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SLUTVOMIT – Swarming Darkness

Deathhammer, Grave Desecrator, Nuclear, Toxik Death, Antichrist, potremmo andare avanti per chissà quanto a nominare sobillatori borchiati che stanno disturbando i sonni tranquilli degli extreme metallers votati al thrash. Un fiume carsico di adepti alla sacrilega epopea slayeriana sta inondando il microcosmo estremo più refrattario alla commerciabilità, sfornando schegge di extreme way ante-litteram, frutto di una masticazione con denti aguzzi di thrash, death e black metal vecchia scuola. Il risultato è molto spesso soddisfacente, alla mancanza di originalità le band summenzionate sopperiscono con un animus pugnandi incontrovertibile e una foga scellerata da veri terroristi sonici, a cui si affianca una fase compositiva sopra la media, con punte di entusiasmo dissennato. Si accodano a questa schiera gli Slutvomit, trio proveniente dalla culla del grunge, Seattle, che centra il bersaglio nella sua opera prima “Swarming Darkness” tramite una rosa di canzoni furibonde, affilate, sguaiate ma suonate con quella cura per i piccoli dettagli che mette i paletti divisori tra i cloni dozzinali e i restauratori illuminati. Innanzitutto gli Slutvomit schiacciano il piede sull’acceleratore, sfondando il pedale, e tendenzialmente non abbandonano le andature vertiginose, concedendo qualche intermezzo in mid-tempo giusto per far respirare l’ascoltatore in vista di un’altra immersione nel maelstrom di note. Hanno gioco facile a ingolosire il thrasher medio con il riffing serrato, che alla firma Slayer abbina quella dei Sepultura prima che si intrippassero di tribalismi, e si nutre anche di una velenosità darkthroniana e di tremolii assortiti da black metal anni ’90. Tanta furia è resa fin quasi scintillante da una produzione stranamente pulita, che nell’intento di rendere distinguibile l’operato di ogni musicista non va fortunatamente a sacrificare la turbolenza ritmica, laddove chitarre trancianti sono rinvigorite da un uso abbondante di doppia cassa. Il trio dello stato di Washington ha dato molta attenzione alla memorizzabilità, recuperando l’uso di cori e controcori  a sostegno della prima voce, abitudine molto ottantiana un po’ dismessa e invero pericolosa quando gli altri membri del gruppo non hanno voci all’altezza del singer principale. Nel caso di questi tre americani invece la presenza di più vocalizzi è sempre azzeccata e dà quella botta in più di adrenalina quando serve.

Un altro punto assolutamente rimarchevole, ed è la caratteristica più pregevole riscontrata in “Swarming Darkness”, è la profusione di assoli, che passano dagli scoppi d’ira distorti tipici degli incroci Hannemann-King allo shredding vero e proprio, con una interpretazione generale che non va a sforare nell’esibizionismo ma si colloca in quella tradizione di metal tradizionale per la quale senza un assolo da ricordare il pezzo non poteva diventare un classico. Come tutte le opere di grande impeto e soprattutto per gli esordi, il lato oscuro della medaglia è quello di sacrificare all’altare dell’energia smisurata un certo raziocinio nella scrittura, e in questo caso succede che all’effetto sorpresa iniziale sovviene una certa sensazione di ripetitività. Il confine tra l’ottima band di settore e gli ensemble che dettano la linea e si ergono ad alfieri di un movimento non è ancora stato valicato dagli Slutvomit, ma state certi che gli isterismi di “Servants Of Satan” e “Bombing The Chapel” non sono fatti per essere dimenticati.  E se avete ancora dubbi, pensate a cosa vi ricorda la copertina rosso fuoco piena di demoni….

  • 7/10

  • SLUTVOMIT - Swarming Darkness

  • Tracklist
    1.Swarming Darkness  
    2.Downward Falling Christ  
    3.Lucifer Unbound  
    4.Bombing the Chapel  
    5.Morbid Priest (Of Hell)  
    6.Poservore  
    7.Necrovoyeur  
    8.Servants of Satan  
    9.Eden Ablaze  
    10.Incendiary Rape  
    11.Harbringer of Doom

  • Lineup
    M. Larson - voce, chitarra
    J. Zarnecki - batteria
    K. Sanberg - basso, voce