e mastering predilige la grande presenza vocale e della sezione ritmica, sacrificando un poco le chitarre che in certi frangenti rimangono ‘appannate’ dall’enorme presenza di arrangiamenti.

Sulle songs c’è poco da dire in quanto “The Last Stand” ha le palle come ogni uscita della band…”Sparta” è lenta e cadenzata per impattare ingannevole, mentre “Last Dying Breath” e il singolone “Blood Of Bannockburn” mostrano sia il lato epico che il lato folk dei Sabaton. “Diary Of An Unknown Soldier” dona fiato prima della rocciosa “The Lost Battalion” e della velocissima “Rorke’s Drift”, uno dei capitoli più ispirati del contesto. La titletrack torna al classico Sabaton-sound mentre il duo “Hill 3234” e “Shiroyama” ci porta al picco massimo del disco, due brani che arrivano alla bocca dello stomaco ma carichi di pathos e idee frizzanti. Chiudono le più epiche “Winged Hussars” e “The Last Battle”, pieces che dal vivo sapranno prendere per il collo ogni metalhead che si definisca tale.

Nono tassello della premiata ditta Brodem/Sundstrom che farà la gioia sia dei fans di vecchia data che di primo pelo…i Sabaton rappresentano uno degli esempi più lampanti di come duro lavoro e grandi compromessi possano portare gratificazione, tessendo una decina di trame impattanti ed avvincenti dotate di grande carattere. “The Last Stand” non sarà “Carolus Rex” ma ci manca davvero poco…

  • 8/10

  • SABATON - The Last Stand

  • Tracklist

    01. Sparta

    02. Last Dying Breath
    03. Blood Of Bannockburn
    04. Diary Of An Unknown Soldier
    05. The Lost Battalion
    06. Rorke's Drift
    07. The Last Stand
    08. Hill 3234
    09. Shiroyama
    10. Winged Hussars
    11. The Last Battle

  • Lineup

    Joakim Brodén: Vocals

    Chris Rörland: Guitars

    Thobbe Englund: Guitars

    Pär Sundström: Bass

    Hannes Van Dahl: Drums