Ammetto che questa è la mia prima esperienza con la band scandinava…non per preconcetti o altre amenità, semplicemente perché i Soilwork non sono mai entrati nella mia sfera di interesse. Il che può essere un’arma a doppio taglio nell’effettuare una recensione che possa ‘sapere di qualcosa’…
Ad ogni modo, questo nuovo “The Living Infinite” parte come una sorta di sfida…la band di Bjorn ‘Speed’ Streed si presenta con un doppio cd di inediti, ben venti tracce che se da una parte possono sembrare un piatto ricco, dall’altra rischiano un eccesso di confronto tra le stesse, dove alcuni capitoli possono essere tassati come riempitivi. Ma onore al coraggio e all’ostinazione degli Soilwork… ad un primo ascolto, la definizione Melodic Death Metal appare un po’ stretta; di death metal c’è soltanto qualche lieve ombra, mentre a farla da padrone è un extreme metalcore amalgamato con qualche oscura melodia e grande capacità di arrangiamento (specie nel lavoro tra le due chitarre).
La produzione è mirata alla mera devastazione, pulita e limpida come il ghiaccio invernale…i suoni sono ostinatamente elaborati e pomposi, il che presuppone una meticolosa ricerca in studio, mentre il mixing riesce a contenere lo strabordare di ogni singolo strumento e il mastering si pone come l’elemento chiave per riuscire in tanta ‘devastazione intelligente’…le performance sono maestose e puntigliose, dove a occupare il trono della perfezione troviamo mr. Dirk Verbeuren (micidiale nelle parti veloci ma altrettanto attento a non lasciar che il suo ego occupi i momenti più ‘easy’) e Sven Karlsson, che con il proprio lavoro ai tasti riesce a non far perdere mezzo grammo di potenza al sestetto.
Il consiglio, spassionato, è di ascoltare le due parti separandole in relative giornate…il rischio, altrimenti, è di considerare eccezionale la prima parte e scontata la seconda. Comunque, a livello di highlights, segnalo “The Momentary Bliss”, “Tongue” e “Realm Of The Wasted” per la prima parte e “Long Live The Misanthrope”, “Drowning With Silence”, “Loyal Shadows” e “Parasite Blues” per la seconda, ovvero i momenti dove l’unione tra la linea melodica e la furia assassina trova maggior ispirazione.
Un disco che, a quanto mi dicono, si allontana di molte misure da quanto prodotto precedentemente…”The Living Infinite” sicuramente sarà apprezzabile all’ascolto preso a medie/piccole dosi, perchè la possibilità di sminuire il lavoro della band potrebbe rivelarsi molto appetibile. Potenza, velocità e classe…