Loading

THE PROPHECY – Salvation

Il giorno che la Code666 farà uscire un album di facile comprensione e di poco spessore sarà il giorno in cui smetterò di scrivere. Mi sono ripetuto queste parole come un mantra per riuscire ad andare oltre la superficie di questo ultimo lavoro dei Prophecy, oltre quella leggera patina di noia che può venire dai primi ascolti di un album che a volte sembra non riesca ad andare in nessuna direzione e che si perda tra le proprie spire come un serpente senza orientamento. Poi un giorno, durante una profetica chiacchierata musicale con la mia saggia madre, mi è tornata in mente una frase di Neil Young che mi ha aperto la mente. Non sono quante note suoni, ma quante emozioni riesci a trasmettere. Ed ecco che da quel momento Salvation mi si è svelato in tutta la sua magnificenza, ha spiegato le ali e mi ha travolto con la sua atmosfera brumosa ed i suoi tempi dilatati e fumosi che conducono a dei picchi emozionali non indifferenti. I Prophecy sono una mosca bianca nel panorama del doom e della musica odierna in generale, che necessitano di pazienza per essere capiti. Mi vengono i brividi al solo pensiero che qualcuno possa paragonarli agli Opeth (perché so che succederà, ne sono certo), perché le atmosfere, la costruzione dei brani e il messaggio stesso che porta in seno Salvation è quantomai lontano dall’essenza passata e presente degli Svedesi. Nella musica del quartetto si respira a pieni polmoni l’aria crepuscolare e nebbiosa che nel recente passato ha caratterizzato qualche lavoro di Anathema e Paradise Lost, mentre andando a scavare nel passato più remoto direi senza timore di passare per eretico che la capacità di creare atmosfere partendo dal nulla tipica dei Pink Floyd abbia un discreto peso nel songwriting della band. Le band che ho citato sono non a caso tutte inglesi, in primis perché un certo tipo di doom, quello un po’ più delicato e poetico, ma al contempo profondo ed avvolgente, non può non venire da là. I Prophecy sono forse il nome meno altisonante di questa scena, come una stella che brilla un po’ meno e per questo meno conosciuta, ma in grado di ammaliare con una gamma di colori e di sfumature assolutamente uniche. Il quartetto può ricordare altre band della scena doom inglese, ma nel lungo periodo emerge con una personalità unica e ben distinta, soprattutto per l’elemento principale che li contraddistingue, ovvero la splendida voce di Matt Lawson. Il frontman ha un timbro ed un’estensione vocale semplicemente unici, con cui riesce a delineare scale cromatiche incredibili e ad accompagnare l’ascoltatore attraverso i picchi emozionali che i musicisti riescono a produrre. La sezione ritmica merita sicuramente una menzione per la capacità di riuscire a delineare tappeti ritmici perfetti senza andare mai sopra le righe, pur togliendosi qualche soddisfazione con dei controtempi e delle sottigliezze che aggiungono spessore ai brani. Ottima anche la prova del chitarrista, quasi un lavoro di concetto a volte, magistrale nel sapere delineare atmosfere da brivido con poche note per poi preparare la strada per il climax in cui esibisce anche discrete doti tecniche. Le dolenti note purtroppo sono da ricondurre quasi unicamente ad una cosa. Il growl. Questo retaggio del passato di cui la band non riesce a sbarazzarsi in questo album appare veramente fuori luogo, scolastico, elementare e soprattutto inutile, soprattutto in contrapposizione alle vette che la voce pulita di Matt riesce a toccare. Anche se sporadici, presenti soprattutto nelle sezioni dove le chitarre si fanno robuste e i tempi più sostenuti, tutti i growl presenti in Salvation riescono nel non facile compito di rovinare l’atmosfera dei brani, riportando bruscamente la mente dell’ascoltatore sulla terra e lontano da quei meravigliosi universi onirici in cui era pochi istanti prima. Errore grave questo che purtroppo affossa un po’ un album che altrimenti sarebbe stato veramente ottimo, ostico inizialmente ma in grado di regalare una profondità inaspettata ascolto dopo ascolto.

  • 7/10

  • THE PROPHECY - Salvation

  • Tracklist
    1. Salvation
    2. Released
    3. Reflections
    4. In silence
    5. Redemption

  • Lineup
    Greg O'Shea. chitarra
    John Bennet. batteria
    Matt Lawson. voce
    Gavin Parkinson. basso