Nel corso del tempo I live album hanno assunto un valore meno significativo, complice anche la possibilità di filmare o registrare concerti e di poterne godere I momenti sui canali multimediali. Ciò che in passato appariva come un traguardo invidiabile sia per band che per fan, oggi viene visto come una mossa commerciale momentanea o un riempitivo in attesa di un nuovo studio album.
I Saint Vitus vivono questa esperienza senza troppi fronzoli, semplicemente provando a riportare in auge quella vecchia passione che abbracciava le uscite dal vivo…”Live Vol. 2” fotografa ciò che è il quartetto oggi giorno, ovvero un act dedito a un sound vintage carico di malinconia e suoni acidi. Registrate durante il tour in supporto all’ultima fatica discografica (“Lille F-65” del 2012), queste undici tracce mostrano come la band ci tenga a suonare energica e onesta, sciorinando una prova carica di pathos dove qualche stecca qui e là ci regala l’umanità che i Saint Vitus sanno portare on stage.
Dotato di una produzione live e minimale e interpretato con tanto sudore e carisma, “Live Vol. 2” permette di volare attraverso la carriera più che trentennale degli statunitensi, viaggio reso ancora più intenso dalla possibilità di rivedere assieme Dave Chandler e Scott Weinrich nuovamente assieme su un palco…. Effettuare un track by track mi sembra esagerato, in quanto non è sempre facile descrivere i salti temporali effettuati nella discografia, ma è un piacere poter assaporare capitoli nuovi come “The Bleeding Ground” assieme a capisaldi come “White Stallions” o “Born Too Late” e vedere che il confronto può reggere senza problemi.
“Live Vol. 2” è un live album per chi cerca ancora quella sporcizia che si crea naturalmente durante un concerto duramente suonato e interpretato. Ai Saint Vitus non è mai mancato nulla nella propria carriera, particolare che esemplifica al meglio le scelte perpetuate nel genere e nelle dilatazioni temporali tra le uscite. Magia settantiana a gogo…